Espandi menu
cerca
Il terrorista

Regia di Gianfranco De Bosio vedi scheda film

Recensioni

L'autore

hallorann

hallorann

Iscritto dal 7 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 90
  • Post 12
  • Recensioni 607
  • Playlist 15
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il terrorista

di hallorann
8 stelle

IL TERRORISTA è un compendio storiografico, uno studio analitico sulla Resistenza. I GAP erano un gruppo di azione proletaria o popolare? Com’era organizzato il Comitato di Liberazione Nazionale? Padre Carlo è il tramite tra l’ingegnere e Rodolfo Boscovich (di madre austriaca) per compiere un attentato ai danni di un comando nazista dislocato a Venezia. Rodolfo con altri due uomini fidati travestiti da soldati della Wermacht consegnano delle casse di birra, alcune contenenti candelotti di esplosivo. L’attentato andrà a buon fine, ma l’obiettivo (il capo del comando) rimarrà illeso. Solo pochi morti, tra cui un paio di prostitute locali. E’ stata un’azione per risvegliare la città lagunare dal torpore, i cinque componenti del C.L.N. sono quasi tutti professori dell’Università, centro dell’organizzazione antifascista. Essi rappresentano il Partito Socialista, Liberale, Comunista, la Democrazia Cristiana e il Partito D’Azione. Discutono in merito all’attentato, le opinioni sono discordanti: i liberali sono contro le classi “le quali non esistono” a detta di Benedetto Croce e insieme ai democristiani vorrebbero affidare il comando militare a ufficiali in carriera che hanno giurato fedeltà al re. Scelta ostacolata dagli altri tre che si soffermano sul fatto che i GAP vanno distribuiti su tutto il territorio italiano e che non si può solo restare inermi. Socialisti e comunisti prendono atto (ideologicamente) che l’interesse della nazione non può mai essere in contrasto con quelli della classe operaia e devono tendere la mano alle masse cattoliche. “Non abbiamo creato il C.L.N. per attaccare manifestini nei pisciatoi” dice De Ceva Smith del Partito d’Azione. Da un lato bisogna che i tedeschi riconoscano il Comitato, dall’altra occorre una mediazione per liberare venti ostaggi attraverso l’intervento del Patriarca di Venezia, in cambio (su proposta decisiva dell’esponente comunista) va fatto cessare ogni genere di azione armata fino a nuovo ordine. Dietro l’attentato si nasconde l’ingegner Braschi, assistente universitario e membro del Partito d’Azione. Egli fa perdere le tracce, entra in clandestinità perché già segnalato dal ’37 quale elemento antinazionale e sovversivo. I suoi unici contatti sono uno studente universitario, il ragionier Oscar e un “manovale” di provata fede antifascista, Rodolfo per motivi familiari si è defilato. Un sabotaggio ai megafoni di Radio Patria mandano a monte il salvataggio degli ostaggi, i nazifascisti non sono mai stati propensi al dialogo, solo al fascino vigliacco della delazione. L’intransigenza anarchica e solitaria dell’ingegnere viene spezzata da un ordine del C.L.N. nazionale, occorre trasferirsi su terraferma. I professori, intanto, arrestati sono in stato di fermo presso una struttura ospedaliera, una staffetta è incaricata di scortare Braschi…

 

IL TERRORISTA di Gianfranco De Bosio è un’opera prima di storica importanza sull’argomento che - prodotta da Tullio Kezich in forma indipendente e scritta dal regista (ex partigiano) con Luigi Squarzina - resta impressa per l’originale punto di vista sulla vicenda. Scene d’azione scarne, nessun eroismo, tanta forza dialettica (mai tediosa) ed esplicativa sui meccanismi interni alla lotta partigiana. Un film teorico-pratico sulla Resistenza. Profetico sui futuri assetti partitocratici italiani, sul terrorismo delle Brigate Rosse che prenderanno ispirazione da lì e su figure che alla lontana ricordano Giangiacomo Feltrinelli o Toni Negri. E anche sul compromesso storico già in embrione e “fintamente risolutore”, a tale proposito viene in mente un motivetto di uno spettacolo teatrale di Dario Fo che diceva: “Dormi, dormi, che io ti canto/ non ci badare, non urla il vento/ bandiera rossa sta in un convento/le scarpe rotte non s’usan più”. Gian Maria Volontè appena trentenne, al suo secondo ruolo da protagonista, (dopo il sindacalista Carnevale di UN UOMO DA BRUCIARE) possedeva già una presenza magnetica sullo schermo e uno spessore interpretativo di alto rilievo. Intorno a sé molti attori (come lui d’altronde) di formazione e derivazione teatrale quali Tino Carraro, Giulio Bosetti, Franco Graziosi, Josè Quaglio e Carlo Bagno. Non meno incisive le partecipazioni di Philippe Leroy e Anouk Aimée.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati