Regia di David Lynch vedi scheda film
Un inno alla calma e alla lentezza, alla semplicità e alla generosità, senza perversioni psicologiche o scabrosità velate.
Lynch dimostra di saper ancora dirigere una semplice biografia (la storia trattata è vera) dando comunque un tocco autoriale nella regia, nel montaggio e nella sceneggiatura. La macchina da presa si muove lenta quanto il tagliaerba e fa apprezzare ogni dettaglio, ogni paesaggio facendo capire l'importanza della lentezza (in questa era di velocità e complessità).
Scenografia, fotografie e musiche incredibilmente commuoventi lasciano senza fiato rendendo l'esperienza visiva completa. Durante tutto il film Alvin farà molti incontri dispensando consigli (come quello ai fratelli o alla ragazza madre) e ricordando il suo passato (con un suo coetaneo): dialoghi forse retorici che tuttavia, nell'atmosfera del film, si dimostrano d'impatto. L'opera riesce anche a strappare qualche risata, rendendo tutto più scorrevole (come si fa a non ridere vedendo partire il vecchio col tagliaerba!).
In conclusione: a volte dietro l'apparente semplicità non si cela nulla (Lynch è geniale a girare questo film dopo la critica di Velluto Blu, e la complessità di Strade Perdute). Ritroviamo l'emozione nel guardare un temporale, nell'osservare il paesaggio durante il viaggio, nella compagnia di un estraneo; mettiamo da parte l'orgoglio per mettere da parte le controversie; guardiamo il cielo stellato con chi ci vuole più bene
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