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Il collezionista di carte

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il collezionista di carte

di axe
5 stelle

Uscito di prigione, ove era stato rinchiuso per coinvolgimento negli eventi di Abu-Ghraib, l'ex-militare statunitense William Tell vive mantenendosi con il gioco d'azzardo. Ha un'ottima padronanza di sè stesso e non particolari ambizioni; si muove da un casino' all'altro cercando di lasciar meno tracce possibili nei luoghi in cui alloggia. La sua vita prosegue senza alti ne' bassi, fino all'incontro con Cirk, un giovane che sembra sapere tutto di lui. Essi sono legati dall'influenza sulle loro vite del personaggio di John Gordo, un "maestro della tortura" che lo ha addestrato e comandato negli anni di assegnazione ad Abu-Ghraib, e non ha mai pagato per le proprie responsabilità. Il padre di Cirk, collega di William, concluso il periodo di servizio, ha sviluppato un'indole violenta che ha condotto la famiglia alla disgregazione, e successivamente al suo suicidio. Pertanto, Cirk vorrebbe vendicarsi. William, prendendolo a cuore, tenta di far cambiare idea e rimetterlo sulla retta via. Pertanto, accetta la proposta di La Linda, un'agente che procura finanziamenti a giocatori professionisti, ed impegna le proprie capacità per guadagnare in favore del giovane, affinchè possa risolvere i molti problemi economici e riconciliarsi con la madre che non vede da anni. Pian piano, tra William e La Linda nasce l'amore, e Cirk sembra convinto ad abbandonare i propositi di vendetta. Ma il ragazzo, improvvisamente, attua il suo progetto, senza successo. Tocca, pertanto, a William agire. Il regista statunitense Paul Schrader dirige un thriller psicologico che parla di colpa e di vendetta. Il protagonista "Guglielmo Tell" - William Tell non è il suo vero nome - scontata la pena, ha pareggiato il conto con la giustizia, ma non, evidentemente, con la propria coscienza. Pertanto, nel momento in cui il passato torna a scuoterlo, nelle vesti di un adolescente inquieto, non può rimanere indifferente. Se nei confronti di chi ha direttamente sofferto a causa del suo operato non è possibile far nulla, egli cerca una redenzione attuando un comportamento razionale. Diventa una sorta di tutore per Cirk, tenta di garantirgli in qualche modo un futuro e lo educa ad esso, anche con una certa durezza. Egli stesso beneficia di questa "breccia" apertasi nel suo cuore, assecondando la nascita un legame sentimentale con La Linda. Tuttavia, Cirk finisce per fare una scelta sbagliata; il suo proposito di vendetta contro John Gordo probabilmente nasconde un intento suicida. E' infatti oltremodo difficile poter sopraffare l'uomo, legato a doppio filo con le alte sfere dell'esercito ed esperto di sicurezza. Egli non ha mai pagato per le proprie colpe, lasciando che lo facessero le "ultime ruote del carro", e di certo ne è consapevole, pertanto si protegge. Riesce a sfuggire, uccidendolo, a Cirk. Ma William ne conosce i metodi; abbandonato d'istinto ed all'improvviso il mondo "matematico" del gioco nel quale si era rifugiato, affronta John Gordo mettendo in pratica su di lui i suoi stessi insegnamenti e preparandosi a pagarne le conseguenze. Il protagonista è interpretato da Oscar Isaac. La freddezza del suo personaggio, l'autocontrollo - indispensabile per non soccombere al tavolo da gioco - non riescono a nascondere un tormento dell'anima, reso evidente dalla maniacalità che emerge qua o là. L'antagonista, John Gordo, è intepretato da Willem Dafoe. Ho letto bene di quest'opera, ma non sono rimasto soddisfatto della visione. Pur ritenendo plausibile la ricostruzione del percorso di William - la dedizione al gioco, il maturare dell'affetto per Cirk, e, per mezzo di esso, un nuovo aprirsi al mondo - non ritengo che la scelta di far morire soffrendo John Gordo possa in alcun modo rappresentare un "pareggio dei conti", o quanto meno, una forma di ristoro per il male fatto, essendo lo stesso Gordo la rotella di un complesso ingranaggio. La sua morte appaga il protagonista, ma ciò sembra circoscritto alla sua sfera personale. Non c'è per lo spettatore la "soddisfazione" di sapere, dall'opinione pubblica, il passato di Gordo collegato alla morte di Cirk ed all'azione di William. Pertanto ... il cerchio non si chiude. Il ritmo del film non è sostenuto; dopo un inizio intrigante, dedicato alla descrizione del mondo del gioco d'azzardo - senza eccessivi "imbellettamenti" - rallenta di molto. Sciolta la tensione legata ai ruoli dei personaggi, non rimane che l'attesa di un epilogo, che a me, francamente, ha lasciato l'amaro in bocca. La lentezza del racconto non ha aiutato, alcuni dialoghi sembrano innaturalmente rallentati. Riconosco il valore dell'opera - non manca, pur non prevalendo, l'aspetto della denunzia di crimini commessi "in divisa" - e del regista, del quale, in passato, ho visto ed apprezzato "Adam Resuscitato"; ma, a mio parere, in questo caso, qualcosa stona, forse per incompiutezza, forse per "abuso" della libertà di cui dispone lo sceneggiatore nel raccontare un qualcosa di insondabile quali i processi della mente umana.

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