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Sto pensando di finirla qui

Regia di Charlie Kaufman vedi scheda film

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La recensione su Sto pensando di finirla qui

di ilcausticocinefilo
4 stelle

 

The point, my friend, is that there's no point. Uh-uh. O meglio: nessun punto che vada oltre ciò che risulta evidente dopo 10 minuti. Chiarito ciò, vediamo di proseguire affrontando le questione veramente importanti. Dunque, 2 ore e 14 minuti. Tanto è durata. Tanto durerà per i futuri sventurati che si cimenteranno temerariamente nell'impresa.

 

2 ore e 14 minuti d’agonia colmi di pretenziosità simil-gen(i)aloidi sin dall’incipit coi brevi titoli di testa “vergati” in carattere simpatico, che un attimo riusciamo a intravederli e quello dopo cominciamo seriamente a dubitare della nostra stessa vista. D’altro canto, non sono forse gli stessi prodi protagonisti a ricordarci che la realtà oggettiva – quella brutta, meschina, pleonastica, materiale, volgarissima realtà di tutti i giorni – è solo pura illusione?

Certo che sì, in uno di quei numerosissimi e sfiancanti dialoghi creati nell’evidente quanto maldestro e fin commovente tentativo di risultare profondi, perspicaci e penetranti, chiarificando così a chi doveva essere chiarificato la natura eminente e superiormente arguta dell’opera (altrimenti di difficile discernimento).

 

 

Jessie Buckley, Jesse Plemons

Sto pensando di finirla qui (2020): Jessie Buckley, Jesse Plemons

 

 

Il portato del nuovo film di Kaufman è gravoso, gravosissimo, filosoficamente rilevantissimo. E – per i più intelligenti – talmente evidente da risultare accecante, o forse ancor meglio obnubilante. Esatto. Per quanti al contrario facciano parte dell’infima cerchia di coloro i quali dell’incommensurabile profondità dell’opera non riescono a ravvedersi, dovrebbe risultare sufficiente lo scongiuro di sempre: se non ve ne ravvedete, è perché siete stupidi, perché siete cretini, banali, insensibili voi.

Probabile facciate parte della rinomata congrega dei piagnoni, composta da ridicoli omiciattoli i quali nulla intendono e pur tuttavia debosciati come sono s’arrogano comunque il diritto e hanno l’ardire di giudicare e criticare la vera e sublime arte, nonostante non siano in alcun modo in grado di comprenderla, essendo intellettualmente incapaci, mentalmente retrattili.

 

Perché, siore e siori, siamo qui in presenza dell’orizzonte aulico massimo e sopraffino della “poetica kaufmaniana”. Il che ovviamente non può che constare dell’apice dell’auto-indulgenza congiunto fecondamente al vertice della supponenza, palesantesi nella convinzione d’aver molto da dire e una sottile, sottilissima maniera per farlo. Cos’altro mai, d’altra parte, si può chiedere ad un’opera di così elevata concezione et grandiose ambizioni? Appunto.

E così via ad un profluvio di scene/scenette protratte oltre ogni limite, condite con buone dosi di citazioni, riferimenti, discussioni dotte e ficcanti, forse per provare il punto che in molti (anche nell’arte) “vivono per imitazione, le loro passioni una mera citazione”. Chissà, una concezione che forse piacerebbe a Tarantino (o forse no).

 

 

Jessie Buckley

Sto pensando di finirla qui (2020): Jessie Buckley

 

 

Il tutto si riduce, in linea di massima, ad un estremo atto di egotistico accanimento da parte dell’autore e di strenua sopportazione da parte dello spettatore. A quest’ultimo proposito, il titolo finisce per farsi esemplicativo dello stato d’animo dello sventurato di turno irrimediabilmente tediato dalla visione.

Per farla breve: sì, è vero, un paio di scene visivamente intriganti vi sono (la più assurda quella del “Tulsey Town” sperso nel bel mezzo del nulla glaciale…), la protagonista è brava, la fotografia affascinante, ma è sufficiente questo a redimere l’intera operazione? Domanda retorica. Diciamo solo che già dopo i primi minuti s’inizia a lanciarsi in quella particolare pantomima dell’uomo e della donna profondamente ammorbati, la quale consiste sostanzialmente in quella proverbiale girata d’occhi spasmodica e quell’altro proverbiale volteggio di palpebre irrequietissimo. Un insieme di tic nervosi esprimenti il più nero sconcerto e la più totale insofferenza di fronte ad un polpettone che cerca affannosamente di risultare “very, very artsy”, veramente tanto d’essai e moltissimo “artistico”, ottenendo l’unico risultato d’oltremodo annacquare quel minimo di sostanza che porta, “spandendola e sbrodolandola” in oltre 2 ore di ammiccamenti, momenti stranianti, generale semi-delirio.

 

 

Jesse Plemons, Jessie Buckley, David Thewlis, Toni Collette

Sto pensando di finirla qui (2020): Jesse Plemons, Jessie Buckley, David Thewlis, Toni Collette

 

 

Così si confeziona il perfetto polpettone esistenzialista, ricolmo di tanta sostanza quanta si sa da sempre riempe le opere degli esistenzialisti. Difficile dire quanto sia da imputare al sopravvalutatissimo Kaufman (il quale è riuscito a convincere solo in un paio d’occasioni, come sceneggiatore, con Essere John Malkovich e Se mi lasci ti cancello) e quanto invece al romanzo d’origine, ma sicuramente la curiosità di scoprirlo è del tutto assente.

Sto pensando di finirla qui (anch’io, non preoccupatevi…) è pesantissimo e senza alcuna valida ragione, senza potersi “permettere” il "lusso" di esserlo, vista l’esilità del grande “messaggio” che pretenderebbe di esprimere; è un film pare prodotto con il programamtico intento di deprimere oltre ogni misura, ma non per i contenuti (come vorrebbe) ma per la forma da suicidio rituale (se vogliamo, da seppuku).

 

Ecco a voi la storia d’un uomo finito, che intende “dirci”: sniff sniff, ma ‘sta vita, ‘sta vita terrena… ma, ma quanto è brutta, insensata, solitaria, alienante e opprimente? perché la sopportiamo? perché siamo qui?… sniff sniffma l’amore, l’amore quanto è duro, le relazioni sociali ma quanto sono ardue… Che dite, meglio sperare nella “prossima”, di vita?

Dall’esperienza si esce agonizzanti, in fin di vita, annichiliti dalla pochezza dell’insieme ed altresì dalla voluta apparente “cripticità”, banale stratagemma atto a nascondere la banalità di fondo. A questo punto, una “cosa presumibilmente divertente che non farò mai più” è senza dubbio rivedere questo “film”. Au revoir, bye bye, ciao ciao. E a mai più rivederci.

 

 

Jessie Buckley

Sto pensando di finirla qui (2020): Jessie Buckley

"Wondering on existence... On life, the universe and everything..."

 

 

 

 

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