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Gatecrash

Regia di Lawrence Gough vedi scheda film

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La recensione su Gatecrash

di alan smithee
4 stelle

NOIR IN FESTIVAL 2021

Una strada deserta in un luogo desolato e in piena notte. Una coppia che viaggia spedita sulla propria super car.

Una distrazione. Un urto. un corpo a terra che la coppia intravede dagli specchi retrovisori.

Poi una fuga per raggiungere la lussuosa abitazione dei due, che nel raggiungere il proprio freddo ma agiato focolare domestico, si fanno prendere da rimorsi, da rivendicazioni ed accuse reciproche, in grado soprattutto di dimostrare come il comportamento arrogante dell'uomo rifletta il suo dominio, fisico quanto psicologico, sulla compagna, soggiogata e sottomessa con la forza e l'arroganza.

Quella sera stessa sopraggiunge in casa un individuo losco e malizioso che stravolgerà ancor di più le coscienze dei due tormentati coniugi.

Dopo un intervallo di tempo imprecisato, un uomo anziano si presenta dinanzi alla porta di casa, e viene accolto con una certa riluttanza dalla padrona di casa, da poco mamma di un neonato, in attesa che suo marito la raggiunga.

L'uomo, con calma ed apparente lucidità, spiega prendendosi tutto il tempo necessario la ragione della sua presenza in loco, e l'arrivo dell'altro coniuge non farà che spostare una conversazione nata come qualcosa di amabile e di proteso alla riconoscenza, in una vera opera di vendetta che faccia luce su quello che realmente è accaduto nella serata dell'urto.

Gatecrash, diretto dal cineasta inglese Lawrence Gough, classe 1970 con qualche precedente esperienza in regia, non è altro che un thriller notturno enfatico e sin eccessivamente ricercato nella costruzione delle scenografie, che si dilunga sui particolari sin snervanti di una grave ed immorale omissione di soccorso, rispondendo ad una grave responsabilità di cui si rendono complici e colpevoli i due protagonisti, con reazioni ancor più discutibili ed improbabili, atte a cercare di rendere più stimolante l'atmosfera di mistero e di perversione che divide le due (o più) parti che so contendono la verità sull'episodio che apre la vicenda.

A dar fastidio anche la ricercatezza fasulla delle location, con una casa finta che pare il salone da esposizione di un rivenditore di arredo-casa, e che serve probabilmente nelle intenzioni degli autori per confermare quel grado di freddezza e spietatezza che regna sovrano a governare i rapporti di una coppia allo sbando, con una donna sottomessa e succube delle violenze fisiche e morali di un compagno davvero disdicevole.

Anche l'ambizione di trattare, in mezzo ad una storia da thriller psciologico, una tematica scottante come la violenza all'interno del nucleo familiare, si rivela solo ambiziosa, ma poco efficacemente trattata e posticcia.

 

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