Regia di Alessandro Siani vedi scheda film
Filmaccio di infima qualità firmato Alessandro Siani nel quale una storia incredibilmente foffa e pateticamente politically correct è agghingata con gags scontate e di quart'ordine che non strappano nemmeno una risata. VOTO: 1
Incredibile ma vero: “Chi ha incastrato Babbo Natale?” mi ha fatto improvvissamente rivalutare “Si accettano miracoli”, scadentissimo lavoro precedente dello stesso regista/attore. Mai avrei pensato che ciò potesse avvenire. Siani dimostra ancora una volta quel che tutti sapevano: a) è ossessionato con l'assomigliare a tutti i costi al grande Massimo Troisi; b) la sua comicità è bolsa e scontata, nonché spuntata da un apparente e indefesso desiderio di restare sempre nei limiti del politically correct. E se i suoi primi lavori avevano almeno fatto riscontrare un buon successo di pubblico, “Chi ha incastrato Babbo Natale?” sembra non aver trovato nemmeno il sostegno da parte dello zoccolo duro, dei fans a prescindere del comico napoletano. Peccato che in Italia, è cosa ben nota, una volta che si hanno 'le giuste conoscenze' si può continuare a lavorare finché si vuole, finanziati con soldi di provenienza pubblica, chiaro sia. Scrivo “peccato” perché in qualsiasi altro Paese Siani (e svariati altri pseudo-registi di cinema nostrani) sarebbe già stato costretto a cambiar mestiere da un pezzo. Per quel che riguarda la trama, è presto riassunta, un elfo corrotto tradisce babbo natale (Christian De Sica) e per far fallire la sua azienda di spedizione pacchi assume un incapace, Gennaro Catalano (Siani) la cui specialità sono si i pacchi, ma nell'accezione napoletana del vocabolo. Catalano in un primo momento approfitta dell'ingenuità dei suoi anfitrioni ma poi si pente, vuoi perché è buono di cuore, vuoi perché nel frattempo si è innamorato della bella nipote di babbo natale (Diletta Leotta). Sembra una storia foffa, eh? Lo è, ve lo assicuro. Non solo: è una storia foffa all'interno della quale, beffa sul danno, non trova spazio nemmeno una gag divertente che sia una di numero. Davvero il punto nadir del cinema.
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