Espandi menu
cerca
2001. Odissea nello spazio

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Scotty

Scotty

Iscritto dal 13 febbraio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 26
  • Post 2
  • Recensioni 11
  • Playlist 66
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su 2001. Odissea nello spazio

di Scotty
10 stelle

Prima di cominciare, una breve premessa. Scrivere un’opinione originale su un film come 2001: Odissea nello spazio è un compito decisamente arduo, dal momento che l’opera, data la sua complessità, è stata oggetto di numerose analisi ed esegesi che ne hanno messo in evidenza gli aspetti più diversi. Tuttavia, mi è capitato ultimamente di leggere parecchi saggi e testi che hanno riacceso in me l’interesse per un film forse tra i più sfaccettati e ricchi di possibili interpretazioni che mi sia mai capitato di vedere. Ho deciso di trasformare queste letture in un’opinione che vuol essere una sorta di “condivisione del sapere”, sperando che possa servire da stimolo di riflessione per approfondire o sviluppare nuovi spunti.

Il rapporto con la filosofia di Nietzsche

Il rapporto fra 2001: Odissea nello spazio e le teorie di Nietzche è molto profondo. Il primo segnale di questa relazione ci viene fornito dal regista già dalla prima inquadratura. L’allineamento tra la Terra, la Luna e il Sole, infatti, ci viene presentato sulle note del Così Parlo Zarathustra, quasi a voler rimarcare sin da subito una delle possibili chiavi di lettura dell’opera. I legami che uniscono 2001: Odissea nello spazio a Nietzche, tuttavia, non si esauriscono in una semplice omonimia. Se per Nietzche, infatti, l’uomo rappresenta nient’altro che una corda tesa fra la bestia e il super-uomo, una concezione analoga è ravvisabile nel film di Kubrick, che si apre quattro milioni di anni fa, in un mondo popolato di scimmie antropomorfe, prosegue nell’era dell’uomo con il viaggio sulla Luna prima e verso Giove poi, per concludersi oltre l’infinito, quando l’astronauta Bowman supera i suoi limiti umani per evolversi in qualcosa che è oltre l’umano. Secondo questa visione evolutiva, ogni fase presenta dei forti legami con quella precedente, in una sorta di catena indissolubile che determina lo sviluppo della vita. Ogni fase ha già in sé l’embrione dello stadio successivo: ciò che saremo è conseguenza diretta di ciò che siamo stato. Ecco qui un altro tema caro a Nietzsche: quello dell’eterno ritorno, ossia ciò che fa del divenire l’essere. Già, perché il viaggio di Bowman è un viaggio alla scoperta dello spazio sconosciuto, ma è anche e soprattutto un viaggio interiore alla scoperta di sé. Non a caso, infatti, 2001 è un’odissea, nel senso più profondo di nòstos, ossia un ritorno (eterno?) verso qualcosa che già si era pur senza averne la consapevolezza.
 
Il pessimismo di Kubrick
In 2001: Odissea nello spazio, così come in molti altri suoi film, il pessimismo di Kubrick emerge in modo chiaro ed inequivocabile. Potremmo definirlo un pessimismo cosmico, non solo perché, in questo caso, si spinge oltre il cielo terrestre (anche se l’ultimo sguardo, quello del feto astrale, rappresenta una timida fiammella di speranza in un cielo altrimenti completamente nero), ma anche e soprattutto perché sembra una condizione dell’essere dalla quale è impossibile affrancarsi. L’idea stessa di sviluppo, così come ci viene presentata da Kubrick, ha in sé qualcosa di pessimista: l’evoluzione, sembra dirci il regista, è possibile solo attraverso un atto di violenza che rompa lo stato di fatto delle cose. Questo è ciò che accade quando l’uomo primitivo incomincia ad usare l’osso come arma per affermare la propria supremazia sugli altri esseri viventi. Il pessimismo di Kubrick, tuttavia, si manifesta in modo ancora più profondo sotto un altro punto di vista. Si sa che il regista era profondamente affascinato dal concetto di razionalità e dalle macchine costruite dall’uomo. Ebbene, se HAL9000, espressione in teoria più pura di razionalità e macchina intelligente per antonomasia, si scopre fallibile, sbaglia ed impazzisce, allora è vero che all’uomo non resta alcuna speranza. Del resto, l’impossibilità di raggiungere la perfezione malgrado lo sforzo razionale è qualcosa di tipicamente umano: com’è possibile per un essere imperfetto creare qualcosa di perfetto? Forse, bisogna semplicemente che l’uomo impari ad accettare i propri limiti, consapevole che non di non rappresentare lo stadio ultimo dello sviluppo. Di nuovo, ritorna l’idea del super-uomo, simboleggiato dal feto astrale che, con il suo sguardo al contempo inquietante e fiducioso, rappresenta il barlume di un futuro migliore.

Il monolito

Guardando il film senza aver letto l’omonimo romanzo scritto da Arthur C. Clarke, il monolito resta un oggetto oscuro al quale possono essere attribuiti infiniti significati, senza che sia possibile, a priori, escluderne alcuno. Civiltà extraterrestre o civiltà umana un tempo florida ed ora scomparsa? Elemento naturale o sovranaturale? Divino forse? Beh, almeno quest’ultimo aspetto sembra potersi escludere, in particolare se si tiene a mente che molto spesso la perfezione di Dio è simboleggiata dalla perfezione della sfera e non da uno spigoloso rettangolo (anche se di proporzioni auree). Sul resto, tuttavia, è lecito speculare, anche se l’ipotesi della civiltà extraterrestre resta la più valida (e diventa definitiva leggendo il romanzo). Il monolito come motore dello sviluppo è un altro elemento a sostegno del pessimismo di Kubrick: l’evoluzione dell’uomo è possibile solo tramite l’intervento da fuori di un’entità aliena. L’uomo, quindi, è visto come un essere incapace di autodeterminarsi fino in fondo e, anzi, spesso si trova in balia delle onde del destino, si dimena senza però riuscire ad imprimere la direzione voluta alla sua vita.

Il superamento della terza dimensione
Pur se i fisici avrebbero molto da ridire in proposito, secondo la percezione comune le tre dimensioni rappresentano il mondo conosciuto, quello razionale e tangibile. L’unico, forse. 2001: Odissea nello spazio, con il suo viaggio oltre l’infinito, rappresenta il superamento della terza dimensione e con esso il superamento della condizione umana così come normalmente la si intende. Questo superamento della terza dimensione, è rimarcato nel film dall’importanza che viene attribuita al numero 4. Quattro sono i movimenti di cui si compone il film: l’alba dell’uomo, il viaggio sulla Luna, il viaggio verso Giove, il viaggio oltre l’infinito. Quattro sono le apparizioni del monolito. Quattro sono i milioni di anni che sono trascorsi dalla prima apparizione del monolito e dal primo accenno di sviluppo verso la condizione umana. Quattro sono le tipologie di personaggi presenti nel film: l’ominide antropomorfo, lo scienziato, l’astronauta, il computer. Quattro sono i pasti che ci vengono mostrati: quello delle scimmie (prima a base di soli vegetali e poi a base anche di carne), quello del dottor Floyd nel viaggio verso la Luna, quello di Poole e Bowman sulla Discovery ed infine quello di Bowman nella stanza Luigi XVI dopo il balzo oltre l’infinito. Quattro, infine, sono i momenti di conflitto: quello tra ominidi, quello appena celato tra scienziati americani e russi sulla base lunare, quello tra HAL9000 e gli astronauti (senza contare il conflitto ludico rappresentato dal gioco degli scacchi) ed infine quello tra Bowman e se stesso nel suo ultimo viaggio “umano”. A proposito: questa è la ragione per cui ho deciso di articolare in quattro punti questa opinione… che guarda caso, con l’ultimo viaggio di Bowman, ci ha riportato al superuomo-feto astrale ed a Nietzsche… sempre a proposito dell’eterno ritorno!

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati