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Nel nome del padre

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Nel nome del padre

di Carlo Ceruti
8 stelle

Bellocchio continua la sua opera di distruzione e dissacrazione della società borghese. Dopo la famiglia de I pugni in tasca, il regista passa qui alla religione ed alle sue istituzioni educative.
Con uno stile qui accentuatamente grottesco, ci mostra un collegio retto da monaci, in qui studiano diversi ragazzi della medio-alta borghesia. Tra di loro, un giorno, arriva un giovane intelligente ed anticonformista, voglioso di rivolta, ma nemmeno lui è esente dalle manie che affliggono il suo mondo, quali il protagonismo e la necessità d'apparire.
Contrappuntato da alcuni momenti di genuina e lucida genialità, il film funziona egregiamente nella rappresentazione dell'istituzione religiosa come: opprimente, asfissiante, schiacciante (ogni sera i ragazzi vengono chiusi a chiave in camera). Lo stile grottesco poi, aiuta il regista a rappresentare il monastero in tutta la sua medievale ridicolaggine e gli studenti appaiono spesso come dei mostri inebetiti ed instupiditi dall'insegnamento.
Significativo anche il discorso dell'egemonia dei monaci sui dipendenti del monastero, che si tramuta talvolta in velato ricatto (i monaci non fanno che ribadire ai loro dipendenti che è solo grazie ai primi che i secondi possono lavorare). Bellissima è la sequenza del giorno di Natale, in cui i monaci servono da mangiare ai propri dipendenti che rimangono mesti e silenziosi, intenti a godersi il "favore" accordatogli. Qui Bellocchio riesce a far emergere tutto lo squallore egemonico perpetuato dai monaci.
E sono altresì poetiche, le scene in cui i ragazzi osservano Roma dalle finestre del monastero e la accarezzano nostalgici, quasi fosse un mondo lontano. Oppure quelle in cui gli studenti si prendono gioco dei loro compagni più deboli o addirittura dei professori "troppo buoni", come ad indicare che, dato che sono educati in modo oppressivo, essi reagiscono allo stesso modo nei rapporti verso gli altri, poiché non concepiscono altro comportamento, come fossero animali.
Alcune sequenze invece le ho trovate meno incisive, tipo quella in cui il protagonista maltratta il cadavere di un monaco per beffarsi della paura della morte, che lui ritiene (a ragione) l'arma su cui il potere si fonda.
Tuttavia il film è pregno di metafore azzecate che rimandano alla società d'allora (ma anche a quella attuale) ed il finale è di un'ambiguità a dir poco geniale. In esso, l'ammirazione e la critica del regista sembrano fondersi.
Tabellino dei punteggi di Film Tv ritmo:3 impegno:3 tensione:2

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