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Decalogo 5

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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vicky13

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La recensione su Decalogo 5

di vicky13
10 stelle

Decalogo 5
Vuole essere un film contro la pena di morte e contro assurdità di ogni violenza o omicido.
Il delitto è senza senso e tale è giudicato sia che ad eseguirlo sia un assassino, sia che sia l’apparato giudiziario dello Stato, perché come può l’ uomo sostituirsi a Dio giudicando ed infliggendo  una pena, quale la morte, andando contro il volere stesso di Dio?
Il film non è solo questo ..fra le righe si legge altro, altro  di più profondo e sottile.
Cosa ci sta dietro l’ esplicarsi di un delitto?
Ogni delitto avviene esclusivamente per la libera scelta di colui che lo infligge, o quanto peso ha la casualità degli eventi in tutto ciò?
 Vedi tanti delitti anche di cronaca.
Esso avrebbe anche potuto non accadere se il caso avesse voluto diversamente?
Quanto pesa la casualità dei fatti e quanto pesa la volontà delle persone coinvolte, cosa si nasconde nel loro animo, nella loro vita?
  Dietro in compiersi del male sembra che tutti siamo coinvolti, tutto ciò che accade ci riguarda, anche  senza avere l’onnipotenza di Dio.  
Mi viene in mente Gunter Eich, (la u scritta con la umlaut) in “Sogni” , un suo  scritto teatrale
“ Siate sabbia, non olio nell’ ingranaggio del mondo”
 Sabbia ,come il giovane avvocato  che si batte, anche senza riuscirci , contro  la legge del taglione, contro ” l’occhio per occhio dente per dente”. Ma non può riuscirci, tutto era già stabilito già fin  dal principio : è la Legge di Stato, che sulla Terra è il Valore Supremo. Ma la morale e la Legge dell’uomo sono  lontani dalla morale e dalla Legge di Dio.
Cosa ci sta dietro il compimento di un atto malvagio o di una omissione?
Sia nelle nostre piccole cattiverie discordie  umane o nelle grandi, come nell’uccidere?
Gli attori/fautori  di questo male, che cresce dentro l’animo come un cancro, sono i due protagonisti: il tassista ed il giovane omicida..mentre il giovane avvocato , che potrebbe fare, si sentirebbe in dovere di fare  qualcosa, perché dalla parte di chi giudica, di chi salva, di chi punisce, perché solo alla Legge spetta l’ultima parola..(ma quanto misera e meschina è la legge umana, in confronto alla legge di Dio..Mi viene in mente la famosissima canzone Il Giudice di Fabrizio De Andrè), non può far nulla, nonostante il suo sapere e la sua coscienza di uomo . Può solo constatare i fatti ed affermarne a voce la loro assurda casualità.
“ Io c’ero in quella pasticceria quella mattina dove c’ era il ragazzo, avevo sostenuto il mio esame..magari avrei potuto far qualcosa..avrei potuto salvarlo”
Ma non c’ era motivo perché due persone così estranee, un giovane ai margini della società  ed un benvestito avvocato, venissero casualmente in contatto..si perché ciò che accade è voluto dal caso..ma forse non solo dal caso..ognuno di noi è attratto da qualcuno o da qualcosa alla fine per un motivo ben preciso che non può essere solo, puro, semplice caso.
Per esempio il giovane omicida che vagava per Varsavia senza meta e giocava con la corda; il suo strumento per uccidere, era attratto da due bambine nella pasticceria, guarda caso della stessa età della sua piccola sorella, morta in un incidente con il trattore di cui lui si sentiva responsabile. Un amico l’ aveva investita, avevano bevuto entrambi.” Loro vive, mia sorella no!” avrà pensato il ragazzo ed ecco che parte una bella cucchiaiata di crema sulla  faccia delle due bimbe sopra il vetro della vetrina del bar. Ma le bambine sono piccole, non hanno ancora, volontariamente o no, subito il male, in loro non ci può essere cattiveria, ma solo  la fragilità dell’ innocenza e dell’  ingenuità, con le quali  sorridono e lui contento risponde con lo stesso sorriso…se avesse incontrato diverse persone sul suo cammino..ma la bimbe scappano, hanno timore, paura e lui rimane da solo con il suo odio, il suo dolore, la sua solitudine,  e la sua corda fra le mani.
Il film ci vuole anche dire che ogni omicidio nasce dall’ odio , dalla punizione o dall’autopunizione ed espiazione di una colpa . E qui rimando a Delitto e Castigo di Dostoevskij.
 Si odia qualcuno  per i nostri personali motivi,  si punisce qualcuno per odio, persino  uccidendolo, e poi ci si autopunisce consegnandoci alla giustizia , volendo espiare la pena di una colpa di cui ci riteniamo responsabili.
Lo è stato per Raskolnikov, in Delitto e Castigo, lo è anche forse nel Decalogo 5 a mio vedere.
Qui l’assassino su vuole autopunire inconsapevolmente; ( mentre Raskolikov, consapevolmente si consegna alla giustizia, dopo aver ucciso una vecchia usuraia, proprio lui, che voleva fare giustizia nel mondo, grazie alla tesi secondo la quale i grandi benefattori dell’umanità erano dei grandi sanguinari.) si sente responsabile della morte dell’amata sorella di sol 12 anni ..
un gesto estremo con conseguenze estreme  come espiazione della colpa.
Per sottolineare ulteriormente l’ assurdità del gesto  dell’ uccidere Kieslowski mette in scena un omicidio senza movente ( come Dostoevskij in Delitto e Castigo ,  quale  movente apparente poteva avere Raskolnikov, dietro la crudeltà del suo gesto ? Prima del delitto Raskolnikov esplica la  sua personalissima  teoria filosofica, la sua legge morale, che a rigor di logica poteva anche funzionare, ma totalmente umana, non divina,  che covava soltanto nei meandri della sua anima ed era ignota a tutti.) non un movente passionale non un movente di denaro niente,  nessun motivo apparente  ma comunque impresso anche qui solo nell’ animo del giovane disadattato di Varsavia e nel giovane disadattato di Pietroburgo.
 Perchè il male è dentro di noi ed i motivi sono solo apparenti,  sconosciuti.
Solo Dio, se è vero che esiste, può conoscere la nostra anima e come tale giudicare.
Il ragazzo prima dell’ omicidio compie una serie di gesti dettati dalla pura cattiveria , lancia sassi in autostrada, provocando incidenti, fa volar via  i piccioni ad una vecchietta sola, che li nutre amorevolmente, non interviene mentre picchiano per strada un ragazzo..
Il tassista non è da meno.  Ma le sue piccole e mediocri omissioni e cattiverie gli costeranno la vita. Allora  qui entra in gioco, non solo la nostra volontà , ma anche la casualità…Se avesse preso sul  suo tassì, dopo aver lavato la macchina, quella coppia in cui lei aveva difficoltà di deambulazione, se avesse preso quell’ altra coppia, se avesse chiesto dove erano diretti all’ altra coppia che stava prendendo il tassì prima dell’assassino e non all’  assassino, ( ha, prima di prender con sé l’assassino, negato il suo servizio lavorativo per tre volte a tre clienti!)  ma , nell’ultima , doveva scendere dalla macchina,  interrogare l’uno, cioè , l’assassino   e gli altri due clienti e non era giornata. Era stanco, incazzato anche lui sembra con il mondo intero..forse a suo modo , un disadattato anche lui..e fra simili, inconsapevolmente ci si cerca.. Per chissà qual motivo , la casualità ha voluto che si giocasse la vita. Le cose avrebbero potuto andare diversamente se non avesse preso con sè il giovane , ma per chissà quale inconscio motivo, forse non è stato solo caso ma una sorta di inderogabile attrazione…di due uomini vinti dall’odio, dalla amarezza, dal dolore, dalla solitudine, in quella vuota Varsavia fatta di casermoni e periferiche vuote campagne, una Varsavia dai colori  ipersaturi caldo-acidi-stridenti, carichi di oppressione. .. L’oppressione dell’angoscia dell’anima.
Perché non dare il passaggio ad una zoppa? ..perche far lo stupido dietro le gambe di una ragazzina? ..perchè dare il pranzo preparato dalla moglie ad un cane randagio e spaventare con il clacson due barboncini ben tenuti e curati , che attraversano la strada , mettendoli in pericolo di vita? al randagio senza padrone è giusto dare il cibo , ma è giusto mettere a repentaglio la vita dei  due barboncini, con un padrone che li cura , perché  “ più fortunati?
si vede che anche nel ex unione sovietica non siamo tutti uguali.
E per fortuna nemmeno noi agli occhi di Dio , se esiste un Dio.

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