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Lasciarsi un giorno a Roma

Regia di Edoardo Leo vedi scheda film

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La recensione su Lasciarsi un giorno a Roma

di Furetto60
6 stelle

Discreto film di Edoardo Leo. Amara riflessione sull'amore

Sullo sfondo di una Roma da cartolina, sublime e magnifica, inizia il film partendo dalla fine: Zoe e Tommaso, Edoardo Leo, si sono lasciati dopo dieci anni di convivenza. Lei è un’attraente manager di successo, in odore di promozione e trasferimento, poco amata dai suoi sottoposti, nei confronti dei quali è piuttosto arrogante e scostante, lui uno scrittore insicuro, che per arrotondare, di nascosto dalla compagna, risponde a una posta del cuore di un magazine femminile, usando un nickname impegnativo “Gabriel García Márquez” lo scrittore autore di “cent’anni di solitudine” Tra le tante bizzarre missive, si imbatte proprio in quella di Zoe, che narra della sua infelicità sentimentale; l’amore si è raffreddato e sta pensando di lasciare il partner; Tommaso alias Marquez, cade dalle nuvole e inizia così a chattare con la sua compagna, sotto mentite spoglie, chiede i motivi del suo disamoramento e cosi quando la frequenta, cerca di correggere i comportamenti, che lei trova sgradevoli, in un tentativo disperato di recuperare il rapporto. La loro storia si sviluppa parallela, con quella di una coppia di amici in crisi: Elena Veneziani alias Claudia Gerini, completamente presa dagli innumerevoli impegni istituzionali come “primo cittadino di Roma”, e lui Umberto alias Stefano Fresi, frustrato vicepreside di un liceo, che fa da madre e da padre alla loro figlia Matilde, deciso a separarsi dalla moglie definita “Signora fredda e formale”, peraltro in un finale  "da sceneggiata" eccessivamente “farsesco” cambierà idea. Tornando invece alla storia di Tommaso e Zoe, assistiamo a un continuo scambio di messaggi, divenuto ormai consuetudine, la bella spagnola racconta a “Marquez”, che ha tradito il suo compagno, ignorando che lo sta confessando proprio al diretto interessato; “perché l’hai fatto?” chiede Tommaso “succede” risponde Zoe; I messaggi tra Zoe e Marquez diventano sempre più confidenziali al punto che forse Zoe s’infatua dell’alter ego letterario di Tommaso e arriva a proporgli un incontro, a cui Tommaso non può recarsi ovviamente.

 Accompagnato da Sempre e per sempre di Francesco De Gregori, in una bella versione inedita piano e voce, e da quelle della canzone omonima di Niccolò Fabi che dà il titolo al film, Lasciarsi un giorno a Roma è suddiviso in capitoli: fine, piano, sogno e accetta. Il film conferma ancora una volta, la vena creativa, di Edoardo Leo, qui alla sua quinta regia. Un’amara riflessione sull’amore e il suo eterno mistero : sentimenti che cambiano nel tempo; pur utilizzando espedienti narrativi “consueti”, il regista riesce a descrivere bene le dinamiche di un rapporto che sta per giungere al capolinea, di quella fine che spaventa e che spesso spinge a rimanere in una situazione “sospesa”, illudendosi, ricordando un tempo in cui il proprio partner era “un’altra persona”, solo  che quella non c’è più e non si può tornare indietro e amare ciò che è stata, ma solo quella che è e allora si preferisce traccheggiare, per non accettare la conclusione di un amore, non è facile rinunciare alle consuetudini; si nega  la realtà, soprattutto a sé stessi, senza avere il coraggio di scrivere la parola “the end” al proprio rapporto. Cantava Cocciante “Quando finisce un amore così come è finito il mio, senza una ragione né un motivo, senza niente, ti senti un nodo nella gola, ti senti un buco nello stomaco, ti senti vuoto nella testa e non capisci niente, eppure non c'è mai una ragione perché un amore debba finire”  Edoardo Leo, grazie anche a una sceneggiatura ben scritta insieme a Marco Bonini, Damiano Bruè e Lisa Riccardi, senza guizzi e con qualche buona trovata, riesce a restituirci un ritratto verosimile, di quel che accade quando “finisce un amore”. Discreto film, buona la prova degli attori.

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