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La cripta e l'incubo

Regia di Camillo Mastrocinque vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La cripta e l'incubo

di Baliverna
4 stelle

Un tetro castello, una famiglia storta e torbida, strani personaggi che vengono a bussare alla porta, una cripta, una strga che vuole vendicarsi..... Un minestrone del gotico, ma con poca intelligenza.

*** CONTIENE ANTICIPAZIONI *** Finalmente son riuscito a vedere questo curioso filmetto, che appunto mi incuriosiva sia per il genere gotico, che per le opinioni contrastanti che suscita. A me è sembrato scarso, o sicuramente non sufficiente.
La trama affastella senza coerenza i clichè del genere gotico; qualcuno viene calato nel film a forza, e in contrasto, o quasi, con la trama. Ad esempio l'incubo vampiresco, con i segni sul collo, è uno di questi elementi. I dialoghi, poi, li ho trovati scolastici e banali. La sceneggiatura, inoltre non chiarisce i rapporti tra il conte e la sua concubina, e di questa con la ragazza vessata da incubi. Si accenna a rivalità e gelosie, ma il tutto rimane non spiegato.
Camillo Mastrocinque, decisamente più a suo agio nelle commedie, dirige inoltre con lentezza e poca convinzione. Forse si rendeva ben conto che la sceneggiatura era di basso livello.
Christopher Lee fa la sua figura, forse per il suo volto oblungo e le sopracciglia pronunciate, che in generale ben si adatta al genere horror (basta guardare la sua carriera!). Quanto al resto, ci sono alcune suggestioni erotiche e qualche accenno al lesbismo nel rapporto tra le due ragazze. Sono innesti gratuiti, messi solo per stuzzicare un po' il pubblico; va anche detto, tuttavia, che un certo erotismo forse macabro è sempre convissuto col genere horror, già a partire dagli anni '50 e '60.
L'elemento migliore della pellicola è forse l'ambientazione, curata ed efficace. Da segnalare di riuscito anche l'incubo iniziale della carrozza, e la sequenza della morta che si solleva dalla bara e punta il dico contro uno dei personaggi. Mi ha fatto proprio paura.
Dello stesso argomento (una strega condannata a morte che torna per vendicarsi e che vive in una sua discendente) si era occupato, con ben altri risultati, Mario Bava con "La maschera del demonio" (1960). A sua volta il tema è tratto da un racconto di Nikolaj Gogol (Il vij).

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