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Fight Club

Regia di David Fincher vedi scheda film

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La recensione su Fight Club

di supadany
10 stelle

Grandissima opera di David Fincher che prendendo linfa vitale dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk costruisce un’insieme dalla forza dirompente (estetica o narrativa che sia) che va apertamente contro il sistema (quello economico, ma anche quello che ci costringe a lavorare per comprare cose che non ci servono come dice ad un certo punto Tyler) e che predilige addentrarsi in tutto ciò che è situato alla deriva, i rifiuti della società.
Un mediocre uomo newyorchese (Edward Norton) se la passa sempre peggio, ormai non riesce più a dormire, quando in un viaggio di lavoro incontra il classico uomo che ti cambia la vita, ovvero Tyler Durden (Brad Pitt).
Insieme aprono il “Fight club”, luogo nel quale gli uomini possono sfogarsi e riconciliarsi a suon di pugni, insieme vivono (con l’incomodo femminile rappresentato da Marla Singer (Helena Bonham Carter)), ma Tyler ha ambizioni molto più alte finendo col dar vita ad una vera e propria milizia anarchica che diventa rapidamente autonoma mirando a mettere a soqquadro gli equilibri sociali.
Vero e proprio cult generazionale, un pugno in un occhio verso il cinema tradizionale, con un linguaggio ridondante, che viaggia ripetutamente tra provocazione e perversione con un percorso che parte da una mente problematica per poi allargarsi andando fuori controllo.
Visto e rivisto, non mancano alcune forzature narrative, ma al contempo il doppio regala anche tanti rimandi, soprattutto quando di mezzo c’è il personaggio di Marla, ma soprattutto è il delirio a prendere sempre più campo.
Non sarà un esempio di sopraffina coesione, ma sono davvero pochi i film che possono vantare un così grande numero di scene indimenticabili, quelle che ti ricordi pari pari anche dopo anni, frasi ad effetto (giusto per citarne una “Era dalle elementari che nessuno mi scopava così!” detta da Marla) e sovraesposizioni letteralmente deliranti.
Oltre ad una direzione, tecnica ma anche pratica, di grande personalità da parte di David Fincher, l’operazione è impreziosità da tre interpreti in stato di grazia, con un Pitt che diventa “sporco”  e anarchico oltre ogni livello pensabile, un Norton (in)credibile anche quando si prende a pugni da solo ed una Bonham Carter che sembra precipitata da un altro pianeta (non per niente è la signora Burton).  
La ciliegina sulla torta è poi il finale, a dir poco ad effetto (per me semplicemente indimenticabile), il congegno è ormai inarrestabile quanto un treno in corsa senza controllo e le note della magnifica “Where is my mind” dei Pixies non possono che suggellare definitivamente il tutto (con tanto di in­serto “hot”).
Non sarà, e non è a tutti gli effetti, un film da annoverare come perfetto, ma raramente le imperfezioni sono così assimilabili all’interno di un tessuto che presenta così tante scelte in grado di far provocare totale disgusto, ma allo stesso tempo in grado di trasportare nei meandri di una storia così implacabile per circa 140 minuti.
Totalizzante.

Su David Fincher

Gestisce al meglio un materiale magmatico e difficilissimo da trasporre in immagini.
Compulsivo, a tratti sublime nel rappresentare l'orrido.

Su Brad Pitt

Grande, quanto inaspettata, prova, diammetralmente opposto al suo essere sex symbol (soprattutto ai tempi era sempre attentissimo al suo apparire), un pugno negli occhi.
Carimastico e spiazzante.
Icona.

Su Edward Norton

Attore sempre pronto a dare il 100% di se stesso.
Qui gli viene richiesto e lui si esalta.
Nella parte finale è eclatante, ma anche prima è sempre prodigo nella partecipazione.

Su Helena Bonham Carter

Straordinaria.
Sporca e scorretta, ma in fondo tremendamente umana e rimpallata dal doppio maschile (personaggio di rara potenza).
Da applausi.

Su Jared Leto

Anche lui bravo a mettersi in gioco.
Hai un bel volto? 
Beh, allora facciamolo a pezzi.
Emblema dell'appariscenza.

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