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Old

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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Barone Cefalu

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La recensione su Old

di Barone Cefalu
5 stelle

Shyamalan, regista amato/odiato per scelte narrative spesso radicali, non si può dire che non abbia influenzato il cinema di intrattenimento degli ultimi decenni. Fin dagli esordi la sua matrice stilistica, sia visuale che narrativa, è stata subito chiara.

Una fotografia sempre interessante, mai banale, con qualche rimando Hitchcockiano ma in una veste rinnovata e nuovamente ammaliante, e una narrazione che unisce elementi del quotidiano a quelli del soprannaturale o della fiaba.

Questo modo di raccontare e di rappresentare il mondo Shyamalaniano lascia una impronta subito riconoscibile, che già non è poco.

Per il regista tutto ruota attorno al Segno, o ai segnali. Ai simboli e al non voler accettare il caso. Tutto ha un senso dettato dal soprannaturale o spirituale che non ci è dato capire fino in fondo ma occorre accettarlo affinché gli eventi abbiano un senso. Quindi tutti i film di questo regista si possono tranquillamente descrivere secondo la struttura Fatto - elemento estraneo o soprannaturale - chiave - accoglimento (accettazione) e risoluzione. La riuscita di questo cammino è tanto più efficace e appagante quando la chiave resta segreta, abilmente nascosta e non intelligibile dallo spettatore, che si ritroverà alla fine stupito e costretto a reinterpretare in altra chiave tutti gli eventi trascorsi.

 

OLD è l'ultimo lavoro del regista, e continua nella tradizione, o meglio struttura riconoscibile del regista. Non manca nulla, neppure il solito cameo dello stesso, sempre di rimando Hitchcockiano, ma che prende sempre più piede fino a diventare personaggio che influenza la storia. Non svelerò niente di segreto, visto che molti elementi già sono evidenti nel trailer, ma l'elemento centrale si svolge in un luogo dove le regole del tempo, o entropiche per chi vuole, vengono sovvertite o meglio dire accelerate. Un luogo dove diversi personaggi, con professioni, vite, età e problemi diversi reagiranno in modo differente allo scorrere accelerato del tempo. L'elemento più affascinante sarà evidenziare in pochi minuti come la vita dell'essere umano in una fase della propria vita è dettata da speranze ed illusioni, voglia di reagire, mentre con l'invecchiamento sarà la morte unica protagonista, che detterà in modo diverso i destini di ognuno, e che donerà pace o rassegnazione, o che travolgerà da tormenti e fobie passate. 

 

Non dirò altro, se non che ho trovato, ironicamente, il film affrettato. La struttura narrativa va avanti banalmente e spesso con un susseguirsi di incongruenze narrative, elementi forzati e quasi noiosi. Shyamalan resta intrappolato nella sua macchina creativa, è costretto a utilizzare tasselli ormai consumati, assimilati, senza ispirazione. Non c'è più stupore, il soprannaturale non ha consistenza, non ha identità. Gli attori bene o male fanno il loro lavoro, ma si nota che a loro volta sono costretti a portare avanti il gioco loro malgrado.

La chiave ed i simboli vengono continuamente spiattellati, come parole crociate facilitate, vengono serviti continuamente senza alcuna connessione con un luogo che vorrebbe apparire soprannaturale, ma scade in luogo poco credibile e senza identità.

Siamo lontani dai luoghi spirituali dell'immortale Picnic ad Hanging Rock di Weir, o dalla claustrofobica impossibilità di fuga di un altro capolavoro, L'angelo sterminatore di Buñuel.

Shyamalan banalizza e porta avanti noiosamente un discorso che denota, appunto, scrittura e realizzazione affrettate, ed una risoluzione che banalmente più che arricchire aggiunge rammarico per la possibilità mal giocata da parte di un regista che ha saputo fare sicuramente di meglio in passato. 

 

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