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Le seminariste

Regia di Guido Leoni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le seminariste

di Dik
2 stelle

San Giulivo, patrono di un piccolo paese del Salento, per sdebitarsi della grandiosa festa tributatagli per i quattrocento anni dalla sua morte, trova il modo di far nuovamente sgorgare l’acqua nella vicina grotta, dando impulso al turismo e sedando anni di litigi e dissapori tra i suoi fedeli compaesani. In più, l’acqua si rivela una sorta di Viagra al cubo, con abitanti e seminaristi tutti contenti, che ci dan dentro così tanto da provocare un vero terremoto. La trama è questa, molto più facile da riassumere in quattro parole, piuttosto che cercare di comprenderla dal film; ciò è dovuto al fatto che la sceneggiatura di Sergio Ricci e del regista, risulta assurdamente complessa e farraginosa, in assoluto contrasto con la vacuità della trama (del solo Guido Leoni). Inutile comunque biasimarli più del dovuto, in fondo questa pellicola, come molte altre del periodo, è fatta solo per esaltare le grazie delle belle attrici presenti: quindi… parliamone. La protagonista Daniela Doria (Daniela Cormio) è la classica viperetta maliziosa, gira sempre mezza nuda e in mutande, ma prima della fine si toglierà anche quelle. La teutonica Gisela Hahn, che i più ricorderanno in “Lo chiamavano Trinità (1970) di Enzo Barboni “Clucher” nel ruolo di Sarah, è arrivata in Puglia con un “chiodo fisso”; si prende (e dà) un sacco di schiaffoni, ma l’acqua “miracolosa” ben la ripagherà di qualche livido. Nel ruolo di Gertrude, Paola Tedesco, oggi appezzata attrice teatrale e doppiatrice, è vestita da suora ma, in realtà, è solo vincolata da un mal sopportato voto di castità, mentre Ivana Novak, la “prefetta”, rimane in vestaglia (trasparente). La bellissima Gloria Piedimonte, generosa e smaliziata seminarista, sarà la “Guapa” di Discoring ‘78, dove ballerà l’omonima canzone, incalzata dalla voce di Gianni Boncompagni; inciderà qualche brano singolo dall’effimero successo, fino a scivolare, a metà anni ’80, nei servizi fotografici soft-porno per riviste come “Le Ore”, ultima tappa prima dell’oblio più totale. Parti anche per Florence Barnes e Patrizia Buffa. I ruoli maschili interessano anche meno della trama, se non per chiedersi cosa ci facciano Giuffrè e Croccolo in questa imbarazzante pochade. Musiche di Amedeo Tommasi.

 

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