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The Suicide Squad - Missione suicida

Regia di James Gunn vedi scheda film

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La recensione su The Suicide Squad - Missione suicida

di Leman
8 stelle

Un cinefumetto brillante, politicamente scorretto e memorabile, che ribalta ogni concezione che una persona possa avere del genere supereroistico.

locandina

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): locandina

Nell’epoca dello streaming e dei franchise mancati, la più probabile delle sorti a cui può andare contro il povero spettatore del terzo millennio quando va a vedere un film di supereroi è quella di ritrovarsi davanti un prodotto usa e getta da vedere una volta sola, per poi dimenticarsene per il resto della vita. 

Non che prima dello streaming fosse meglio, i prodotti d’evasione mediocri sono sempre esistiti, ma la tendenza attuale delle più importanti major del settore (Disney, Warner, Sony, Netflix, Amazon e chi ne ha più ne metta) è quella di mettere a disposizione del pubblico più prodotti possibili, al di là della loro buona o pessima qualità. Film da consumare velocemente e da dimenticare una volta finita la giornata, per poi passare al prossimo prodotto dimenticabile e a quello dopo ancora. 

I film di supereroi ormai sono diventati l’emblema di questi meccanismi produttivi. Quest’anno sono usciti o usciranno un totale di 7 cinefumetti Marvel/DC e di 5 serie tv sulla piattaforma Disney+. L’impressione che danno i trailer di film come Shang Chi o Eternals è quella di essere una sorta di riempitivo, film creati solo per incassare qualcosa in più al cinema con il nome della Marvel e soprattutto per ampliare il carente (di qualità e non di quantità) catalogo di Disney+. 

Questa premessa l’ho fatta perché è importante dare riconoscimento a chi, soprattutto in un’ambiente dove la quantità regna sulla qualità delle singole opere, riesce a distinguersi dagli altri e a donare qualcosa in più allo spettatore. Il regista James Gunn per quanto mi riguarda con i suoi due Guardiani della Galassia aveva dimostrato che i cinefumetti potevano essere di più di semplici prodotti usa e getta. Questo suo nuovo Suicide Squad invece non è altro che la violenta ed entusiasmante riconferma di un autentico genio nel panorama del blockbuster supereroistico. 

 

David Dastmalchian, John Cena, Idris Elba, Daniela Melchior

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): David Dastmalchian, John Cena, Idris Elba, Daniela Melchior

La premessa da cui parte questo The Suicide Squad non è delle migliori, considerando che è la stessa premessa del Suicide Squad girato da David Ayer nel 2016, opera universalmente riconosciuta come uno dei fallimenti più tristi del cinema contemporaneo. Oserei dire che il primo Suicide Squad era un film talmente pessimo che al confronto, il Batman & Robin di Joel Schumacher sembrava uscito dal Neorealismo Italiano. 

Fin dalle prime immagini il messaggio è forte e chiaro: dimenticatevi del film del 2016. La narrativa del primo viene totalmente sovrascritto, così come cambia lo stile e la qualità di scrittura e regia.

È intrigante analizzare come due film con lo stesso titolo, alcuni attori in comune e l’identica premessa siano l’uno l’esatto opposto dell’altro. In una scuola di sceneggiatura il Suicide Squad di James Gunn potrebbe essere proiettato dopo quello di David Ayer per dimostrare a giovani studenti di cinema come non si fa qualcosa e come invece quella cosa si fa correttamente. 

Il confronto tra i due film è impietoso sinceramente: il modo in cui Gunn muove la macchina da presa, fa dialogare i suoi personaggi e dirige le scene d’azione fanno impallidire tutti i film DC usciti negli ultimi 10 anni. Normalmente quando si analizza un film d’intrattenimento come questo si tende ad essere clementi con le sue ingenuità e le sue sbavature. In questo caso invece non stiamo più parlando di semplice cinema d’evasione, ma stiamo parlando d’intrattenimento cinematografico come lo avrebbe girato in passato un Carpenter o come lo gira oggi un Takashi Miike. 

La regia di James Gunn non cerca mai la spettacolarizzazione fine a se stessa e la violenza grottesca non è inserita al solo scopo di provocare. Il regista cerca continuamente nuovi modi di far muovere la cinepresa (donando anche inquadrature e idee estetiche ben al di sopra della media del blockbuster a grande budget) e mantiene dosato il montaggio, puntando a un ritmo ipercinetico che però non è mai confusionario. 

Non c’è una scena in cui ti senti spaesato o infastidito, perché dal punto di vista prettamente tecnico ci troviamo di fronte a uno dei prodotti più pregevoli che il genere ha da offrire. L’utilizzo degli effetti visivi digitali è eccellente da questo punto di vista, complice anche una fotografia che armonizza perfettamente effetti pratici e CGI e dona una palette cromatica molto variegata (che distingue quindi il film dal grigio da serial televisivo della Marvel e dai toni blu/scuri patinati degli ultimi maldestri tentativi della DC).

La colonna sonora come in tutti gli altri film di James Gunn non è solo un simpatico sottofondo, ma un vero e proprio elemento scenico. Più volte la soundtrack sembrerà creata apposta per il film, da come riesce a creare un’armonia di suoni e azioni, dove pure la fisicità dei personaggi rispecchia il ritmo della musica. Sicuramente pure il testo di molte canzoni avrà un significato importante per la scena in cui appare, come già era accaduto per i due Guardiani della Galassia.

Vedendo The Suicide Squad come prodotto d’intrattenimento, non si può certo dire di trovarsi davanti a qualcosa di mal fatto o difettoso. Tecnicamente non ci sono sbavature di alcun tipo e anzi, ci sono dei tocchi di genio che balzano subito all’occhio dello spettatore più attento. 

Ma ovviamente è ben altro ciò che colloca The Suicide Squad di Gunn tra le pietre miliari del genere.

 

John Cena

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): John Cena

Qual è stato l’ultimo blockbuster americano che avete visto che ha tentato di porre una tesi politica all’interno di un prodotto d’intrattenimento? 

I film dal grande budget sono sempre talmente impauriti dall’esigenza di soddisfare ogni tipo di spettatore, che a perdersi è proprio una solida presa di posizione. Soprattutto negli Stati Uniti, che sono attualmente la patria del perbenismo e del neo-liberismo sfrenato, creare un prodotto che faccia riflettere le masse sembra essere diventato un crimine. Non puoi criticare l’America perché sennò sei fazioso e il pubblico che non è d’accordo ti va contro.

Prendere una presa di posizione contro le ingiustizie nel 2021 è diventato per alcuni disonesto, per altri sbagliato e per taluni è divenuto vero e proprio fascismo. Se poi lo fai dentro un film d’intrattenimento, i perbenisti del web reagiscono come se avessi ucciso qualcuno. Perché come detto in apertura, per molti il cinema deve essere solo evasione priva di contenuto.

Sono invece felice di affermare che il film di Gunn ha una componente politica molto forte e solida, che pone effettivi dilemmi morali e mette in discussione le istituzioni che tanto piacciono alla nazione a stelle e strisce. L’opera infatti, parte come action lineare, per poi diventare una vera e propria satira nei confronti dell’americanismo e del sogno americano.

Il film mostra una missione da parte della squadra suicida su un’isola del Sudamerica, che ha come scopo l’insabbiamento di un progetto che ha condotto alla morte di figure sovversive al governo americano. Se inizialmente la missione ci viene presentata come atta a eliminare una potenziale ostilità da parte di una nazione nei confronti dell’America, col proseguire del film capiamo che sono gli Stati Uniti stessi a volere mantenere limpida la propria immagine agli occhi del mondo. 

Per la prima volta in un film di supereroi viene criticata l’ideologia imperialista adoperata dall’America nelle sue guerre contro i paesi del Sudamerica e del Medio Oriente, tanto che il personaggio interpretato da John Cena rappresenta l’emblema della cosiddetta “esportazione di democrazia” e del pensiero americano secondo cui la pace e l’armonia nel mondo si porti attraverso la violenza e la repressione dei più deboli. Agli Stati Uniti non interessa difendere l’isola dal regime anti-democratico che la comanda, ma anzi, all’interno del film l’America non agisce finché tale regime totalitario porta benefici ai propri interessi. Attraverso una scrittura molto sottile e intrigante Gunn parla di come i rivoluzionari e gli oppressi vengano visti al pari dei dittatori, perché d’intralcio all’imperialismo adoperato dagli Stati Uniti. Pure una scena esilarante dove tali rivoluzionari vengono uccisi, nasconde nel sottotesto una forte critica allo stato americano.

La guerra tra le nazioni non viene presa sul serio e diventa anch’essa una satira. L’unica cosa che conta è dimostrare al resto del mondo di avere l’arma più potente e di poterli fronteggiare in un conflitto che andrà sempre a discapito di altri. Il film è pieno di riferimenti al membro maschile (il bastone, il palazzo fallico, i volatili…) e alla mentalità fallocentrica dell’uomo, come a simboleggiare comicamente come la guerra per i potenti non sia altro che una gara di dimensioni.

Soprattutto verso la fine il film si rivela molto politico nei confronti dell’operato degli Stati Uniti all'estero e del suo modo di difendere la propria immagine. 

La stessa idea di mandare un’intera squadra di uomini a morte certa per difendere i propri interessi nel film di Gunn assume due possibili chiave di lettura. Da una parte c’è la lettura meta-cinematografica: la tendenza Hollywodiana al riproporre continuamente le storie degli stessi personaggi, che continuano a ricominciare in remake e reboot che sono solo un “more of the same” di quanto visto in passato. Lo stesso film altro non è che un reboot creato per cancellare il film passato e mandare avanti gli interessi economici della Warner. Esattamente come ogni squadra sacrificabile nel film di Gunn segue un’altra altrettanto sacrificabile.

La seconda chiave di lettura è ovviamente politica: gli Stati Uniti che sanno benissimo di mandare i loro soldati a morire in nome di ideali fasulli e fini esclusivamente economici. Degli uomini vengono mandati in guerra solo per subire morte e distruzione, per poi morire o tornare a casa ed essere sostituiti da altri soldati in uniforme.

In questo il personaggio di Viola Davis ricostruisce perfettamente le contraddizioni del militarismo americano e dell’idea secondo cui il fine giustifica i mezzi.  

 

Daniela Melchior, John Cena

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): Daniela Melchior, John Cena

Ciò in cui però James Gunn si sa distinguere è ovviamente la scrittura dei personaggi. Se pure attraverso poche battute riesce a dare spessore ai personaggi che anche solo brevemente vengono presentati sullo schermo, ai suoi prediletti della squadra suicida il regista dona un approfondimento e un’umanità notevole, senza per questo far venire meno la loro natura di anti-eroi. 

Perché ciò che interessa al regista fondamentalmente è raccontare il mondo dal punto di vista dei reietti, coloro che per un trauma personale o semplicemente per il modo in cui sono nati sono stati ridotti al punto più basso della società. Il perdente interessa a Gunn da sempre, da quando lavorava per la Troma fino ai suoi recenti Guardiani della Galassia. Il regista vuole raccontare la storia di persone che hanno perso tutto e che devono combattere le proprie cicatrici. Sia il personaggio di Bloodsport (un ottimo Idris Elba) che quello di Polka Dot-Man (il sorprendente David Dastmalchian) devono combattere con i traumi di una figura genitoriale che ha rovinato le loro vite, mandandoli sulla strada sbagliata e impedendo così loro di vivere le relazioni interpersonali con gli altri individui. Con Bloodsport si parla di un’incapacità di venire a patti con le proprie paure per il bene della figlia, mentre con Polka Dot-Man si accenna non solo a un problema fisico che l’ha condannato a una vita triste, ma anche ad una repressione della propria sessualità. 

Con i personaggi di Ratcatcher e King Shark (che ricorda molto il Groot dei film Marvel di Gunn) si introduce invece il tema del diverso, di coloro che vengono isolati e che trovano un rapporto di pura empatia proprio nell’essere così lontani dalla concezione di cosa è considerato normale. Il personaggio di Ratcatcher in particolare sarà non solo la protagonista di un monologo narrato e girato magistralmente, ma sarà anche il centro emotivo del film, da cui capiremo che tutti i personaggi sono delle persone tristi che cercano solo di trovare una sorta di pace con il proprio passato. Attraverso questo personaggio Gunn dona ai reietti, agli emarginati sociali e ai perdenti la possibilità di brillare.

Il personaggio di Harley Queen, che nel film originale e nel film in solitaria Birds Of Prey era un personaggio vuoto e retto esclusivamente dalla bellezza dell’attrice, qui trova finalmente la sua dimensione più anarchica e iconica. La bravissima Margot Robbie aveva solo bisogno di un regista capace di riconoscere le sue capacità fisiche ed espressive, avendo così la libertà di lasciarsi andare a scene surreali dove il carisma e la follia del personaggio bucano letteralmente lo schermo, sovrastando praticamente chiunque in scena. Il personaggio inoltre dona l’occasione al regista di affrontare il tema delle relazioni tossiche e dell’emancipazione femminile, dando così al personaggio di Harley Queen una sua introspezione psicologica che rende impossibile non innamorarsi del modo in cui James Gunn ha scritto il personaggio. 

Tra l’altro, il personaggio di Harley in questo Suicide Squad assume varie caratteristiche delle cosiddette “Tromette”, ovvero le protagoniste femminili forti e sensuali presenti nei film della Troma, alcuni scritti dallo stesso Gunn. Un altro segno, assieme all’eccesso di violenza sanguinaria e di umorismo dissacrante, di come James Gunn abbia evoluto la sua cifra stilistica mantenendo un contatto con il suo passato da cineasta di B-Movie indipendenti. 

Tutto il cinema del regista è presente in questo film, pure il lato sci-fi/horror che avevamo ritrovato in Slither e che era l’eco del Don Siegel dell’Invasione degli Ultracorpi.

Molti registi perdono se stessi e la propria poetica con l’ingigantire della propria fama, invece James Gunn sembra essere rimasto sempre lo stesso artista folle e senza controllo che era già 30 anni fa. 

 

Daniela Melchior, Joel Kinnaman, Idris Elba, John Cena, Margot Robbie, Peter Capaldi, David Dastmalchian

The Suicide Squad - Missione suicida (2021): Daniela Melchior, Joel Kinnaman, Idris Elba, John Cena, Margot Robbie, Peter Capaldi, David Dastmalchian

The Suicide Squad è un film di supereroi, questo è vero, ma è anche una satira politica dallo spirito dissacratorio, che riesce a diventare dolceamara quando esplora i suoi interessanti e imperfetti personaggi. È un’opera che sprigiona tutta l’estetica e l’anima pop della materia di base, offrendo al suo pubblico uno spettacolo intelligente e mai prevedibile. Solo Takashi Miike e gli autori di Into The Spiderverse erano riusciti prima di questo momento a creare un perfetto connubio tra fumetto e cinema, dove il fumetto viene utilizzato come mezzo per rendere più pregevole il contenuto, senza però appiattirlo. 

Lo stile di Gunn a molti potrà non piacere e saranno in tanti a mettere in discussione la profondità delle sue storie e della sua messa in scena.

Però per quanto mi riguarda è indiscutibile come il regista sia riuscito a creare una storia funzionante e soprattutto sia riuscito ad uscire da qualunque conformismo del blockbuster moderno, creando un’opera personale e unica nel suo genere. Siamo vicini alla follia del Carpenter di 1997-Fuga da New York e a una modalità più orientale di concepire l’intrattenimento.

Soggettivamente parlando, questo The Suicide Squad per me è un gioiello capace di offrire tanti spunti di riflessione e immagini appaganti per l’occhio e per la mente.

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