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Fucking Åmål - Mostrami l'amore

Regia di Lukas Moodysson vedi scheda film

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La recensione su Fucking Åmål - Mostrami l'amore

di M Valdemar
8 stelle

Adoro la Svezia! E film come questi me la fanno amare ancora di più …

Siamo sul finire degli anni novanta, il grunge è praticamente defunto e il moscio new metal non ne ha la potenza disperata e dirompente per poterne proseguire le gesta. Ecco quindi che realtà scandinave, e in particolare svedesi, emergono imperiosamente sulle scene, suonando, con passione e fertile perizia tecnica, del selvaggio, furioso, sincero e fottuto rock‘n roll. Grande Rock, insomma. Band strepitose come Hellacopters (grazie ragazzi!), Backyard Babies, The Hives, Hardcore Superstar, Spiritual Beggars, Puffball, Peepshows, Refused, Division of Laura Lee, Zebulon, Millencolin, Maryslim, The (International) Noise Conspiracy, e molte altre ancora, per almeno una decina d’anni contribuiscono a far eleggere Stoccolma e la Svezia tutta, non solo come nuova capitale mondiale del Rock ma anche come posto, sia reale sia “mentale”, di massima libertà espressiva e creativa, soprattutto per i giovani (e tra l’altro, nel 1998 Stoccolma è stata città europea della cultura …). Il tutto col cortese aiuto degli incentivi statali (non è una boutade!).

E’ in un contesto come questo pertanto, che va inserita un’opera, grezza, genuina, semplice come la storia che racconta, come Fucking Åmål.

Il regista è Lukas Moodysson, un giovane, e di anni ne ha ventinove anni quando gira questo piccolo gioiello, una (apparentemente) classica storia di adolescenti.

 

Åmål è una piccola, grigia, città situata nel sud-ovest della Svezia, ed il motivo per cui è “fottuta” lo spiega Elin (Alexandra Dahlström), una delle due protagoniste, all’altra, Agnes (Rebecka Liljeberg), al loro primo vero dialogo, notturno, su un’anonima strada:

- Lo sai qual è il mio incubo peggiore? Di restare sempre qui a Åmål. Di doverci rimanere per sempre. Di fare un sacco di figli, di comprarmi la macchina, la casa e sai, tutte quelle cose. Poi il mio uomo mi pianta in asso perché ha conosciuto un’altra più giovane e carina e io rimango lì con i ragazzini che urlano e strillano come matti. Una vita del cazzo, senza senso! (…)

e ancora:

- Ma è assolutamente sbagliato! Solo perché vivi in questa merdosissima Åmål …

 

Elin sembra la tipica ragazza appariscente e procace, desiderata e superficiale, annoiata e vanitosa (“Che meraviglia, come sono figa!” dice ammirandosi allo specchio dentro l’ascensore). Ma cela un animo tormentato e niente affatto frivolo, si rende conto di ciò che vorrebbe essere e ciò che invece (forse) è:

- Ma io voglio essere strana. No. Non proprio strana, però non voglio essere come tutti gli altri. Anche se delle volte, credo di essere come tutti gli altri.

Elin bacia Agnes, per uno stupido scherzo in combutta con la sorella maggiore, e “avverte” che qualcosa non torna, “sente” una sintonia, un’armonia insolita e bella, che si trasformerà successivamente in agonia e frustrazione quando, per cercare di fuggire da questa storia così assurda e soprattutto da sé stessa e dai propri reali sentimenti, si finge innamorata di un inutile e ottusoragazzetto, stupido e uguale a tutti gli altri stupidi maschi, la cui attività principale è quella di misurarselo (il cellulare).

Agnes, invece … E’ con lei che si apre il film, mentre al computer è intenta a scrivere:

“La mia lista segreta:

1. non voglio festaggiare il compleanno

2. che Elin mi veda

3. che Elin s’innamori di me

Io amo Elin !!!!!!!!!!!”

Impossibile per il sottoscritto non identificarsi in Agnes, che si strugge per un amore non corrisposto, che scrive poesie per Lei, che a scuola non riesce a far altro che pensare a Lei, che cerca di incrociare uno sguardo o un sorriso che mai arriverà, che riporta il suo nome dappertutto …

Agnes è “strana”, è “diversa”, solitaria, vessata dalle compagne di scuola, è triste, non ha amici, ha dei genitori piccolo-medio borghesi così vicini e così lontani (il padre, e i suoi argomenti sulle persone che cambiano nel tempo - e Agnes che gli risponde: “Ma papà, stai parlando di qualcosa che … succederà fra venticinque anni. Scusa, ma io preferisco essere felice ora, che fra venticinque anni!”).

Elin comprende che non riesce a non smettere di pensare ad Agnes, se ne scopre innamorata, e lascia il deficiente.

A tal riguardo, è stupenda la scena in cui entrambe le ragazze, ognuna a casa propria e sul proprio letto, sono inquadrate con sguardo assorto e sognante … pensano una all’altra … Il tutto con un accorato e splendido sottofondo musicale, la canzone “Drifter” di Yvonne.

Questo è solo il preludio a quanto accade a scuola, e precisamente nel bagno, dove Agnes è trascinata a forza da Elin. Non racconto altro, se non che si tratta di una scena bellissima ed emozionante … la confessione … l’uscita a testa alta e mano nella mano … occhi sorridenti …

E, incredibilmente, non è quella conclusiva. Perché è un film davvero “semplice”.

 

Lukas Moodysson, anche sceneggiatore, è bravo, è molto bravo, “dipinge” quadri sgranati e dai toni caldi e realistici. Non vuole giudicare né permettere che altri lo facciano, non è pretenzioso e non vuole imporre e/o insegnare niente; la sua sola “missione” è raccontare una storia, e lo fa in maniera precisa e coinvolgente, focalizzando l’attenzione dello spettatore, con primi piani che non ammettono distrazioni, verso l’essenza delle persone suggerendo quasi i loro pensieri e stati d’animo. I dialoghi sono intrisi di una quotidianità disarmante ma efficace, funzionale nell’ottica generale.

Infine le attrici protagoniste: in poche parole straordinarie.

Rebecka Liljeberg pare nata per quel ruolo, con quella faccia, quelle espressioni ora speranzose ore autodistruttive ora arrabbiate, recita in maniera molto naturale e ci trascina in vortice dal quale è difficile liberarsi. Alexandra Dahlström è irresistibile nel suo continuo fare imbronciato e smorfioso, risulta assai credibile nel percorso che affronta ed oltretutto è parecchio espressiva. Una coppia perfetta.

 

In conclusione, pensando ad Agnes, sono sicuro che le sarebbe piaciuto dedicare alla “sua” Elin, questa canzone (che è successiva al film, del 2000), degli Hardcore Superstar e tratta dall’album Bad Sneakers and a Piña Colada, intitolata “Someone Special”:

 

You came to me

like a little mislead child

You're the only one, my spirit's gold

Don't make our time together

a moment of joy

Cause love will guide us through

 

Maybe you want it too, maybe you

Cause I don't wanna be the one

that send you away

 

Someday you gonna be

someone special one

All the places we've been

And all the faces we've seen

 

I know there were times of pain

And there were times

I didn't understand

 

And I know there were times

I wouldn't hold your hand

But baby, now I'm here for you

 

Maybe you want it too, maybe you

Cause I don't wanna be the one

that send you away

 

Someday you gonna be

someone special one

All the places we've been

And all the faces we've seen 

 

 

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