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Ariaferma

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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La recensione su Ariaferma

di tafo
7 stelle

Dentro e fuori, minimale e universale, concreto e astratto.

C’è troppo carcere nei film di carcere. Nel cinema del genere la violenza è la norma e la contrapposizione tra guardie e ladri è sempre definitiva senza un reale confronto. La durezza del lavoro delle guardie carcerarie si aggiunge alla provazione dei carcerati. Di Costanzo blocca in un carcere che deve essere dismesso un piccolo gruppo di ospiti e di lavoratori della struttura per un periodo indefinito in un luogo indefinito per chi guarda e che in qualche modo lo diventa anche per gli attori del film. L’esistenza compressa di buoni e cattivi diventa incerta pronti a trasferirsi in ogni momento ma di fatto in uno stallo continuato. Questa situazione di burocrazia e di servizi carcerari sospesi non può che generare un nuovo tipo di rapporto tra le parti in causa. Gli ospiti privati delle loro attività e costretti a mangiare cibo cotto fuori dal carcere protestano non per uscire ma per poter cucinare loro anche per le guardie. Quando i carcerati capiscono che i loro carcerieri sono pochi cercano un confronto alla pari ma non vogliono rivolte o disordini vogliono solo mangiare bene. la coesistenza forzata porta facilmente allo scontro cosi come la confusione tra il dentro e il fuori può essere insopportabile per chi non ha colpe per essere li ma solo il proprio dovere professionale. Il regista si ferma sempre un attimo prima che ciò esploda evitando la scorciatoia della rabbia sociale. Quello che interessa è il dialogo tra le parti reso necessario dalla situazione per cui si passa dal confronto tra guardie e ladri a quello tra uomo e uomo annullando la distanza e gli aspetti formali delle procedure. Il realismo è presente nel film ma in modo astratto , così come il luogo di detenzione viene fotografato ma non geograficamente individuato. Di Costanzo riesce poi ad asciugare la recitazione di Servillo e Orlando evitando eccessi e gigionismi sempre pronti a venire fuori. Il confronto tra i due protagonisti, capo delle guardie il primo e leader naturale dei carcerati il secondo nasconde una conoscenza pregressa ma non piacevole probabilmente conflittuale da sempre visto il rapporto tra la camorra e le attività commerciali, restando schietto e sincero fino alla fine.

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