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Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Old

di Baliverna
7 stelle

L'offerta di quella vacanza era fin troppo allettante e inverosimile: prezzi stracciati, luogo da sogno, servizio a cinque stelle. Avrebbero dovuto pensarci prima di prenotare.

 

Nonostante l'andamento ondivago delle opinioni su questo film, ho dato ad esso fiducia anche perché – scusate l'ironia – Italia 1 lo ha trasmesso in seconda serata, nonostante la prima visione.

Mi sono detto che allora non poteva essere solo un horror per ragazzi con un po' di splatter, giusto per condire la pietanza.

Ebbene, non mi sono pentito di averlo guardato. L'idea di base è originale, e il modo in cui viene sviluppata non è banale. L'uso degli effetti speciali, poi, è limitato al necessario, sicché essi non sono invadenti ed ostentati. Vi è una sola scena veramente horror che si serve di effetti speciali (anche se, mi pare, non digitali): cioè quella della morte della donna con le ossa rotte. Fa veramente paura, anche perché – e questa è una buona idea – non viene mostrato chiaramente e a lungo quello che le sta succedendo. Il non mostrare bene l'orrore e per molto tempo è un'efficace tecnica che fu praticata da Adrian Lyne nel suo “Allucinazione perversa” (che consiglio a tutti), e poi ampiamente spiegata a voce dal regista.

Qui Shaymalan mira a produrre sensazioni ed emozioni nello spettatore soprattutto con quello che egli sa o pensa, e meno con quello che vede. Il sapere, ad esempio, che c'è una barriera invisibile la quale impedisce agli sfortunati bagnanti di lasciare la spiaggia maledetta comunica ansia, claustrofobia, e senso di impotenza. Gli indizi misteriosi (gli oggetti nella sabbia, le telecamere puntate da lontano) rendono la situazione ambigua, infida, indecifrabile.

Quanto alle tematiche toccate dalla sceneggiatura, oltre a quella evidente dello scorrere del tempo e dell'invecchiamento, vi è il modo diverso di reagire alle situazioni estreme rispetto alle varie persone. Il medico, ad esempio, è ottuso, egoista, impulsivo, e non ne infila una di giusta. Tra gli altri c'è chi ha troppa paura, chi ha rimorsi sul proprio passato, chi è gretto e vigliacco, e chi non si arrende ed è disposto a rischiare pur di farcela. La donna che aveva in programma di piantare marito e figli, per un motivo che forse è solo una scusa, compie una dolorosa ma salutare catarsi sentimentale.

Non voglio rivelare il finale; mi limito solo a constatare che, se esistesse veramente una tale spiaggia, la spiegazione fornita non è affatto esagerata, futuristica, o pessimistica. Essa è proprio verosimile.

Mi sono piaciute anche le idee della chiave d'oro che fa capolino sulla battigia, e quella del castello di sabbia stesso, che avrebbe dovuto restare il titolo del film, piuttosto quello un po' banale “Old”. Quando le si è provate tutte, e si è sfiniti, con la mente ormai febbricitante e incapace di considerare l'insieme, è meglio riposarsi un attimo e staccare. Magari l'idea giusta verrà proprio così, quasi per caso e facendo altro.

Ecco qualche difettuccio, a mio parere: il paesaggio inquadrato con poca perizia e gusto, dei dialoghi non sempre perfetti, qualche inverosimiglianza (l'immersione) e una definizione dei personaggi che fa sentire nostalgia di certi film di sessant'anni fa. La fotografia digitale, inoltre, è più levigata e spenta del solito.

Al di là di qualche piccolo difetto, tuttavia, io promuovo il film, anche perché mi ha tenuto incollato alla poltrona fino alla fine.

 

 

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