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Parigi, 13Arr.

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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La recensione su Parigi, 13Arr.

di luabusivo
8 stelle

locandina

Parigi, 13Arr. (2021): locandina

Les Olympiades, 13 arrondissement. (2021) di Jacques Audiard.

 

Les Olympiades è un quartiere residenziale di Parigi costruito all’inizio degli anni ’70, con l’intento di promuovere la socialità: una grossa piazza di incontro circondata da palazzi e torri. Emilie, Camille e Nora sono giovani abitanti del quartiere, che potrebbero riassumere la filosofia umanista che ha mosso gli urbanisti del tempo, invece le loro storie personali sono manifesto dei conflitti che separano dall'interno, le nuove generazioni.

Il regista Jacques Audiard mette in scena tutti i temi scottanti delle giovani donne e uomini degli anni 2000 ovvero la difficoltà di avere rapporti affettivi stabili, la fatica nel trovare posizioni lavorative soddisfacenti, la sterilità delle forme di divertimento, la solitudine delle conquiste informatiche, la lontananza psicologica e fisica dal nucleo familiare: dall’alto dei suoi 70 anni, il regista de Il Profeta, sorprende per freschezza di sguardo su temi che dovrebbero apparirgli lontani, tematiche del nostro tempo affrontate senza ipocrisia da bacchettone.

La trama è tratta dalla lettura di fumetti di Adrian Tomine e racconta dell’incontro tra l’aitante nero neolaureato Camille e l’affittuaria Emilie, per una stanza dell’alloggio in cui la ragazza thai vive. Emilie si innamora di Camille che, per questo motivo, decide di traslocare e nel contempo di accettare una collaborazione in una agenzia immobiliare, per potersi permettere una vita sociale più agiata. Nora, trentenne di provincia, catapultata a Parigi per riprendere gli studi universitari, per mantenersi viene assunta da Camille.

Potrebbe sembrare una semplice storia a tre, ma Parigi è una città che complica le cose e se ad Audiard affianchiamo la scrittura di Celine Sciamma e Léa Mysius, la complicazione diventa lacerante, apparentemente insanabile.

Les Olympiades è girato in bianco e nero, con maestria di mezzo: il piano sequenza a “volo” sul quartiere, che apre la vicenda, assurge a simbolo di padronanza del regista, che prende per mano lo spettatore sin dalle prime immagini, per non lasciarlo mai solo. Audiard non forza le frequenti scene di sesso, riprende i corpi degli amanti in tutte le loro posizioni senza pregiudizi, suggellando l’atto sessuale come “evento sportivo” (Les Olympiades), che strofina i corpi ma non avvicina le anime.

I protagonisti e le loro anime avranno la redenzione solo se faranno un passo indietro, Emilie piangendo per la vecchia nonna, Camille ascoltando con maggiore attenzione la sorella Eponine, Nora baciando la cyber pornodiva Amber Sweet, sacerdotessa della sua sessualità ritrovata.

Film senza cali di ritmo, musicato brillantemente da Rone, fotografia senza fronzoli di Paul Guilhaume, opera nel complesso perfetta, che grazie alla mano ferma di Audiard , spara dritta nel cervello per 100 minuti, dando spessore a tutti le figure che entrano in scena: con pochi tratti, ogni personaggio ci racconta il mondo che è intorno a noi, le ambizioni e le delusioni della Generazione Y, giovani uomini e donne che, nei recinti delle grandi città cercano la solidità degli affetti, la sicurezza delle emozioni sincere, un senso di appartenenza profonda a un qualcuno o qualcosa, per essere finalmente o bianco o nero.

 

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