Espandi menu
cerca
Il grido

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Utente rimosso (signor joshua)

Utente rimosso (signor joshua)

Iscritto dal 30 novembre -0001 Vai al suo profilo
  • Seguaci 3
  • Post -
  • Recensioni 501
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il grido

di Utente rimosso (signor joshua)
8 stelle

L'omologazione spirituale a cui sono sottoposti gli esseri umani degli ultimi secoli, non tarda ad arrivare anche per i poveracci, coloro che tirano a campare tentando di costruirsi una vita sulle macerie delle vite altrui, totalmente loro malgrado. E come potrebbero scampare: tutto ciò che la borghesia fa per sfruttarli, ricade irrimediabilmente sopra di loro, come se tutti i loro sforzi non facessero altro che aggravare una già precaria condizione di vita. Ma è un cane che si morde la coda, un circolo vizioso che può essere combattuto solo con il tempo, che farà giungere il patatrac definitivo, che ucciderà tutto questo sistema infernale. Già allora, negli anni Cinquanta, con la Democrazia Cristiana a svendere l'Italia all'America filo nazista, cominciavano ad avere gli stessi problemi della società truffatrice berlusconiana dei giorni nostri: un'assenza di cultura spaventosa, il lento degrado della classe operaia, e la sua perdita di identità, lo scavo profondo che il potere ha operato nei confronti di un sistema operaio funzionale, riducendolo ad un mero esercito di zombi che vagano per terre desertiche ed abbandonate. Servono sforzi immani per superare tutto questo, e comunque non sempre è possibile, e le cause si elencano molto rapidamente: la noia borghese, i rifiuti della società dei consumi, gli scheletri nell'armadio di secoli di oppressione, tutto viene gettato nelle inconsapevoli e disilluse vite dei sottoproletari, vengono caricati della malevolenza dei loro ricchi padroni, e diventano, oltre a schiavi, anche anonimi individui privi di un qualsivoglia tipo di spiritualità. Su tutto questo indaga Il grido, per riassumere: sul desolato appiattimento della vita della classe operaia, schiacciata moralmente e spiritualmente dalla meccanicità borghese. Questo ha come conseguenza, la sensazione di inadeguatezza nei confronti del mondo, la svogliatezza, la pigrizia e tutto il resto: il protagonista perde la voglia di lavorare, ma anche quella di viaggiare, ed è costretto a vagare in un limbo di scontentezza per anni, abbandonando la figlia, ed impedendosi di provare (e provare) qualsiasi tipo di affetto o di sentimento, lasciandosi alle spalle qualsiasi progetto di felicità; il tutto culmina nel terrificante finale, che giustifica davvero il titolo, e sopprime definitivamente ogni speranza, ed ogni appiglio di illusione. Questo, è uno dei film più palesemente drammatici di Antonioni, ricchissimo di scene davvero tristissime e commoventi (prima tra tutte, l'addio del padre alla figlia, che insegue l'autobus, tentando di giustificare il proprio gesto), aiutate anche da una colonna sonora malinconica, e da attori straordinari e sofferti, il tutto dilatato (come sempre) per quasi due ore di tensione drammatica e di un'agonia che non trova alcun rimedio. Quello che potrebbe sembrare un film atipico per Antonioni, ad una seconda occhiata più attenta, si rivela essere il logico inizio di un percorso cinematografico estremamente complesso: iniziare con gli “innocenti”, per poi parlare dei “colpevoli”. Certo, Antonioni non è Pasolini (ma in fondo, chi è come Pasolini?), e sembra trovarsi molto più a suo agio in contesti riguardanti direttamente i protagonisti della classe borghese, ma questo film, è un'altra interessantissima visione di una condizione umana tristissima e sofferente.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati