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Leonora addio

Regia di Paolo Taviani vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Leonora addio

di yume
8 stelle

Il pubblico infatti applaude, il soffitto riccamente decorato dell’Opera di Roma rimbomba, ancora una volta Pirandello ci stupisce, ci scuote, ci porta a vedere la luna, come Ciàula.

locandina

Leonora addio (2022): locandina

Leonora addio”. Era il melodramma la cifra italica più autentica, una volta, e quell’aria dal Trovatore che il personaggio Mommina canta in Stasera si recita a soggetto fino a morire fa stramazzare al suolo l’attrice, troppo presa dal ruolo.

Ma fra vita e teatro c’è un abisso, e proprio per questo sono intercambiabili e nessuna delle due deve prevaricare sull’altra.

E dunque, neanche un fine vita vale l’apparato di rituali e umanità dolente al seguito.

Pirandello muore come tutti, benchè Accademico d’Italia, premio Nobel, amato e acclamato nei i teatri, letto, straletto.

E’ un povero vecchio ripreso dall’alto nel suo letto di malato, non può muoversi, vede i fantasmi dei figli, tre, da piccoli, e poi da adulti, e poi anche loro con qualche capello bianco.

Ma cos’è la vita? E’già finita? Si chiede.

Inizia così questo racconto di un funerale che sembra non dover finire mai, anni e anni per arrivare da Roma a Caos, in terra di Sicilia, di fronte al mare africano.

 Paolo sembra aver inglobato in sé il fratello Vittorio, morto nel 2018,i fratelli Taviani non si riusciva a pensarli separati.

Gira il film con lui, glielo dedica all’inizio, sono entrambi sul set a raccontare del loro amato Pirandello e di come la sua morte e sepoltura sembri una pagina scritta da quel grande premio Nobel per la Letteratura del 1934.

Compresa la messa in scena nella seconda parte del film, la novella “Il chiodo”, scritta poco prima della morte, l’ultima novella per un anno.

Quale anno? Quello di ognuno di noi che le abbiamo lette da ragazzi, tutte, e le rileggiamo in tutti gli  anni della nostra vita.

Vita e teatro, spettacolo e vita, una simbiosi infinita, e la lunga, lunghissima storia della traslazione delle ceneri in Sicilia è davvero l’ultima novella, post mortem.

Una piccola urna spoglia con le ceneri incassata nella nuda roccia, di fronte al mare africano, gonfio, calmo, verde smeraldo, un pino secolare a fare ombra.

Questo voleva Pirandello, tornare nella sua terra di Girgenti.

Si poteva desiderare di meno? Eppure il funerale ha impiegato decenni ad arrivare e la storia che Paolo Taviani racconta sembra uscita da quella fantasia inesauribile.

C’è di tutto, a partire dalle gerarchie fasciste che avrebbero voluto un funerale in grande stile che desse gloria al Fascio.

E’ vero, Pirandello aveva aderito, e il regime non poteva farsi scappare questo fiore all’occhiello.

Ma  la questione è complessa e non liquidabile in poche parole, la sua visione del mondo concretizzata nell’arte lo immunizza da tutto, e critiche e ostacoli gli vennero anche da quella parte.

E poi, “ la tirannia più balorda e più odiosa, la tirannia mascherata da libertà”, no, non era per lui l’assurda finzione che ci opprime ancora oggi. E di Mussolini diceva “un tubo vuoto” e qui finisce il discorso.

Per tornare all’ultimo atto del suo teatro di maschere nude, quando finalmente il fuoco riduce in cenere la modesta cassa di pino con i suoi resti, ecco il problema: come trasportare in Sicilia l’urna (che è un anonimo vaso di coccio da cucina).

Fabrizio Ferracane

Leonora addio (2022): Fabrizio Ferracane

Almeno però trasferiamo le ceneri in un bel vaso greco a figure rosse!

Una scelta tenerissima e ingenua, che spiazza tutti in platea.

Alla fine però da lì bisognerà travasare il contenuto in un piccolo contenitore che entri nel buco della roccia, dunque sforzo inutile e chissà ora quel vaso dov’è!

Avanzano ceneri (particolare che forse appartiene alla fantasia del regista) e un giusto e pietoso signore le raccoglie in un foglio di giornale e le disperde in quel mare stupendo.

Fabrizio Ferracane

Leonora addio (2022): Fabrizio Ferracane

E’ una scena che commuove fino alle lacrime e la musica di Piovani spalmata su tutto il film sa come commentare.

Ma prima di arrivare dopo anni e anni in Sicilia (c’è stata la guerra nel frattempo) ci sono momenti che più pirandelliani non si potrebbe (e quando un nome proprio diventa un aggettivo sappiamo cosa significhi, succede anche a Kafka.)

Il vaso greco avvolto con cura è chiuso in una cassa e caricato a fatica su un aereo militare americano che De Gasperi ha ottenuto per il trasportatore, il giurista e politico Gaspare Ambrosini (Fabrizio Ferracane).

Ma appena i pochi passeggeri si accorgono di dover viaggiare con un morto, Dio ci scampi e liberi! scendono in gran fretta e pure il comandante spegne i motori.

scena

Leonora addio (2022): scena

 Si opta allora per il treno, è un carro merci carico di profughi e prigionieri militari che rientrano a casa, dove si vive così ammassati che una coppietta non si farà scrupoli  di celebrare il proprio amore tra una fermata e l’altra.

 La cassa all’improvviso sparisce, al povero commissario governativo vengono i sudori freddi finchè non la trova.

Ci giocavano sopra a tressette col morto, urla e bestemmie!

Finalmente si arriva in paese, ma il vescovo ha problemi a benedire il funerale. Ma come? Non si può benedire un vaso! Trasferiamolo in una bara “cristiana” (concetto tutto da chiarire, ma sorvoliamo).

Purtroppo la bara non c’è, è morta tanta gente negli ultimi mesi, resta solo una bara da bambino.

E qui tocchiamo il fondo.

Mentre sfila il funerale tra ali di folla e tutto il paese riempie balconi e terrazze come tipico del Sud, due bambini credono che sia morto un bambino. I genitori, per tranquillizzarli, “Zitti, non è un bambino”, “Allora è un nano!”.  Genialità dei bambini!

Nessuno resiste, nemmeno il vecchio nonno semi rimbambito, si cerca di trattenere la risata, è impossibile.

Paolo Taviani riesce a far commuovere anche mentre si ride, e in questo il suo pirandellismo tocca i vertici.

I ragazzi dell’Università col loro cappello a punta portano la bara seri e addolorati, per loro è morto un Maestro, non importa se non l’hanno mai visto, certo l’hanno letto (allora accadeva) e le lacrime scorrono.

Da un balcone pende uno striscione “I tuoi attori”, Enrico IV mette la corona sui capelli, la signora Frola si stringe nel suo velo nero,

Quando finalmente Pirandello trova riposo nella sua terra torna il colore e lo spettacolo continua, a Brooklyn, dove un ragazzino uccide Betty dai capelli rossi con un chiodo.

Matteo Pittiruti, Dania Marino

Leonora addio (2022): Matteo Pittiruti, Dania Marino

Forse una storia vera, appresa dai giornali dell’epoca, e il ragazzo Bastianeddu diventa l’ultimo personaggio che ha trovato il suo autore, modello di un’umanità che la vita mette in croce e costringe, suo malgrado, a scelte folli, o suicide, o addirittura omicide.

Il ragazzo non sa spiegare perché ha ucciso la bambina col lungo chiodo caduto da un carro e chissà perché raccolto da terra.

Sa dire solo “E’ caduto apposta”.

Matteo Pittiruti

Leonora addio (2022): Matteo Pittiruti

 C’è in lui, strappato alla madre, al paese, all’infanzia, e portato in America dal padre, tutto il dolore di intere generazioni sradicate, costrette ad adattarsi ad un destino di cui non capiscono il senso.

C’è rabbia, frustrazione, dolore che diventa follia.

Dalle secche della vita alla dimensione dell’arte, nell’ultima novella Pirandello è andato oltre la tragedia dei sei personaggi, maschere nude consapevoli dinon poter far mai giungere agli altri la loro verità.

Il dolore di Bastianeddu si scioglie nel voto d’amore verso Betty, la povera ragazza morta che andrà a trovare ogni anno al cimitero, fino alla vecchiaia.

E’ il buco nel cielo di carta, “ basta pensare che c’è sopra il soffitto il cielo, e nel cielo ci sono le stelle, e s’inabissa la nostra inferma piccolezza”.

Paolo Taviani fonde materiale di repertorio (la consegna del Nobel, pezzi di storia patria, il processo a Caruso dopo le Fosse Ardeatine, De Gasperi in America, momenti di varia umanità di questa Italia tronfia al Nord e spelacchiata al Sud), alla fiction che si addentra nel disagio umano di vivere.

Il fox trot che  Bastianeddu balla da vero divo sulle quattro assi di legno del locale del padre apre prospettive, in fondo siamo a Broccolino, e quanti hanno fatto fortuna partendo così, da emigranti miserabili e ghettizzati nel sogno americano?

Ma poi un urlo rauco scuote la platea, una brutta viperetta dai capelli rossi come quelli del diavolo fa una linguaccia spaventosa e afferra i capelli neri dell’altra, cadono a terra, se le danno.

Fuori, tra la polvere e le case basse della miseria.

Bastianeddu è immobile, era uscito dal locale con una strana malinconia addosso, rivedeva la madre, quel fazzoletto bianco al vento in cima ad una canna che li salutava.

Non si può rompere il silenzio di qualcuno così. E l’ammazza.

Bastianeddu è impazzito? No, è sulla scena, ha il suo dramma di cui è personaggio. La storia non è vera?

“Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d'infinite assurdità le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere.”.

Il pubblico infatti applaude, il soffitto riccamente decorato dell’Opera di Roma rimbomba, ancora una volta Pirandello ci stupisce, ci scuote, ci porta a vedere la luna, come Ciàula.

Paolo Taviani

Leonora addio (2022): Paolo Taviani

 

   www.paoladigiuseppe.it

 

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