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Viaggio a Tokyo

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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La recensione su Viaggio a Tokyo

di alan smithee
10 stelle

LE STAGIONI DI YASUJIRO

Una coppia di anziani di una cittadina di periferia, decide di recarsi, per la prima volta nella vita, a visitare la metropoli di Tokyo.

La circostanza coincide con la volontà di far visita a due dei loro cinque figli, da tempo entrambi sposati ed in attività nella grande capitale.

Ma sia il figlio, medico di base con moglie e due bambini pestiferi, sia la figlia, parrucchiera cinica e calcolatrice, che vive col marito nel suo stesso negozio, sono troppo occupati nei reciproci affari per prendersi cura deilgli anziani e teneri genitori, la cui presenza, gradita per le prime ore, finirà per risultare problematica e laboriosa, inducendo entrambi i figli ad ingegnarsi per trovare una strategica soluzione: i due anziani finiranno prima accuditi dalla giovane generosa, seppur povera vedova del figlio scomparso in guerra, e poi "parcheggiati" dagli altri due figli, in un centro termale alla moda, ma frequentato da un pubblico troppo giovane e chiassoso per le loro indoli.

 

Finiranno per tornarsene mestamente, ma con dignità, nel loro paese d'origine, dalla figlia maestra che ancora vive con loro, dopo aver salutato il quinto figlio, anch'egli evasivo e troppo impegnato per accoglisrli come meriterebbero.

Ma poco dopo la madre, che già alle terme aveva mostrato una debolezza sospetta, si ammalera' gravemente, radunando attorno a sé un capezzale di figli animati ognuno, chi più chi meno, da loro forme di egoismo e cinismo schiave di una vita cittadina che li ha resi come disumanizzati e cloni di una vita titta calcolo e tornaconto.

Con Viaggio a Tokyo, film capolavoro tra i più noti ed apprezzati, non solo di Ozu, ma dell'intera cinematografia nipponica, il gran regista concentra molte tra le tematiche cardine della sua poetica narrativa e visiva, offrendoci, con la delicatezza ed il candore che da sempre l'hanno contraddistinto, un apologo sui valori della famiglia, sulla sua ineluttabile disgregazione dei valori cardine della serenità, e che comporta molto spesso abbandoni, solitidini, indurimenti caratteriali e cinismo, figlio legittimo quest'ultimo di una concezione di vita frenetica, spedita in picchiata all'inseguimento di quel successo professionale che fagocita e crea dipendenza.

scena

Viaggio a Tokyo (1953): scena

scena

Viaggio a Tokyo (1953): scena

 

Ma è anche un film che riflette, nel suo sfondo poetico e visivamente raffinato, le dinamiche tentacolari di un progresso tecnologico di per sé positivo, di matrice prettamente occidentale, che rende più agevole la vita, avvicinando, ad esempio, le persone isolate da distanze altrimenti incolmabili, grazie a vie di comunicazione sicure e veloci.

Ma al tempo stesso disumanizzando ed impietrendo animi e caratteri un tempo sensibili e comprensivi per convinzione di ceto e provenienza, qui avvinti attorno al ritmo convulso di una società che corre veloce, troppo veloce per poter rendere accettabile il ritmo di vita di una classe matura e pura, legata fino a poco prima ai ritmi di una natura che in città ha perduto il suo segno guida e la sua influenza superiore.

scena

Viaggio a Tokyo (1953): scena

scena

Viaggio a Tokyo (1953): scena

 

Ozu ci emoziona con la costruzione meravigliosa e raffinata delle sue vedute d'insieme, che frammentano le singole vicende, dando respiro al film nel suo complesso: scorci di geometrie urbane proprie di un'opera di ricostruzione post disfatta bellica che rendono palese la ricerca di una modernità che ancor oggi strabilia: visioni di treni in corsa, di reti elettriche che trasformano il cielo in una scacchiera asimmetrica o in una ragnatela eccentrica e senza regole, di facciate di case e palazzi dalle linee ardite nella ostentata perpendicolarità che le unisce in reticoli seducenti e avveniristici.

Yasujiro Ozu

Viaggio a Tokyo (1953): Yasujiro Ozu

 

Ma ci emoziona ancor più, questo meraviglioso imprescindibile Ozu, popolando la sua vicenda di personaggi esemplari, nella virtù come nel povertà di spirito che anima individui consanguinee cosi eterogenei e resi distanti da differenti contesti di vita tra loro inconciliabili. Antipodi esistenziali che non impediscono tuttavia un confronto, esemplare nei confronti di noi spettatori, estasiati dalla placidità superiore di un capo famiglia che tutto comprende, ma non rinuncia mai ad abbandonare la sua nobiltà d'animo e la serena accettazione di un futuro di solitudine che la vita immeritatamente gli disegna.

Attori strepitosi, sempre gli stessi, come a costituire una famiglia unita a tal punto da risultare imprescindibile per la resa sublime del film.

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