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Matrix Resurrections

Regia di Lana Wachowski vedi scheda film

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La recensione su Matrix Resurrections

di ilcausticocinefilo
3 stelle

 

 

 

Matrix All Again. Matrix Retold. Matrix Rewind. Matrix Rehashed. Se ne sentiva la necessità, di ritornare per l’ennesima volta a lunga distanza all’ennesimo franchise dell’ennesimo passato non troppo remoto ormai idealizzato? La domanda si risponde ovviamente da sé.

E insomma sta di fatto che Resurrections è qui, per la “gioia e la felicità di tutti n--”, no, aspetta. Calma. A dirla tutta, per il “fastidio e la noia di tanti”, per una volta pure gli utenti di certi siti capaci di dare 8,9 a Spider-Man: No Way Home: meglio tardi che mai, che siano rinsaviti? Speranze vane. Anche se il quarto film della saga i suoi 5,7 su Imdb e – per ora – 5,3 qui su FilmTV di media se li merita fino in fondo.

 

 

Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss

Matrix Resurrections (2021): Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss

 

 

Considerato che ci troviamo in presenza di un film che in due ore e un quarto (titoli di coda esclusi) riesce a dire… beh, assolutamente nulla. 2 ore e 15 per “narrare” il vuoto astrale. Trama sottozero, le uniche due cose che accadono sono bellamente spoilerate già dal titolo, perché aho – udite udite, chi l’avrebbe mai detto – c’è gente che resuscita. Incredibile (pure nel senso di affatto credibile).

Il resto, il contorno (indigesto), è costituito da poco più che una continua scopiazzatura (pardon, “sottilissima citazione”) del primo film, Star Wars: Il risveglio della Forza style, per capirci.

L’interesse si mantiene relativamente vivo, pur tra diversi sospetti (si scoprirà in seguito fondatissimi) di futilità, per i primi 20-25 minuti al massimo – quelli, ormai l’avrete captato, “meta-narrativi” – poi il precipizio, la rovina. Fino al momento “scult” del 10° livello: il “Merovingio” che blatera e blatera a proposito del fatto che “i film ‘na volta erano meglio… che barba e che palle ‘sti reboot e reimagining e sequel… all’epoca ci steva l’originalità” ecc. ecc.

 

Detto, pensa un po', all’interno di un film che è proprio un epitome di tale situazione: un simil-reboot che intende riportare indietro dall'oltretomba senza logica un franchise già esausto al terzo capitolo. E farlo, per giunta, in modo così fastidioso e barboso, al dunque poco autoironico (salvo che per qualcosa come dieci secondi), ed anzi piuttosto ipocrita e altezzoso.

Peraltro, cinematograficamente nullo: ovvero, mancante persino della “scusante” tecnica, qui ridotta ai minimi termini (mai si son viste – all’interno della saga – sequenze d’azione sì soporifere e bacucche, oserei dire “gerocomiali”: vedere per credere [magari sarebbe stato il caso di richiamare Yuen, eh, così, suggerimento post-mortem…]).

 

 

Keanu Reeves

Matrix Resurrections (2021): Keanu Reeves

 

 

Per tornare alla millantata autoironia: beh, s’esaurisce presto in pretenziosità arrogantella infarcita di sproloqui fin esilaranti nel loro tentativo di risultare sagaci e “penetranti”. Ma il loro effettivo scopo, probabilmente, vorrebbe essere più che altro quello di tentare di celare maldestramente la natura di un film concepito e realizzato molto maldestramente, come ricordato perfino nell’azione. E, davvero, per questo genere di film è il colmo. Infatti, l’opera è una vera tragedia cinematografica.

Che, come al solito, butta lì alla rinfusa un sacco di roba e robetta sedicente profonda e ficcante. Si veda e senta, ad es., lo spiegone in cui si disquisisce” sugli uomini che, per farla breve, sono in grado di bersi d’un sorso le peggio cazzate (un “interessante” quanto evanescente riferimento ad una realtà nella quale, lo sappiamo bene, il lessico di Matrix è stato cooptato da una variegata schiera di stralunati pronti per la neuro: dai geni che dopo essersi convinti di aver mitopoieticamente, per così dire, ingollato la red pill attendono beati la nuova “Q drop” ai rintronati che si consolano della propria frustrazione sessuale convincendosi di essere dei poveri incompresi in lotta contro il mondo egemonizzato ed ingrigito, ovvio, dalle femministe).

 

 

Keanu Reeves

Matrix Resurrections (2021): Keanu Reeves

 

 

A tal proposito risulta moderatamente intrigante soffermarsi a questo punto, per un momento, su ciò che è finito per diventare un prodotto come Matrix, specialmente con questo (si spera ultimo) episodio.

Ovvero, un prodotto commerciale come molti altri, “praticamente innocuo”. O meglio, definitivamente parte integrante di quello stesso sistema che non vede l’ora di distrarci ad ogni pie' sospinto dai veri problemi e tenerci belli e buoni nel suo proprio mondo virtuale fatto di piattaforme streaming, social network e “realtà aumentate”.

Si potrebbe arrivare a sostenere la “profezia” del Baudrillard si sia avverata: ecco che la nostra “rabbia contro il sistema” è stata infine canalizzata dal sistema stesso, “impacchettata nella forma di una Rabba Contro Il Sistema™”, nella forma, insomma, “di un prodotto capitalistico di rapido consumo in un universo in cui oramai pare essere quella l’unica cosa che conta”.

Insomma, Matrix con Resurrections – evaporata da tempo ogni altra pretesa di natura anche solo marginalmente “filosofica” e “morale” – è diventato in misura conclusiva soltanto un “altro pacificante, rassicurante, malinconico spettacolo tra i tanti della medesima risma". Un’ennesima capatina nostalgica, appunto, nei “tempi che furono” (nelle "saghe della nostra giovinezza"), quando non c’era la pandemia e forse il mondo era ancora visto con occhi più tersi e speranzosi. Un ennesimo prodotto “di distrazione di massa” e di consolazione immediata.

 

“Perché”, dopotutto, “organizzare una complicata rivoluzione [nel mondo reale] quando possiamo semplicemente ‘consumarne’ una sul nostro telefonino”, tablet, computer o Smart TV e sentirci comunque in pace con noi stessi? Offrendo al contempo ulteriore materiale per controllarci e direzionarci ad una macchina sempre più imponente che, ricordiamocelo, “is watching us”.

In una battuta: quella che alcuni (magnanimi) sostengono essere una spiccata denuncia dell’alienazione ed apatia derivanti dall’uso-abuso di Internet e affini – producente un vortice di bias di conferma e dunque creduloneria – ci è gentilmente offerta da un filmetto oltremodo commerciale che appartiene proprio alla stessa identica dinamica di rimbambimento collettivo e di profitto sopra ogni altra cosa (a che altro pro, d’altra parte, riportare in vita opere già concluse quali Matrix, Blade Runner, Star Wars, Ghostbusters e via di questo passo?).

E brevemente si scade pure dalle parti di Space Jam: New Legacy, con la solita Warner che si autocita all’interno di film costruiti su una zombesca cultura del rinverdire “Intellectual Properties” stipate nel proprio magazzino virtuale al solo fine di racimolare qualche scheo. Tra l’altro, è fortemente dubbio che la casa di produzione in assenza della Wachowski sarebbe riuscita a fare di peggio: difficile, visto quanto è brutto questo Resurrections, che pure il contributo di una delle due creatrici originarie ce l’ha.

 

 

 

Keanu Reeves

Matrix Resurrections (2021): Keanu Reeves

Le domande pressanti:  "Ma che minchia ce sto a fa' ca?"

 

 

 

Che dire, in conclusione? Che pure gli attori paiono poco convinti (tra un Reeves che si trascina “sonnambulo” per tutta la durata e un Groff che non vale una smorfietta di Weaving) e che alla fine l’unico picciolo barlume d’interesse, perlomeno per chi scrive, vien acceso da un qualcosa di completamente avulso dal contesto specifico, pertanto non voluto: e mi riferisco agli stormi che si vedono in un paio d’occasioni (i quali, dato il periodo, inducono a pensare al recente Nobel per la fisica Parisi e ai suoi storni e sistemi complessi).

Matrix - Resurrections: più divertente scriverne che guardarlo. Mazza.

 

 

 

 

Know Your Enemy, perché sì, perché "I know my enemies... the corporations who set out to profit from everything, and giving us empty nostalgia.. that taught me to fight me... that want us lobotomized happy as fools... I was born to rage against 'em and all their bulls... "

 

 

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