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Fino all'ultimo indizio

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su Fino all'ultimo indizio

di YellowBastard
5 stelle

Disponibile per l’acquisto o il noleggio dal 5 marzo su Amazon Prime, TimVision, Google Play, Apple TV, Chili et cetera et cetera, The Little things, titolo originale dell’italiano (sigh) Fino all’ultimo indizio è un thriller psicologico diretto da John Lee Hancock, regista di The Blind Side, Saving Mr. Banks e The Founder, e che vede tra i suoi protagonisti addirittura tre premi Oscar come Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto.

 

La sceneggiatura, sempre di Hancock, è addirittura del 1993 e doveva essere diretto inizialmente da Steven Spielberg, che però lo rifiuta perché ritenuto troppo estremo, e, nel corso degli anni, è stato offerto prima a Clint Eastwood e, successivamente, anche Warren Beatty e a Danny DeVito ma sempre senza successo.

Soltanto negli ultimi anni Hancock si é deciso di rimetterci mano dirigendolo personalmente, portandolo dopo quasi trent’anni finalmente sullo schermo.  

 

Fino all'ultimo indizio: primi 10 minuti del thriller con Denzel Washington

 

Qual’è la differenza tra indagine e ossessione? Tra verità e sospetto? Tra legalità e occultamento?

 

Sono questi i principali interrogativi di una storia che cerca di esplorare la natura estremamente difficile e complessa del lavoro di detective della polizia, di come possa  trasformarsi facilmente in un vortice di ossessioni e di come la ricerca della verità possa condurre sull’orlo del precipizio anche gli uomini migliori

 

Sono molti i richiami anche stilistici a Se7en, film di David Fincher del 1995 (ma la prima stesura di The Little things è di due anni prima) ma Hancock non punta poi così in alto, raccontando della caccia ossessiva di una coppia di poliziotti a un (presunto) serial killer e di un gioco del gatto col topo portato però alle sue più estreme conseguenze in un copione sofferto e crepuscolare ma incapace di giocare le sue carte migliori, che siano il tono o il ritmo o le performance attoriali di un cast di altissimo livello, ma che rimane bloccato in un delirio in cui proprio la componente thrilling viene troppo spesso a mancare.  

Ogni elemento di tensione per quanto percepibile non viene mai veramente mostrato, lavorando quindi di suggestione ma lasciando il pubblico in uno stato di suspense che rimane però inappagato in quanto l’inquietudine si avverte anche ma non si “sente” quasi mai per davvero, un limite del film che non va mai oltre una cura di ottima fattura.

E niente di più.

 

Fino all'ultimo indizio: recensione del thriller con Jared Leto

 

A supporto di questo è fondamentale, nel ricreare una città degli angeli degli anni’90 così lontano dai suoi archetipi, evitandone i luoghi più iconici ed esplorandone al contrario i bassifondi e lo squallore di una periferia urbana desolante e desolata, il contributo assolutamente di eccellenza del direttore della fotografia John Schwartzman e dello scenografo Michael Corenblith, che insieme alla colonna sonora di Thomas Newman sono in grado di ricreare il giusto contrappunto a una narrazione così noir e nichilista.

 

Riguardo ai protagonisti tra un Denzel Washington ordinario (ed ormai lo è da diverso tempo) e un Rami Malik volenteroso ma fuori contesto (troppo minuto o troppo giovane, o entrambe, per essere davvero credibile) a risaltare è soprattutto l’Albert Sparma di Jared Leto, ennesimo personaggio borderline della sua carriera che gli ha permesso una nuova nomination ai Golden Globe come miglior attore non protagonista e anticamera a un’eventuale nomination anche ai prossimi Oscar.  

 

VOTO: 5

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