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Da qui all'eternità

Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film

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La recensione su Da qui all'eternità

di Antisistema
9 stelle

Quando vidi alla Feltrinelli la copertina del dvd di questo film raffigurante due persone che si baciavano su una spiaggia e gli aerei minacciosi sullo sfondo, nonché il poetico quanto straordinario titolo "Da qui all'Eternita' (1953), ho deciso che era un film da prendere all'istante senza manco pensarci e poi il regista Fred Zinnemann aveva diretto Mezzogiorno di Fuoco (1952), quindi che temere? Un bel nulla.

 

Burt Lancaster, Deborah Kerr

Da qui all'eternità (1953): Burt Lancaster, Deborah Kerr


Siamo innanzi ad un melodramma corale unito con il genere bellico, ed il tutto permeato da un plumbeo fatalismo che incombeva sui soldati americani di stazza alle Hawaii nel 1941. Da qui all' Eternità (che titolo bello, l'ho già detto vero?), a dirla tutta, non rientra proprio tra i generi che preferisco, però c'è da dire una cosa, dà molte piste a tutti i film successivi che ci si sono ispirati, in special modo l'orribile Pearl Habour (2001) di Michael Bay, che evidentemente siccome non conosce i classici ammettendolo con sommo menefreghismo, non ha saputo né fare il melodramma e né il genere bellico (né tantomeno unire le due cose); poi se vuoi sostituire Burt Lancaster con Ben Affleck e Deborah Kerr e Montgomery Clift con quegli altri due bamboccioni di cui non rammento manco come si chiamano... te le cerchi le stroncature.

 

Burt Lancaster, Montgomery Clift

Da qui all'eternità (1953): Burt Lancaster, Montgomery Clift


Zinnemman imbastisce una storia corale di soggetti emarginati; chi perché non vuole fare pugilato per seguire la sua coscienza, chi perché vede nel suo superiore un totale incapace e ha paura di diventare come lui in caso di promozione e chi in quanto donna è stata umiliata tante volte da un marito ipocrita che oramai si abbandona nelle braccia di chiunque per avere un pò di conforto.
E' una storia che narra di amori, tradimenti, amicizia, nonnisno, soprusi e coraggio nelle proprie convinzioni; in sostanza tutti ingredienti che se ben gestiti, fanno un film immortale ad Hollywood.

 

Burt Lancaster

Da qui all'eternità (1953): Burt Lancaster


Il Gattopard... ehm... Lancaster che si cucca Deborah Kerr sulla spiaggia con le onde del mare che si riversano addosso è l'immagine emblema della loro relazione impossibile. Molti accusano Zinnemann di essere un regista freddo, eppure ha creato l'immagine del bacio più passionale della storia del cinema che è stata continuamente citata e parodiada per decenni, tanto che ancora oggi la ritroviamo in molti film; perché modificare un'immagine che è perfetta e che funziona d'altronde? È uno scambio passionale che funziona, perché racchiude tutta la precarietà del rapporto tra questi due personaggi la cui relazione è "sospesa"; infatti sono abbracciati sulla spiaggia e colpiti dalle onde dell'oceano che leviga continuamente la sabbia del mare rendendo così impossibile la stabilizzazione del loro rapporto (emblematica la scena della loro fuga dal locale). In sostanza Zinnemann 1 - Critici sfigati da quattro soldi 0.

 

Deborah Kerr, Burt Lancaster

Da qui all'eternità (1953): Deborah Kerr, Burt Lancaster

 

Da contraltare c'è la coppia Reed-Montgomery Clift, che è destinata anch'essa a naufragare per la testardaggine e il senso del dovere intimatogli dalla sua coscienza del soldato semplice, che si rifiuta di seguire l'ordine di fare pugilato.
Da qui all'Eternita' è un film anche dal chiaro e sentito messaggio anti-gerarchico e anti-militarista, poichè mette in scena senza troppi sconti le angherie dei superiori verso i subordinati che non subiscono passivamente i loro ordini (Clift verrà accusato di essere eccessivamente individualista). Il personaggio di Lancaster si sente ammirato da quello di Clift, ma la sua risulta un'ammirazione dettata dal fatto che il giovane soldato ha avuto il coraggio di fare quello che lui mai ha fatto, cioè ribellarsi apertamente e contestare attivamente e alla luce del sole gli atti di vessazione. In effetti la recitazione di Clift è di straordinaria modernità da passare quasi inosservata se non ci si concentra.

 

Burt Lancaster, Montgomery Clift

Da qui all'eternità (1953): Burt Lancaster, Montgomery Clift


Non un capolavoro e di sicuro è un film un po' invecchiato in certi punti, ma comunque è una pellicola da vedere e rivedere assolutamente, perché se ne trovano sempre di meno di opere così ad Hollywood. Mi spiace per il duo Lancaster - Montgomery Clift uscito sconfitto agli oscar... evidentemente si sono mangiati i voti a vicenda e Holden ha trionfato. Deborah Kerr (6 nomination e 0 oscar... andate a zappare la terra) interpreta un personaggio ambiguo, ma che risulta comunque giustificata per quel che ha fatto, è interessante notare che Zinnemann nel pieno degli anni 50', non dia alcun giudizio morale con la sua mdp invisibile su questa donna. Il regista austriaco ha delle posizioni evidenti che sono ben intuibili su certi argomenti, ma non vuole fare movimenti di macchina inutili o atti ad esibire la propria tecnica, quella è roba per registi narcicisti, Zinnemann invece si limita solo a trovare il modo migliore per inquadrare la scena, che ha un'autosufficienza sua e non ha bisogno di interventi esterni (il finale dice tutto sull'approccio alla regia di Zinnemann). Per qualcuno è definibile una regia da "impersonalità borghese", per me è estrema padronanza del mezzo, da cui molti dovrebbero imparare invece di muovere la mdp a caso volendo fare i novelli Hitchcock o Welles.

 

 

Incetta di oscar all'epoca, tra cui miglior regia e miglior film assolutamente meritati (visto anche il furto subito l'anno prima con Mezzogiorno di Fuoco). Zinenmman riesce a gestire questo cast corale e ad unire abbastanza bene melodramma e guerra; sino a farci commuovere nella scena della tromba mattutina suonata da Clift e nello struggente quanto doloroso finale.

 

Frank Sinatra

Da qui all'eternità (1953): Frank Sinatra

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