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Comma 22

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Comma 22

di axe
7 stelle

Il capitano Yossarian, assegnato ad uno stormo di bombardieri B-25, con base in qualche luogo nel Mar Mediterraneo ed impiegato per colpire città italiane durante la Seconda Guerra Mondiale, è stanco di veder morire persone intorno a lui e vorrebbe evitare di serguire la loro sorte. Medita pertanto, di fingersi pazzo, affinchè sia esonerato dalle missioni, ma cade nel paradosso del "comma 22", di un qualche articolo di una indefinita normativa, secondo il quale, se chi è pazzo può chiedere di non volare, chi chiede di non volare non è pazzo. Mentre il capitano Yossarian elucubra, tergiversa, cerca una via d'uscita dal paradosso, la follìa divampa intorno a lui. Il film "Comma 22" basato sull'omonimo libro di Joseph Heller e diretto da Mike Nichols, esprime una satira antimilitarista a 360 gradi. All'autore preme porre in evidenza lo sfavorevole rapporto tra la precarietà della vita umana e le finalità per le quali si corrono i rischi connessi; le gravissime disparità di trattamento tra persone che vestono la stessa divisa; l'assurdità del castello di norme che regola la vita militare, incapace di arginare i suddetti fenomeni. Mentre gli ufficiali, da un lato aumentano il numero minimo di missioni per ciascun membro, basandosi su vaghe motivazioni retoriche in grado di velare a malapena il loro disinteresse per l'altrui vita umana, e da un altro trafficano insieme ad intraprendenti personaggi "di terra" per conseguire dal protrarsi del conflitto quante più utilità possibili - emblematico, al proposito, è il personaggio dell'ufficiale Milo Minderbinder, il qualche mette su un "Monopolio", che, con traffici, commerci ed intrallazzi vari, condiziona l'intera operatività della base - a bordo degli aerei si continua a morire. A più riprese, Yossarian è mostrato fornire assistenza ad un compagno ferito a morte. L'evento rafforza la volontà del protagonista di correre meno rischi possibili. L'aviatore tenta di fingersi pazzo, senza avanzare richieste ma comportandosi in modo anomalo, almeno secondo la logica militare. E, probabilmente, non è il solo. Aumentano gradualmente manifestazioni di follìa intorno a lui, vere o simulate; qualcuno, a causa di esse, ci lascia la pelle. Le iniziali tonalità da commedia - sempre, comunque, amara - lasciano spazio a tinte grottesche, nella seconda parte del film. Il "Monopolio" degli ufficiali, sotto la guida di Milo, fa bombardare la base dai suoi stessi velivoli, per onorare un contratto stipulato con il nemico; lo stesso prende il controllo del business della prostituzione, uno tra gli svaghi preferiti dalla truppa. A fine racconto, il suo potere è tanto vasto da aver affiancato le proprie insegne a bandiere e stemmi nazionali. I personaggi del film si dividono tra quelli impegnati nelle missioni di volo e bombardamento (spesso assolutamente inutili a fini strategici), consapevoli del gravissimo rischio che corrono ad ogni decollo, ognuno con il proprio modo di gestire la relativa ansia, e quelli del personale di terra, anch'esso con le proprie debolezze e psicosi. Tutti fanno parte di un unico, folle, incontrollabile meccanismo. Tra gli attori, ho apprezzato Alan Arkin, nel ruolo del capitano Yossarian, uno di quelli che sembra "aver capito il gioco". Non è un vigliacco, ne' un eroe. E' una persona come un'altra, la quale, compresa l'assurdità di un contesto, tenta di sottrarsi alle sue dinamiche. Bravo Jon Voight, nelle vesti del traffichino Milo, un lestofante dal volto pulito, molto difficile da trovare antipatico nonostante la connotazione negativa del suo personaggio. Brevi apparizioni per Orson Welles, nei panni dell'accigliato generale Dreedle; memorabile la sequenza che lo vede partecipare ad un briefing in compagnia di un'avvenente e provocatrice ausiliaria. Rilevanti le presenze di Art Garfunkel e Martin Sheen. Il ritmo è più sostenuto nella prima parte, meno nella seconda; le ambientazioni varie, non ben definite, ne' realistiche. Benchè sia evidente che lo stormo sia impiegato in Italia, gli aridi dintorni della base lasciano pensare che essa sia in Africa; i personaggi, però, sono mostrati recarsi a Roma - riconoscibile per le immagini di Piazza Navona e l'accento delle doppiatrici in italiano - per divertirsi o fare altre attività. Certo, non è un realismo documentaristico, quello che cerca l'autore. Preme evidenziare, un po' intrattenendo, un po' colpendo, con scene di forte impatto, lo spettatore, l'assurdità del contesto. In guerra si vive - e si muore - senza motivo, in un attimo, in virtù di regole illogiche ed insensate, di cui personaggi senza scrupoli si avvalgono per favorire, ben che va, un patriottismo di rito; mal che va, biechi interessi personali.

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