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Stray

Regia di Elizabeth Lo vedi scheda film

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La recensione su Stray

di alan smithee
7 stelle

locandina

Stray (2020): locandina

FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - ALICE NELLA CITTÀ

Già il filosofo Diogene nel 368 a C. scriveva lodi di apprezzamento ed appassionata riconoscenza nei confronti del cane, e della sua funzione di guida leale nei confronti della razza umana.

Zeytin è una slanciata, splendida e fiera cagna, randagia come suggerisce il titolo, ma non così tanto da non meritarsi un nome, affibiatole dai pescatori ed i lavoratori manuali della zona portuale.

In Turchia una lotta strenua contro l'uccisione degli animali randagi ha reso cani e gatti pacificamente tollerati nelle città come in campagna, ma il loro numero spesso fuori controllo crea fenomeni di convivenza che escludono violenze, ma non una certa indifferenza ed apatia in chi finisce per convivere pacificamente con auesti gruppi di animali errabondi e spesso affamati.

scena

Stray (2020): scena

scena

Stray (2020): scena

 

Sentimento di distacco che queste povere bestiole, pur sfamate da persone e associazioni benevole, paiono subire con rassegnazione dignitosa, mentre la camera agile e svelta posizionata ad adeguata altezza animale, li segue nei percorsibtortuosi alla soasmodica ricetca di odori e tracce da seguire, senza sminuirne la meravigliosa naturalezza con cui la gestualità di branco vive i suoi dialoghi costruiti su splendide espressività colte con abile intuizione di ripresa.

E la magnifica Zeytun di espressività ne ha da vendere, attrice navigata che mai ammicca ad un cenno ruffiano per restare se stessa con la dignità che spesso gli eroi a quattro zampe (Lassie o Rin Tin Tin che sia) hanno svenduto in nome della gloria. Il suo volto dignitoso e preoccupato, teso ma anche indulgente verso una vita vissuta minuto per minuto, emana saggezza e desiderio di resistenza verso un futuro tutto incognite da prendere al meglio, resistendo senza attaccare mai per prima.

scena

Stray (2020): scena

 

Ecco allora il branco che vive ai margini, e si unisce agli emarginati di una umanità che, solo in auesti frangenti, trova il coraggio di accoglierli senza la presupponenza o la freddezza di chi li dà per scontati, ma non interviene mai con un semplice gesto per spezzarne l'indifferenza che li rende come invisibili. Dopo il toccante "Kedi - la città dei gatti", dedicato ai gatti né troppo selvatici, né tantomeno veramente domestici di Istanbul, Stray rappresenta la coerente, non meno appassionata e schietta risposta canina, che la bravissima regista Elisabeth Lo riesce a raccontarci senza furberie né alcun inutile furbo ammiccamento dolciastro.

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