Regia di Michael Mann vedi scheda film
Jeffrey Wigand, un bravo chimico e padre di famiglia, viene licenziato da una multinazionale dell’industoria del tabacco. Il motivo formale è per mancanza di comunicazione. In realtà il chimico che ha cercato di mettere sostanze non nocive nelle sigarette era in dissenso con i dirigenti perché loro puntavano più sulle vendite. Per vendere di più le multinazionali di tabacco hanno aggiunto ammoniaca alle sigarette per far sì che i polmoni possano assorbire più facilmente la nicotina e creare quindi la dipendenza. Grazie a al programma d’inchiesta 60 minutes, questa storia viene a galla nonostante il produttore non abbia vita facile con i suoi amministratori e soprattutto nonostante il chimico venga continuamente minacciato è perseguitato. Mann gira con la telecamera a spalla per dare un taglio documentaristico e fa leva sulla diversità dei personaggi principali. Da una parte il chimico è un uomo tranquillo che vive per la famiglia e per fare del bene il suo lavoro. Ad aiutarlo c’è un giornalista e produttore che viva una vita frenetica e non si ferma a niente per fare le inchieste più scomode. Di fronte a loro ci sono le multinazionali che sembrano delle cosche mafiose che minacciano, giurano il falso davanti al congresso Americano e fanno leva sulla omertà e sul loro potere economico per chiudere i loro casi scomodi. Il film dura abbastanza ma anche perché il tema lo meritava. Tante le malattie provavate dal fumo, mietendo vittime in tutto il mondo. Pacino e Crowe fanno a gara di bravura. Tratto da una storia vera ed è per questo che fa ancora più paura.
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