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Flee

Regia di Jonas Poher Rasmussen vedi scheda film

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La recensione su Flee

di port cros
7 stelle

Un rifugiato afgano racconta la sua storia ad un amico documentarista danese: l'infanzia nella Kabul anni 80, l'arrivo dei mujaheddin che fanno sparire il padre, la fuga della famiglia in Russia dove vengono oppressi da una polizia corrotta, i rocamboleschi attraversamenti del confine europeo in mano a trafficanti senza scrupoli, l'arrivo da solo, ancora ragazzino, in Danimarca. E poi la fatica delle bugie, quelle per occultare la sua omosessualità in una cultura di origine che non la concepisce e quelle riferite alle autorità danesi che esaminano la sua domanda di asilo, a cui racconta che tutti i suoi familiari sono morti, una bugia che si porta dietro con disagio e senso di colpa mentre costruisce la sua nuova vita in Danimarca. Un'ombra che arriva a lambire il rapporto con l'attuale compagno con cui progetta di comprar casa in campagna e sposarsi, ma con mille dubbi e timori di vivere la propria felicità, perché “quando scappi da bambino stai sempre in guardia, impari a non fidarti mai di nessuno, nemmeno in un posto che sembra sicuro”, seppure da un vita senta la mancanza di una casa, definita come “un luogo sicuro, un luogo dove sai di poter restare e di non dovertene andare”.

 

scena

Flee (2021): scena

 

Come ha dichiarato il regista danese Jonas Poher Rasmussen “Flee parla davvero di fuggire da chi sei, più che di un viaggio fisico”. L'autore è partito dall'idea di raccontatore la vicenda umana di un amico, che finalmente si libera dal peso di queste menzogne e omissioni e racconta per la prima volta la sua vera storia. Fa però la scelta apparentemente contraria alla necessità di realismo che associamo al racconto di una “storia vera”: la scelta del disegno animato che, garantendo tutela dell'anonimato e maggiore libertà espressiva, ha portato Flee a diventare il primo documentario nominato all'Oscar come miglior film d'animazione e il primo film d'animazione nominato come miglior documentario (oltre che come migliore film internazionale). Ma a rifletterci bene l'opera non è strettamente un documentario, se non per le parti dell'intervista ad Amin, perché tutta la sua vicenda passata, che occupa gran parte del minutaggio, avrebbe comunque dovuto essere ricostruita. L'intuizione felice ed innovativa del disegno animato fonde e mette e sullo stesso piano il presente delle riprese dell'intervista, le conversazioni in cui discutono della difficoltà di aprirsi, delle speranze per il futuro, dei ricordi che condividono dei tempi della scuola, con la storia passata narrata da Amin, che altrimenti avrebbe dovuto essere ricostruita come fiction con attori. Le uniche sequenze non di animazione sono filmati di repertorio sull'Afghanistan prima dei talebani o sulla Mosca subito dopo il crollo dell'Urss.

 

scena

Flee (2021): scena

 

89 minuti compatti ed efficaci che toccano la mente e il cuore, ove le vicende drammatiche di Amin sono narrate con partecipazione emotiva ma senza indulgere nel piagnisteo vittimista. Rasmussen intreccia la tragedia storica dei rifugiati afghani con il livello intimo e personale di una coming-of-age story, in cui vediamo Amin crescere in mezzo a tanti stravolgimenti, sviluppare da ragazzino una irresistibile cotta per il poster di Jean Claude Van Damme appeso in camera sua e, più cresciuto e stabilito, venire sorpreso dalla tenera reazione del fratello maggiore quando gli rivela che è attratto dagli uomini. La messa in scena animata, pur stemperando visivamente la crudezza visiva di certi episodi disumani del tetro periodo di sosta forzata in Russia e del viaggio disperato verso l'Europa, non produce distacco emotivo. Flee è un'opera che stimola la riflessione anche per il suo evidente collegamento all'attualità delle migrazioni verso l'Europa, sebbene il suo protagonista appartenga ad una generazione precedente a quella che infiamma attualmente il dibattito politico, essendo giunto già negli anni 90. E che amara impressione fa la fuga dalla Kabul di tre decenni fa conquistata dai guerriglieri fondamentalisti, quando abbiamo visto ripetersi pochi mesi fa le medesime scene!

 

 

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