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C'mon C'mon

Regia di Mike Mills vedi scheda film

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La recensione su C'mon C'mon

di supadany
7 stelle

La vita è scandita/condizionata da vicissitudini che intervengono improvvisamente mentre pensi a tutt’altro, seguendo la routine, camminando con il pilota automatico inserito  in mezzo a uno scenario contraddistinto da troppi bla, bla, bla e prospettive imprendibili/indecifrabili.

Così, spesso e volentieri, quando meno te lo aspetti capitano – tra capo e collo – fatti che modificano/orientano il corso degli eventi, che consigliano/impongono di agguantare/sfruttare l’occasione, nel solco del modo di dire se non ora, quando?.

Insomma, la rotta dell’individuo non funziona a comando, non segue le indicazioni inserite nel navigatore, esattamente come attestato da C’mon C’mon, uno scrigno tascabile e rigoglioso, un film low profile che ravvisa, incanala ed esterna comportamenti e traversie, particelle e anticorpi, consigli e disquisizioni costituenti la variopinta e pensierosa natura umana.

Mentre sta attraversando gli Stati Uniti per sviluppare un progetto radiofonico, Johnny (Joaquin PhoenixJoker, Lei) riallaccia il rapporto con sua sorella Viv (Gaby HoffmannL’uomo dei sogni, Io e zio Buck), interrotto da un anno, da quando hanno condiviso il lutto per la morte della madre.

Quando Viv gli chiede di occuparsi per qualche giorno di suo figlio Jesse (Woody NormanPoldark, Demeter – Il risveglio di Dracula) per prendersi cura di Paul (Scott McNairyMonsters, Cogan – Killing them softly), il padre del bambino gravato da problemi mentali incontrollabili, Johnny accetta di buon grado.

Questa convivenza improvvisata finirà per durare più del previsto, portando concreti benefici a tutti i diretti interessati.

 

Woody Norman, Joaquin Phoenix

C'mon C'mon (2021): Woody Norman, Joaquin Phoenix

 

Con C’mon C’mon, il regista americano Mike Mills prosegue il suo personale percorso, intrapreso con le sue prove precedenti (Beginners, Le donne della mia vita), aggiungendo un ulteriore, prezioso e più ampio tassello sulle dinamiche familiari.

Fin dalle prime battute, si guarda intorno e prende appunti, stabilisce, coltiva e definisce con adeguato garbo una specifica frequenza d’onda, nella quale non esistono risposte - per forza di cose - giuste o sbagliate, ondeggiando tra un microcosmo individuale/familiare e la collettività, tra un passato malinconico, un presente tribolato e un futuro incerto, toccando località iconiche, in ordine la Detroit trafitta dalla trasformazione industriale (vedi Solo gli amanti sopravvivono), Los Angeles, New York (una sorta di terra promessa) e New Orleans, dove le ferite del recente passato hanno lasciato evidenti cicatrici.

Dunque, imposta un rapporto speciale, quello tra zio e nipote, ed emette piccole scosse emotive, alcune destabilizzanti altre di assestamento, nel quale il dare è strettamente relazionato al ricevere, con un doppio senso di percorrenza attenzionato a distanza ravvicinata, ma sempre con misura, con una sincera commozione che non cede il passo a sviolinate svenevoli e gratuite, evitando di (s)vendere false/inesistenti speranze.

Uno spaccato che invita a fare un passo in avanti, reso ancora più intimo e d’autore da un fondale sonoro, presente ma non invasivo, e soprattutto dalla fotografia in bianco e nero di Robbie Ryan (La favorita, Io, Daniel Blake), efficace sia nei puntelli interiori sia negli spazi aperti, lo stesso dicasi quando il film assume i connotati di una favola contemporanea o vira su un format documentaristico (vedasi le testimonianze dei giovani interpellati), contenendo le striature arty pur essendo evidentemente levigato.

Infine, se il film funziona pur rinunciando alle scene madri e a una narrazione moderna, bisogna menzionare la proficua interlocuzione tra Joaquin Phoenix e Woody Norman, con il fuoriclasse che si mette al servizio della pratica donando un proverbiale/avveduto contributo senza esondare, e la giovanissima controparte capace di rimarcare una vivacità contagiosa.

 

Joaquin Phoenix, Woody Norman

C'mon C'mon (2021): Joaquin Phoenix, Woody Norman

 

In conclusione, C’mon C’mon è una piccola gemma, ingiustamente passata inosservata, quantunque le sua configurazione, lieve e dolce,  probabilmente un po’ troppo imbellettata, non lo renda appetibile al pubblico generalista e, almeno parzialmente, neanche a chi insegue la purezza del cinema d’autore.

Comunque sia, rimane una cartina tornasole candida e nutriente, con parametri vitali che confortano per gli auspici disseminati e punti di contatto che toccano tutti da vicino, tra distanze da ricucire e vuoti da colmare, scenate liberatorie e atti di comprensione, ricordi sfocati e mani protese in segno di aiuto, esperienze vissute e curiosità per quel che verrà, la fatica richiesta da ogni santo giorno e il sollievo partorito dal calore umano, piani revisionati di punto in bianco e dividendi che valgono il prezzo dello sforzo, contratture persistenti e inedite responsabilità, patemi e confidenze, capricci plateali e carezze amorevoli.

Vulnerabile e nitido, premuroso e spettinato. 

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