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Diabolicamente tua

Regia di Julien Duvivier vedi scheda film

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La recensione su Diabolicamente tua

di maghella
7 stelle

Per cominciare: in questo film c’è Alain Delon al culmine della sua bellezza, a 32 anni, nel pieno della sua splendida carriera, in un ruolo a lui congeniale per quel periodo (solo 2 anni dopo girerà “La piscina”, altro noir tipicamente francese), riesce a rimanere in scena per tutto il film senza mai smorzare la tensione, e tanto meno stancare, anzi, proprio grazie alla sua presenza alcune lacune di sceneggiatura passano in secondo piano.

Alain Delon

Diabolicamente tua (1967): Alain Delon

George Campo (ma è proprio lui?) (Alain Delon) si risveglia in ospedale dopo un bruttissimo incidente automobilistico in cui perde la memoria. La moglie Christine (Senta Berger), salva per miracolo perché sbalzata fuori dalla vettura poco prima dello schianto, si prende cura di lui portandolo a casa.

Poco a poco George (ma è realmente lui?) riprende le forze fisiche ma non riesce a rammentare assolutamente niente della sua vita coniugale o altro, è Christine che gli ricorda che sono tornati in Francia dalla Cina solo un mese e mezzo prima, che a Hong Kong avevano un’impresa di costruzioni di successo, che sono talmente ricchi da  permettersi di poter vivere in un castello pieno di comfort lussuosi. A prendersi cura di loro ci sono il fido maggiordomo cinese Kim, e l'amico di famiglia Freddy (Sergio Fantoni), che è anche un medico, che gli prescrive una cura farmacologica e di riposo, consigliandogli di non lasciare la dimora fino a quando non ha ripreso completamente la memoria.

George (ma è realmente lui?), inizialmente è sollevato dalle cure amorevoli della moglie e delle premure dell’amico, ma ben presto comincia ad avere forti dubbi sulla propria identità. Incubi e ricordi confusi rendono sempre più nebulosa la memoria di George, la condotta distaccata di Christine e dell’ambiguo maggiordomo rendono instabile il suo umore, tanto che cerca di fuggire dal castello come se fosse in una prigione. 

Alcuni “incidenti” domestici, voci notturni che vogliono indurre George al suicidio, il cane di casa che continua ad attaccarlo ed infine la scoperta di un corpo sotterrato in giardino,  convincono George di essere vittima di un complotto ai suoi danni. Dopo aver sedotto finalmente Christine, riesce a farsi confessare da lei il piano diabolico concepito…da chi? Da lei solamente? con il maggiordomo? o c’è di mezzo anche l’amico fidato.

Senta Berger, Alain Delon

Diabolicamente tua (1967): Senta Berger, Alain Delon

Non voglio spoilerare il finale, che comunque sia, per i più abituè del genere noir, non è così complicato da scoprire, ma che rimane però un elemento importante per la buona riuscita del film. Importante ma non fondamentale quanto la presenza di Delon, vero gioiello, diamante prezioso, fisique du role per questo genere di film e icona di bellezza dannata  per la mia generazione.

Una curiosità da segnalare, il film è l’ultimo della carriera del regista Julien Duvivier, nome importante non solo per il cinema francese ma anche per quello italiano, è lui infatti uno dei registi di 2 dei film (i più riusciti per conto mio) della saga di Don Camillo: “Don Camillo” del 1952 e “Il ritorno di Don Camillo” del 1953; nonché di uno dei miei film preferiti in assoluto: “Anna Karenina” del 1948 con l’impareggiabile Vivien Leight. Duvivier è stato un regista importante, che ha lavorato tra gli anni ‘20 e i ‘60, lavorando con nomi illustri quali Jean Gabin, Brigitte Bardot, Fernandel e Michel Simon, passando dal drammatico al musical, al noir e la commedia, sfiorando correnti cinematografiche importanti, ha mantenuto una sua rotta personale lasciando un segno se non tra la critica blasonata, sicuramente nel cuore degli spettatori affezionati. In questo suo ultimo lavoro ci sono alcune lacune narrative, mancanze logiche nella sceneggiatura, dove lo spettatore deve immaginare cosa sta succedendo o cosa sia accaduto. Carica molto le aspettative sul finale, che però non riesce a soddisfare del tutto, rimediando il tutto con un paio di trovate e un colpo di scena che rimane sospeso, alla Chabrol (per intenderci), ma senza la finezza della mano dell’illustre collega francese. 

Senta Berger, Alain Delon

Diabolicamente tua (1967): Senta Berger, Alain Delon

 

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