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Il caso Paradine

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Il caso Paradine

di FABIO1971
6 stelle

Incastonato nella filmografia del maestro inglese tra due capolavori come Notorious e Nodo alla gola, Il caso Paradine non soddisfò in primis lo stesso Hitchcock: il potenziale emotivo della vicenda, adattata dalla moglie del regista Alma Reville dal romanzo omonimo di Robert S. Hichens (i cui diritti vennero acquistati da Selznick già prima che venisse pubblicato ipotizzando di affidarne l'interpretazione a Greta Garbo), oltre che la tensione emotiva che la percorre, ben si prestavano alla traduzione cinematografica del "mago del brivido" nelle movenze implacabili e coinvolgenti del court room drama. Un ex-colonnello rimasto cieco durante la guerra viene ritrovato morto avvelenato: la moglie Maddalena (Alida Valli), di origini italiane, è accusata dell'omicidio, ma l'avvocato chiamato a difenderla, il principe del foro Anthony Keane (Gregory Peck), si convince della sua innocenza e, nonostante sia felicemente sposato con la bella Gay (Ann Todd), finisce per subirne il fascino carismatico al punto di innamorarsi di lei. Maddalena, "una donna di una calma addirittura mistica", reagisce impassibile alle accuse che le piovono addosso, proclamandosi innocente: Keane, infatti, imposta la difesa della sua cliente portando avanti la tesi del suicidio, magari con la complicità di uno dei camerieri di famiglia, individuandolo nella persona di Andre Latour (Louis Jourdan), fedele servitore e compagno d'armi del colonnello. Per raccogliere qualche prezioso indizio utile al dibattito processuale, Keane si reca nella villa di campagna dei Paradine nel Cumberland, dove incontra Latour, che gli dipinge, però, un quadro tutt'altro che roseo della vicenda, definendo la donna come una persona malvagia e marcia, "di un marcio che si attacca addosso anche solo sfiorandola". Il processo giunge alle sue fasi culminanti (con una magistrale panoramica ad accompagnare l'ingresso in aula di Latour) e, dopo un intenso e drammatico interrogatorio, giunge inaspettato il colpo di scena. Così Hitchcock descrive (a Truffaut, nel suo fondamentale Il cinema secondo Hitchcock) quel movimento di macchina: "ho dovuto filmare questa scena in due riprese. La macchina da presa è su Alida Valli e, sopra la sua spalla, si vede in lontananza, da una parte Louis Jourdan che sta entrando e cammina dietro di lei per andare alla sbarra dei testimoni. In un primo tempo ho la panoramica a duecento gradi che mostra Jourdan che cammina dalla porta alla sbarra, ma senza Alida Valli; poi ho ripreso un primissimo piano di Alida Valli davanti allo schermo di trasparenza e ho dovuto farla sedere su uno sgabello girevole per ristabilire l'effetto di rotazione. Verso la fine del movimento bisognava far sparire Alida Valli, perchè la macchina da presa doveva ritornare su Louis Jourdan che stava arrivando alla sbarra. Era molto complicato da girare, ma molto interessante". Per ammissione dello stesso Hitchcock, che avrebbe preferito Laurence Olivier o Ronald Colman al posto di Gregory Peck, a non funzionare è proprio l'alchimia tra i tre protagonisti principali (mentre si rivelerà stratosferica, invece, la performance di Charles Laughton nei panni del giudice), nonostante Alida Valli, imposta da Selznick dopo il rifiuto di Greta Garbo, riesca a tradurre con efficacia sullo schermo l'ambiguità del suo personaggio. Il caso Paradine soffre particolarmente le ingerenze produttive di Selznick (che fece disperare Hitchcock modificando continuamente scene su scene, tanto da accreditarsi anche come sceneggiatore), finendo per diluire pesantemente la morbosità delle atmosfere ed il pathos drammaturgico della vicenda (e infatti Hitchcock interruppe qui la collaborazione col produttore) che dovrebbe montare incalzante verso il gran finale e che, invece, si incarta spesso nell'eccessiva verbosità dello script. Un'opera sicuramente minore, quindi, ma di certo non fallimentare, anche perchè Hitchcock la infiocchetta con il consueto smalto spettacolare ed alcuni momenti di grande cinema (l'arrivo di Gregory Peck nella villa dei Paradine nel Cumberland, la ripresa dall'alto di Gregory Peck alla fine del processo, la sequenza citata in precedenza, il taglio opprimente delle inquadrature), catturati brillantemente nei suggestivi chiaroscuri della fotografia di Lee Garmes e nelle sontuose scenografie curate da J. McMillan Johnson e Thomas N. Morahan. Troppo poco, comunque, per non sfigurare di fronte alle magie del precedente Notorious.

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