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Daddy Nostalgie

Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film

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La recensione su Daddy Nostalgie

di degoffro
8 stelle

Rec. breve

Scritto dalla ex moglie del regista Colo O'Hagan e basato sul suo reale rapporto con il padre, "Daddy Nostalgie", come lo splendido "Una domenica in campagna", conferma la straordinaria abilità del regista nel costruire, senza annoiare, un film sulla bellezza della quotidianità della vita e dimostra, dopo l'ottimo "Una settimana di vacanze", il talento di Tavernier nel confezionare ritratti femminili di rara intensità. Impreziosito dalle interpretazioni superbe di Dirk Bogarde (tornato al cinema a 12 anni da "Despair" di Fassbinder e qui al suo ultimo film) e Jane Birkin (ma non si può dimenticare la bravissima Odette Laure, perfetta nell'incarnare la borghese e un po’ petulante moglie del protagonista) "Daddy nostalgie" racconta con finezza, credibilità, discrezione e sensibilità encomiabili il difficile ma arricchente rapporto padre/figlia e ci rammenta con delicatezza e pudore che "la dolcezza di vivere è spaventosamente effimera". Paterno.

Voto: 8


La sceneggiatrice Caroline da Parigi raggiunge gli anziani genitori in Costa Azzurra. Il padre Tony ha subito un delicato intervento al cuore e la madre Miche le ha chiesto di star loro vicino per un breve periodo. I rapporti con i genitori sono sempre stati poco calorosi. In particolare il padre, perennemente in viaggio per affari ma anche per divertimento (egli stesso ammette che "ero viziato fradicio, e mi piaceva da morire!"), non ha mai prestato molta attenzione a Caroline, come evidenziano alcuni brevi, incisivi, flashback con la piccola spesso sola, o liquidata con sufficienza (in un'occasione, dopo che la bimba gli ha portato una poesia scritta apposta per lui, l'uomo, impegnato in una amichevole chiacchierata, nell'allontanare la figlia, scherza con i suoi interlocutori sostenendo che "Le bambine sono belle da vedere, purché stiano zitte!") o affidata alle cure della tata. Quei giorni trascorsi accanto a lui, durante la convalescenza, aiutano Caroline, separata e con un figlio rimasto a Parigi con l'ex marito, a riscoprire il suo rapporto con i genitori, soprattutto con il padre con cui si concede lunghe chiacchierate, piacevoli complicità, piccoli capricci, malinconici silenzi, inattese confidenze. Nel frattempo Coraline cerca anche di rincuorare la cattolicissima madre, fortemente preoccupata per la salute del marito, cui impedisce di fumare e di bere, tenendolo "sotto una campana di vetro" come sostiene la figlia, e ne accetta con pazienza alternata ad inevitabili scatti d'ira, lamentele e limiti (la madre ha l'abitudine di commentare ad alta voce le notizie che legge sui giornali, oppure, in uno dei tanti riusciti episodi del film, racconta nei dettagli, in prima mattina, alla figlia che si sta preparando la prima colazione, la tragedia capitata ad una sua conoscente). Qualche tempo dopo il suo rientro a Parigi, Coraline riceve la dolorosa notizia della morte di Daddy. Bertrand Tavernier continua a sorprendere. Il suo quarto film intimistico (dopo "I miei vicini sono simpatici" e soprattutto "Una settimana di vacanze" e "Una domenica in campagna") è una riflessione acuta, vibrante e sottile sui ricordi e sull'importanza degli affetti familiari. Scritto dalla ex moglie del regista Colo O'Hagan e basato sul suo reale rapporto con il padre, "Daddy Nostalgie", come lo splendido "Una domenica in campagna", conferma la straordinaria abilità del regista nel costruire, senza annoiare, un film sulla bellezza della quotidianità della vita e dimostra, dopo l'ottimo "Una settimana di vacanze", il talento di Tavernier nel confezionare ritratti femminili di rara intensità. Impreziosito dalle interpretazioni superbe di Dirk Bogarde (tornato al cinema a 12 anni da "Despair" di Fassbinder e qui al suo ultimo film) e Jane Birkin (ma non si può dimenticare la bravissima Odette Laure, perfetta nell'incarnare la borghese e un po’ petulante moglie del protagonista) "Daddy nostalgie" racconta con finezza, credibilità, discrezione e sensibilità encomiabili il difficile ma arricchente rapporto padre/figlia e ci rammenta con delicatezza e pudore che "la dolcezza di vivere è spaventosamente effimera". Ed è illuminante anche la riflessione sul dolore come "un cattivo vicino" che si tenta e ci si illude di tenere a distanza ma poi "tornerà trotterellando per il sentiero". Profondo, appassionato, umano, autentico, capace di dare corpo con struggente semplicità e pudore a quelle piccole, anche banali cose che rendono unica la vita. In questo Tavernier è davvero un maestro. Dedicato al grande Michael Powell, morto nel febbraio del 1990 quando il film era al montaggio, in concorso al Festival di Cannes. Strano che la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci lo abbia completamente ignorato: un premio quanto meno a uno degli attori era doveroso. Per uno strano scherzo del destino nel corso delle riprese è venuto a mancare il padre del regista, mentre Dirk Bogarde morirà nel 1999 proprio per un attacco di cuore. La voce over in originale è dello stesso regista, la canzone che si sente sui titoli di coda These fooling things è cantata da Jane Birkin. Piccola curiosità: in una delle ultime scene, nel metrò, si vede l'apparizione fugace di un anziano che guarda la protagonista con un sorriso: l'attore che lo interpreta è Louis Ducreux, già magnifico protagonista per Tavernier proprio di "Una settimana in campagna". La sua presenza vuole probabilmente ancora di più sottolineare il forte legame tra i due film, entrambi incentrati sul ricordo, sulla vecchiaia, sul rapporto padre/figlia e sui bilanci di una vita intensamente vissuta e per la quale entrambi i protagonisti dichiarano di non avere rimpianti.

Voto: 8

 

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