La recensione su Morgue

di undying

6 stelle

Un raro esempio di horror dal Paraguay, che sfrutta un soggetto semplice (una notte in un obitorio) e proprio per questo efficace. Pochi dialoghi e tanta tensione, con spaventi garantiti dall'uso spregiudicato della macchina da presa e da semplici, ma credibili, effetti speciali.

Diego (Pablo Martínez) trascura la fidanzata, perdendosi in un centro commerciale dietro ogni ragazza che incontra. A tarda sera decide di andare a trovare la compagna, ma a causa di una guida distratta investe un uomo con l'auto. Invece di prestare soccorso fugge, terrorizzato, rinunciando all'appuntamento. Il giorno dopo prende servizio al turno di notte, come guardia di sicurezza in un enorme obitorio. E' il suo primo giorno di lavoro ma non ha timore. Almeno non fino a quando scopre su un lettino il cadavere di uomo: è stato investito da una macchina! Diego, di carattere allegro e spensierato, per quanto turbato non ha paura. Rimasto solo nell'enorme struttura, piena di cadaveri e corpi sezionati, è testimone di strani e insoliti avvenimenti - tipo porte che si aprono da sole, bicchieri che si muovono, rubinetti che si aprono autonomamente, ombre riprese dalle telecamere di sorveglianza, chiamate "mute" sul cellulare da parte di numeri anonimi - ai quali attribuisce come causa principale la suggestione. La notte è lunga e Diego dovrà fare i conti con la sua coscienza, e con qualcosa che va oltre l'umana comprensione.

"All'obitorio puoi sentire molte storie. Storie tristi e altre molto spaventose. Ma tutte hanno qualcosa in comune: la morte non è la fine."

Piccolo gioiello della tensione e del brivido che inizia come una commedia, proponendoci questo distratto e in parte simpatico personaggio, spiantato e privo di soldi, che se ne va in giro con una vecchia auto, con carburante al limite, e fa di tutto per celare alla sua ragazza la tendenza all'avventura con altre donne. Venti minuti che funzionano per stemperare la tensione e la dose di spaventi destinati a coprire tutto il restante tempo del film. Da quando Diego resta solo nell'obitorio, la macchina del terrore parte lentamente per raggiungere una folle e sfrenata velocità. Un corsa verso (e oltre) il brivido, pilotata con classe e buona tecnica dall'esordiente Hugo Cardozo.

Ombre, apparizioni improvvise, giochi di luce ed effetti agghiaccianti, spesso indotti dai poco convenzionali movimenti della macchina da presa. Morgue è un low budget di tutto rispetto in arrivo dal Paraguay, paese nel quale, immaginiamo, deve essere particolarmente complesso e difficile riuscire a trovare i mezzi e il modo di fare cinema. Tanto più se di genere fantastico. Sorvolando sulla fotografia, dal secondo tempo in poi volutamente oscurata, nel complesso sorprende la buona interpretazione di Martínez e soprattutto una sceneggiatura che, per quanto a suo modo prevedibile, funziona alla grande. Siamo dalle parti dell'altrettanto grazioso Il guardiano di notte (Ole Bornedal, 1994), con la differenza che qui il protagonista ha a che fare con entità ultraterrene e con una giustizia che dall'Aldilà stabilisce, senza possibilità di appello, il verdetto. Che non può essere rinviato, né è dato modo di ricorrere alle attenuanti: chi è causa del suo male, pianga se stesso.