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Il terrorista

Regia di Gianfranco De Bosio vedi scheda film

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La recensione su Il terrorista

di luabusivo
7 stelle

Il Terrorista (1963) di G.F. De Bosio.

 

Venezia 1943. Un gruppo di partigiani cerca di organizzare la rivolta contro l'occupazione nazi-fascista. L'ingegnere Renato Braschi (G.M. Volonte'), pianifica e realizza un attentato esplosivo contro il comando militare nazista, presente a Venezia nel 1943. Collaborano alla missione Rodolfo Boscovich (Philippe Leroy), insegnante di lingua austriaca, Danilo e Oscar Varino. I tre, a bordo di una barca a motore e in uniforme nazista, consegnano alcune casse di birra al cui interno è presente esplosivo. La deflagrazione provoca diverse vittime tra i militari teutonici. Inizia la dura rappresaglia contro i civili. Il Comitato di Liberazione Nazionale consiglia all'ingegnere di sospendere l'attività paramilitare. Il Braschi si rende irreperibile e progetta un'azione dimostrativa nei confronti della sezione fascista; l'attentato non riesce e il Varino viene arrestato e torturato. Nel frattempo le varie anime della Resistenza si agitano nell'ombra e svelano le inclinazioni e i punti di vista conflittuali presenti al proprio interno: agire con fermezza o giungere ad una trattativa, continuare con azioni militari o preservare l'incolumità dei civili, attendendo momenti più propizi. Raggiunto a Venezia in gran segreto prima dalla moglie Anna ( Anouk Aimee) con la quale ha un incontro amoroso ed in seguito dall'amico Ugo Ongaro ( Giulio Bosetti) che lo invita ad abbandonare in fretta la città lagunare.Renato Braschi decide comunque di portare a termine un ultimo "lavoro" prima di tornare in terraferma.

 

 

 

Il Terrorista è un film atipico nel panorama della produzione dedicata alla Resistenza, in quanto il regista si preoccupa di chiarire innanzitutto le dinamiche dell'azione para bellica e le logiche della catena di comando. La storia è si focalizzata sugli attentati alle forze occupanti, ma le esplosioni e i colpi di arma da fuoco sono in secondo piano ( a volte se ne sente solo il fragore ) rispetto ai dialoghi tra i protagonisti: De Bosio sembra preferire il conflitto verbale che nasce all'interno dei gruppi dirigenti del CLN, tra la fronda cattolica e quella comunista, piuttosto che concentrare l'attenzione sulla risoluzione militare. A conferma di questo, il regista dedica ben 15 minuti alla riunione del gruppo di comando. Sono presenti all'incontro segreto, un rappresentante della Dc, uno del partito liberale, l'esponente del partito socialista e quello del partito comunista, con Presidente del consesso l'inviato del CNL. La discussione verte sull'opportunità delle azioni militari, che gli esponenti più "cauti" considerano pericolose per le popolazioni civili, mentre i partiti più "estremi"le considerano indispensabili : memorabile la diatriba verbale che nasce sul significato della lettera P nel l'acronimo GAP (popolari, partigiani, proletari)). Attraverso le parole dei rappresentanti dei partiti impegnati nella Guerra di Liberazione, De Bosio, in realtà , sembra descrivere il momento politico degli anni '60, ai tempi delle riprese. Ricordiamo che nel 1963 il Presidente del Consiglio è Amintore Fanfani, la Dc è il partito di maggioranza , governa grazie al l'appoggio del Pri-Psdi e si comincia a parlare di compromesso storico.

 

 

Su tutto e tutti giganteggia Gian Maria Volonte', con una prova asciutta e priva di sbavature. Appena trentenne e reduce dal successo de " Le quattro giornate di Napoli" di Nanni Loy, nel film di De Bosio interpreta la figura de l'Ingegnere, insegnante presso l'Universita', che costruisce la cellula veneziana dei Gap e pianifica gli attentati contro i nazisti e le Brigate Nere : la prova di grande recitazione offerta, mette in risalto la genialità delle azioni eversive, il carattere introverso del personaggio e il suo forte desiderio di autonomia e azione, che mal si combinano con il rigidismo del Comando Superiore.

 

 

Tra gli altri interpreti spiccano Tino Carraro, rimpianto Padre Abbondio televisivo e Giulio Bosetti nella parte dell'amico e collaboratore. Un capitolo a parte va ascritto alla figura di Padre Carlo (Mario Valgoi), che rinnova la tradizione che vuole, da Rossellini di Roma Città Aperta in poi, le figure dei preti in prima linea nella lotta contro i nazi-fascisti: la loro azione silenziosa che controbilancia il furore comunista. Piccola parte anche per la diciannovenne Raffaella Carrà (Giuliana) e per la futuro premio Oscar (un uomo e una donna. 1966) Anouk Aimee, che lascia il segno nel disperato tentativo di riportare a casa il suo uomo.

Tra i produttori del film, il compianto critico cinematografico Tullio Kezich. Musiche del maestro Piero Piccioni. Sceneggiatura di Luigi Squarzina.

Viva il Cinema. Viva G.M.V.

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