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Ma Rainey's Black Bottom

Regia di George C. Wolfe vedi scheda film

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La recensione su Ma Rainey's Black Bottom

di alan smithee
6 stelle

Nell'interno adeguatamente claustrofobico di uno studio di registrazione le cui porte sono sbarrate e, qualora violate, conducono in minuscoli cortili che appaiono più come trappole che vie d'uscita, nella Chicago degli anni '20 in cui i musicisti ed i cantanti cominciavano a rendersi conto dell'importanza di registrare su supporti la musica da loro creata e/o rappresentata, una band di quattro neri si appresta ad attendere la solista nonché vera star del gruppo: la intransigente, viziata e capricciosa Ma Rainey (Viola Davis, straripante, ma coerente con il personaggio, eccezionale come è ormai lecito puntualmente attendersi da questa grande interprete) , convintasi pure lei, dopo lunga reticenza, a cedere alle pressioni del suo manager per registrare finalmente i pezzi migliori della propria scaletta dal vivo.

L'attesa della diva ci permette di familiarizzare con i quattro componenti della band, tra cui spicca un giovane e talentuoso trombettista di nome Levee (Chadwick Boseman, prematuramente compianto e qui alla sua ultima interpretazione), che nutre propositi indipendentisti proponendo al manager della casa discografica personali, audaci ma tecnicamente pregevoli arrangiamenti personali di pezzi già noti, tentando così di crearsi uno sbocco professionale che gli crei indipendenza ed una fama che lo allontani dall'ombra un po' opprimente della diva incontestata.

L'arrivo di Ma, assieme alla giovane amante e ad un nipote balbuziente che la donna pretende di omaggiare facendolo introdurre la performance del disco in fase di registrazione, fnirà per creare scompiglio e ad accendere focolai di invidia e dissenso fino a quel momento a stento tenuti sotto controllo, fino ad un epilogo dai contorni assai drammatici.

Ma Rainey's black bottom è l'adattamento cinematografico, piuttosto accurato e ben interpretato, dell'omonima opera teatrale risalente al 1984 di August Wilson.

Tra le mani diligenti di un regista professionale ma senza colpi di genio come George C. Wolfe (noto soprattutto per il suo "polpettone" sentimentale Come un uragano, con Richard Gere e Diane Lane), il film che non nasconde mai la sua marcata origine teatrale, si fa apprezzare soprattutto per l'accurato dettaglio della ambientazione e per il carisma dei due eccellenti interpreti già citati, che costituiscono, assieme al restante valido cast di comprimari, la vera risorsa vincente del film.

 

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