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Eyes Wide Shut

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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La recensione su Eyes Wide Shut

di alexio350
8 stelle

Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Stanley Kubrick, trova la sua genesi originaria nel racconto Doppio sogno, dello scrittore austriaco Arthur Schnitzler, che a sua volta si ricollega indirettamente alle teorie di Sigmund Freud. Schnitzler, infatti, era affascinato dalla psicoanalisi, malgrado qualche riserva, e ne rimase profondamente influenzato nella stesura delle sue opere. Per realizzare Eyes Wide Shut, dunque, Kubrick ha dovuto prendere in considerazione tutti i riferimenti alla psicoanalisi presenti in Doppio sogno, con lo scopo di rappresentarli impietosamente sullo schermo. La festa in maschera dove capita il dottor William Hartford dopo aver ascoltato le inquietanti confessioni di sua moglie (che non a caso scaturiscono grazie a un sogno, rivelatore dei desideri dell’inconscio) è il luogo simbolico dove vengono rappresentati gli impulsi primordiali dell’uomo che, secondo Freud, la civiltà ha cercato di reprimere in nome dell’interesse comune, provocando spesso fenomeni di disagio psichico nonché vere e proprie nevrosi.

 

I partecipanti alla festa danno liberamente sfogo ai loro istinti sessuali, in una ‘danza’ pericolosa tra Eros e Thanatos. Anche le regole morali che pongono freno alla violenza degli individui sono bandite, basti pensare alla donna che cerca di aiutare il dottore, prontamente sacrificata senza alcuna pietà.
Hartford si trova, d’improvviso, a fare i conti con i desideri inconfessabili che costituiscono la vera essenza della natura umana, e che non possono mai venire soppressi del tutto, nemmeno dalle regole imposte dalla società. Con molta fatica il dottore riesce a non farsi travolgere dagli eventi per tornare a gestire la sua vita in base ai principi della ragione.
Bisogna notare, a questo punto, come Kubrick sia stato in grado di guardare in profondità nel racconto di Schnitzler, di cogliere le sue molteplici sfaccettature, costruendo un film angosciante e veritiero che, forse, sarebbe piaciuto anche allo stesso Freud.

 

(Recensione pubblicata in precedenza sulla rivista online Il Pendolo).

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