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Disavventure di un commissario di polizia

Regia di Philippe De Broca vedi scheda film

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La recensione su Disavventure di un commissario di polizia

di hupp2000
8 stelle

Scoppiettante commedia poliziesca interpretata con classe e grande disinvoltura dalla coppia Annie Girardot/Philippe Noiret, diretti con mano sicura da uno specialista del genere. Da scoprire insieme al successivo "On a volé la cuisse de Jupiter" (1979). Stessi attori, stesso regista, stesso autore dei dialoghi (Michel Audiard).

Commedia, poliziesco e film d’avventura. I tre generi si mescolano sapientemente sotto la direzione di un regista tra i più popolari in Francia tra gli anni ’60 e ’70. Philippe De Broca non è molto amato dai cinefili più seri o forse “seriosi”, anche se gli va riconosciuto di aver sfruttato al meglio la verve e la straripante energia di Jean-Paul Belmondo in ben sette pellicole e di aver realizzato in fine carriera due capolavori come “Le bossu” nel 1998 e “Vipère au poing” nel 2003. In questo film, affida ad una donna un ruolo che, soprattutto all’epoca, spettava quasi esclusivamente a figure maschili. Non pochi spettatori dovettero restare sorpresi nello scoprire che la protagonista, il commissario (oggi si direbbe “la commissaria”) Lise Tanquerelle ha le sembianze di Annie Girardot, mentre al suo partner Philippe Noiret, nei panni del professore universitario di greco antico Antoine Lemercier, viene riservata una parte certamente importante ma più come attore di spalla che non come comprimario. Nel film, Lise e Antoine, ex-compagni di liceo, s’incontrano casualmente a vent’anni di distanza. L’emozione è forte e il colpo di fulmine immediato. Lise, indaffaratissima e in continuo movimento a causa del suo lavoro, non riesce o non ha il tempo di dire ad Antoine quale sia la sua professione. O forse non vuole, sapendo di avere di fronte a sé un intellettuale piuttosto anarcoide, un libero pensatore che non nutre eccessiva simpatia per i “flics”. Il tranquillo docente la segue nelle sue concitate peripezie senza capirne il concatenamento, con quella magica bonomia tipica del miglior Philippe Noiret. Il divertimento è assicurato, mentre l’inchiesta che in quel momento il commissario Tanquerelle sta conducendo si fa sempre più intricata. A pochi giorni l’uno dall’altro, saranno alla fine ben tre i parlamentari della Repubblica pugnalati mortalmente da una mano misteriosa. Una volta scoperta la verità sulla professione di Lise, Antoine si sente talmente offeso da lasciare Parigi per ritirarsi “a meditare e fare il muso” – come dice egli stesso - nella sua casa a Honfleur, in Normandia. Dopo il terzo omicidio, però, Lise si scontra con i suoi superiori e il caso le viene tolto. Indignata e furibonda, raggiunge Antoine nel suo confortevole ritiro in riva al mare. I due colombi trascorrono un periodo di gradevole e spensierato riposo fino al momento in cui il nostro ex-commissario ricorda improvvisamente il classico dettaglio che mette sulla pista dell’assassino. Aiutata questa volta dal ringalluzzito ellenista, porta l’indagine a buon fine e ne regala il merito ai suoi immeritevoli ex-superiori.

Il ritmo dell’intera vicenda è martellante, gli sviluppi imprevedibili. Annie Girardot passa con classe e disinvoltura dal personaggio della poliziotta adrenalinica a quello della donna amorevole e coscienziosa. L’intesa con Philippe Noiret è perfetta e la coppia riscuote un immediato successo da parte del pubblico, tanto da indurre Philippe De Broca a realizzare un seguito circa due anni dopo con “On a volé la cuisse de Jupiter”. Per decenza ometto di riproporne l’orrendo titolo italiano, citato nella scheda. Anche qui, non meno puerile e superficiale appare la traduzione in “Disavventure di un commissario di polizia” del titolo originale “Tendre poulet”, benché in questo caso la traduzione letterale “tenero pollo”non avrebbe avuto alcun senso, sapendo che nel gergo della mala d’Oltralpe “poulet” significa semplicemente “poliziotto”. 

All’alta qualità del film contribuiscono in maniera determinante i dialoghi creati dall’instancabile Michel Audiard, come sempre tagliente, ironico e deliziosamente sarcastico. Le scene d’azione e gli inseguimenti tipici del genere poliziesco hanno per cornice i luoghi più noti e prestigiosi della capitale francese, mostrati a raffica, come una serie di diapositive proiettate a tutta velocità. Il tutto è accompagnato da un’ottima colonna sonora di Georges Delerue, classica ma sempre adeguata, come è nello stile del grande compositore.

Spero di scrivere appena possibile la mia opinione anche sul “sequel” citato in precedenza.

 

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