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Il profumo della signora in nero

Regia di Francesco Barilli vedi scheda film

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alex1975

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il profumo della signora in nero

di alex1975
8 stelle

Un dramma psicologico con forti e cupe venature horror, che deve la sua originalità soprattutto alle atmosfere polanskiane e all'eleganza formale (soprattutto nella fotografia e nella cura dei dettagli). D'impatto la recitazione di Mimsy Farmer, che conferma la sua attitudine a impersonare donne fragili e instabili.

L’esordio alla regia di Francesco Barilli (autore che, purtroppo, ha fatto poco altro) colpisce per le atmosfere polanskiane, poco consuete nelle produzioni italiane (appare impressionante il parallelismo con L’inquilino del terzo piano, uscito un paio di anni dopo, al punto da chiedersi se Polanski, pur ispirato da un romanzo di Topor, abbia visto il film di Barilli). L’intreccio tra l’esplorazione di una mente in disgregazione e l’occultismo è forse un po’ forzato, ma conferisce fascino all’opera, assieme alla fotografia curatissima e ricca di rimandi e particolari ricorrenti, come in un gioco di specchi, enfatizzata dal commento musicale di Piovani. Molto valorizzata è l’espressività della Farmer, protagonista assoluta, malinconica e allucinata, attorniata da personaggi che suscitano istintiva repulsione e che creano un angoscioso clima cospirativo (in particolare, Scaccia e Orlando, con la loro falsa affabilità, ma anche Jhenkins, col suo eloquio quasi robotico; sul versante femminile, inquietano la “bambina orribile” Wendel e la medium Nike Arrighi, che sembra la sorella malvagia della Macha Méril di Profondo Rosso). Il finale, che segue una rappresentazione di un delirio da antologia, con la sua muta e gelida crudezza, segna quasi una cesura stilistica e logica col resto del film, chiudendolo con un’aura di mistero. 

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