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L'arminuta

Regia di Giuseppe Bonito vedi scheda film

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La recensione su L'arminuta

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: L’ARMINUTA

 

Giuseppe Bonito è sempre stato sensibile al tema dei figli fin dal film d’esordio Pulce non c’è che gli fece vincere il premio della Giuria Alice in Città al Festival di Roma e proseguito proprio con Figli tratto dal monologo di Mattia Torre I figli invecchiano.

Con L’Arminuta, tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio vincitore del Premio Campiello, il regista chiude il suo personale percorso cinematografico mettendo in scena una storia dura e arida come le montagne abruzzesi dove è ambientata.

L’Arminuta o “Ritornata” protagonista del film è una tredicenne senza nome che viene rispedita alla famiglia biologica d’origine da quelli che credeva i suoi genitori senza un apparente motivo.

Siamo nella metà degli anni ’70 e la differenza tra Pescara e l’entroterra pare un abisso. Un autentico abisso socio-economico-culturale. La protagonista sembra una principessa che è stata deposta dalla sua realtà regale. Ha i capelli lunghi, rossi e un viso che sembra uscito da un quadro. Si presenta in questo casolare con due valigie piene dei suoi bei vestiti e delle sue scarpe. Ed il primo contrasto che cade subito all’occhio è quello con la più semplice sorella minore Adriana. Selvaggia, diretta e istintiva e soprattutto una che conosce la vita molto più di lei.

Lo spettatore compie lo stesso percorso della protagonista.

Viene catapultato in questo mondo rurale, formato da questa famiglia numerosa che parla poco e in dialetto. Le giornate passano alla ricerca di un lavoro saltuario per i maschi, le pulizie di casa per le donne di casa e poi tutti intorno ad un tavolo con al centro una pentola dove cibarsi sempre dopo il padre capo famiglia.

Inizialmente le giornate passano lente, tutte uguali, attraverso gli occhi increduli e smarriti della protagonista. La mamma biologica non parla o meglio parla solo attraverso gli occhi di chi si lascia vivere addosso, il padre è silenzioso quasi anaffettivo capace poi di esplosioni di rabbia quando le cose non gli quadrano. L’unico che sembra volerle del bene è il fratello maggiore Vincenzo.

Giuseppe Bonito parte piano, molto piano. E’ quasi ferma la sua regia fino a quando la protagonista inizia a chiedere, a voler sapere, riuscire a capire il perché di questo inganno. Si sente un alieno e inizia a scrivere sul diario la sua storia e di come la sua vita si sia capovolta.

E a questo punto la regia si anima, vive delle emozioni della “Ritornata”, del suo primo in giostra coi suoi fratelli, della sua fuga al mare alla ricerca della verità, del suo modo di affrontare a muso duro il mondo degli adulti e della consapevolezza che il suo destino sarà quello di raccontare quel mondo fantascientifico quasi ai confini della realtà.

Molto belle e intense le scene che la vede protagonista con le sue madri: un corpo a corpo quasi animalesco con quella biologica e uno scontro freddo e distaccato con l’adottiva durante un pranzo rivelatorio. Due momenti che ti fanno diventare una donna dentro il corpo di una ragazzina che la vita sta facendo crescere troppo in fretta.

Il vero punto di forza del film sono le interpretazioni di Sofia Fiore e Carlotta De Leonardis le due sorelle protagoniste della storia, un contrasto di colori e fisicità, la freddezza e il temperamento, il raziocinio e l’istinto.

E una menzione particolare a Vanessa Scalera, donna e madre tormentata consapevole che la sua vita sarà solo piena di sofferenze ma che la sua unica soddisfazione sarà quella figlia coi capelli rossi data via troppo in fretta.

Voto 7

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