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Tom & Jerry

Regia di Tim Story vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tom & Jerry

di moonlightrosso
4 stelle

Tom e Jerry nel ruolo di comprimari

Nell'asfittico panorama post-covid (si spera!) e nella penuria di esercizi cinematografici attivi, con molti di essi che ahimè, temo, non riapriranno più, mi permetto di segnalare codesta curiosa commistione fra live action e cartoni animati con due dei personaggi più amati dalle generazioni infantili di tutti i tempi.

Il film ci narra la storia di Kayla Forester, una giovane emergente venuta dalla provincia che tenta la fortuna nella Grande Mela arrabattandosi, senza molto successo, tra disparati lavoretti uno più improbabile e sottopagato dell'altro. In una delle sue sortite al "Royal Gate", uno degli alberghi più prestigiosi della città per "scroccare" ai rinfreschi, si imbatte nella giovane Linda Perrybottom (Camilla Arwfedson), candidata ad un posto di assistente del responsabile eventi dell'hotel Terence Mendoza, impersonato dal prolifico caratterista Michael Pena. Si sta infatti per celebrare l'avvenimento vip del momento ossia il matrimonio della figlia di un miliardario indiano con un imbelle culturista yankee. Ne rivestono i ruoli la stellina bollywoodiana Palawi Sharda e il cabarettista, così si legge, Colin Jost, che a parte una "vis comica" da lavandino e una faccia da perfetto imbecille, non dimostra di avere molte altre frecce al proprio limitato arco attoriale. Tornando alla nostra vulcanica e rampante protagonista, vedremo come questa, spacciatasi per esaminatrice con ingenui stratagemmi assai graditi dallo sprovveduto pubblico d'oltreoceano, riuscirà ad impadronirsi del curriculum della rivale e ad ottenere l'ambìto lavoro.

Un contesto dove è facile intuire come i personaggi di Hanna & Barbera c'entrino come i cavoli a merenda riducendosi a mero contorno della giovane e poco incisiva Chloe Gratz Moretz (già vista in "Hugo Cabret" dove non ci aveva particolarmente impressionato), nel ruolo della Forester. L'attrice in questione ci ripropone quel personaggio volitivo e un po' imbranato alla Bridget Jones, senza avere peraltro nè la presenza scenica, nè la simpatia, nè tantomeno l'autoironia della Zellweger. Complice anche una regia da videoclip assai poco attenta a caratteri e a contenuti, il suo ruolo si risolve in una serie di espressioni ora sorprese, ora sbigottite, ora imbarazzate, che richiamano piuttosto alle nostre cinefili memorie, i volti di malcapitate (o bencapitate) pulzelle acqua e sapone al cospetto delle poderose erezioni dei vari Ron Jeremy ed Harry Reems in certi pornazzi americani del tempo che fu.

In un'ottica di multirazzialità e di "politically correct" (che non fa mai male) la vicenda prosegue senza colpo ferire tra miliardari indiani (sono in fondo questi i nuovi ricchi), chef cinesi e manager latino-americani, con i bianchi quasi asserviti ad etnìe che sino a pochi decenni fa venivano ridicolizzate o viste in senso negativo (reale ripensamento o semplice ipocrisia?...Ai posteri).

Se la componente erotico-sentimentale è completamente assente, la volgarità spesso presente in prodotti di questo tipo, si limita, con buona pace per la sensibilità dei nostri pargoli, ad alcune gigangtesche defecazioni sulle strisce pedonali da parte di quel bull-dog idiota spesso impiegato nei cartoni animati di Tom e Jerry; il tutto in perfetta linea con quella fase infantile definita "sadico-anale" secondo freudiana ricostruzione.

La parte più riuscita del film va senz'altro individuata nel matrimonio della coppia vip e nella sua cornice ultrapacchiana in puro "Bollywood Style", dove il novello e fisicato sposo propone megalomani espedienti per far colpo sull'amata indiana, come un'entrata trionfale della coppia a cavallo di elefanti bardati e addirittura con una ferocissima tigre a far bella mostra di sè. Sarà infatti in questa sede che tutti i personaggi animati (Tom e Jerry, il cane scemo, gli elefanti, la tigre ed altri ancora), assurgendo finalmente a ruolo di assoluti protagonisti, manderanno all'aria il coreografico e formalistico matrimonio con le sue cafonissime ricercatezze, sprigionando un'energia dirompente e distruttiva, squisitamente e freudianamente infantile, totalmente iconoclasta delle regole del cinema tradizionale e di ogni sua verosimiglianza.

Per il poco altro che offre l'insipido plot, il topo e il gatto perennemente in lite, unitamente al cane idiota, saranno costretti dalla protagonista, cacciata dall'albergo ma decisa a riconquistare la fiducia del suo capo, ad un'inopinata alleanza per rimettere le cose al loro posto. Il matrimonio vip andato in fumo sarà sostituito da una più semplice cerimonia al Central Park, che soddisferà quelle istanze di spontaneità della sposa indiana e del suo danaroso parentado, a contraltare delle manie di grandezza dell'ottuso partner.

In un finale deludente, lacrimoso e scontato, il male sarà ricondotto al bene e il bene sarà ovviamente trionfante; i nostri personaggi animati torneranno ad essere comprimari e perennemente litigiosi in questo film dove i bambini si annoiano e gli adulti ancora di più. Il tutto condìto dai soliti effetti speciali roboanti, costosissimi e inutili, ormai divenuti parte integrante e sostanziale di ogni action movie d'oltreoceano.

 

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