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American Pie

Regia di Paul Weitz, Chris Weitz vedi scheda film

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La recensione su American Pie

di degoffro
8 stelle

Gli adolescenti, soprattutto maschi, sono ossessionati dal sesso? Pare proprio di sì a giudicare da "American Pie", versione per le nuove generazioni del celebre "Porky's". I quattro amici Jim, Chris, Kevin e Finch hanno un unico obiettivo: perdere la verginità prima del diploma. Ma non sarà così semplice...Il debutto alla regia dei fratelli Chris e Paul Weitz, su una sceneggiatura di Adam Herz, è scorretto, irriverente, demenziale. Sarà pure volgare, sporcaccione, becero quanto si vuole, ma a tratti sa anche essere davvero irresistibile, spassoso, credibile. I due neoregisti hanno uno stile rozzo e piatto, ma dimostrano di conoscere molto bene gli adolescenti di oggi (e non solo i maschietti, visto che anche le femminucce si danno un bel daffare). "American Pie" è un film genuino, fresco, vitale, scanzonato e goliardico, capace di raccontare con schiettezza, realismo, senza vuoti giri di parole, le curiosità, gli imbarazzi, le goffaggini, le ingenuità, le figuracce (la sequenza via internet con protagonista Jim e Nadia, una avvenente e provocante ragazza cecoslovacca è formidabile) delle prime indimenticabili ed improvvisate esperienze sessuali. Almeno due sequenze poi rivelano tempi comici praticamente perfetti. L'incipit con Jim che si masturba con un calzino davanti ad un film porno trasmesso da un "canale proibito" di cui fa fatica a criptare il segnale, mentre mamma e papà entrano, a breve distanza l'uno dall'altra, nella sua stanza. La ormai celebre scena della torta di mele fatta in casa utilizzata dal solito Jim per constatare "che sensazione dà la cosa delle donne" con effetti esilaranti, soprattutto a causa dell'inatteso arrivo del padre proprio nel momento topico ("Beh, diremo a tua madre che l'abbiamo finita tutta!"). E proprio i personaggi di Jim, "la pistola più veloce del west" (bravissimo Jason Biggs con le sue espressioni facciali e la sua ridicola gestualità corporea a rappresentare al meglio l'inesperienza, la timidezza e l'impaccio di un ragazzo alle prime armi con l'altro sesso) e di suo padre (un formidabile Eugene Levy, capace di far ridere solo con la sua incredibile faccia) danno spesso vita a siparietti comici dagli effetti dirompenti: vedasi, oltre alle già citate, la sequenza in cui il padre parla a Jim della masturbazione ("E' come tirare una palla da tennis contro un muro di mattoni. Può essere divertente, ma non è una partita. Quello che ti serve è una compagna che ti restituisca la palla.") o quella in cui gli consegna delle riviste pornografiche affinché cominci a fare conoscenza con il corpo femminile, commentando accuratamente ciò che le foto mostrano. Peccato solo che alcune gag siano riciclate (quella della purga o la citazione da "Il Laureato" per esempio) e l'ultima parte si converta troppo al dolciastro ed al sentimentale. Si attenuano in questo modo i toni maleducati, spavaldi e sfrontati della prima ora. "American pie", forte anche di un cast di giovanissimi sconosciuti ma davvero in palla, convinto, convincente ed affiatato, parla comunque degli adolescenti con complice affetto, semplicità, onestà ed un tocco di ingenua tenerezza, dicendo su di loro (e di riflesso anche sui genitori un pò balocchi) molte più cose di quanto si voglia e si possa credere, e ciò senza presunzioni, sterili ricercatezze autoriali o fastidiose derive voyeuristiche alla Larry Clark,. E' questo il suo vero e grande merito che giustifica l'incredibile successo di pubblico tanto negli States (oltre cento milioni di dollari) quanto in Italia. Si può ridere di gusto, senza vergognarsi di farlo. Di fronte a tutti i disarmanti e nefasti college movie prodotti in questi anni che inutilmente hanno cercato di fargli il verso, "American pie" resta ancora il più sorprendente ed autentico. Con due seguiti.
Voto: 6/7

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