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Gli ultimi giorni

Regia di James Moll vedi scheda film

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La recensione su Gli ultimi giorni

di degoffro
8 stelle

Il 19 marzo 1944 la Germania nazista invade l'Ungheria. Hitler è ben consapevole che sta ormai per uscire sconfitto in modo schiacciante dal conflitto, ma non vuole assolutamente perdere la sua personale e folle guerra contro gli ebrei: "C'erano due guerre: c'era una guerra militare e c'era quella delle SS contro gli ebrei", infatti si dice nel film. Centinaia di migliaia di ebrei ungheresi vennero così deportati nei campi di concentramento in sole dodici settimane con una ferocia ed una crudeltà inaudite (in quell’anno vennero uccisi più ebrei che in tutti gli altri anni di guerra messi insieme). Uno dei sopravvissuti, Bill Basch, con queste parole apre il film: "C'è una cosa che mi lascia perplesso e lascia perplesso il mondo. La Germania ha impiegato uomini, treni, camion ed energia per distruggere gli ebrei fino all'ultimo giorno. Se si fossero fermati sei mesi prima e avessero impiegato tutta quell'energia per rinforzarsi avrebbero continuato la guerra ancora per un pò. Ma per loro era più importante uccidere gli ebrei che vincere la guerra!". "Gli ultimi giorni" di James Moll, primo documentario della Survivors of Shoah Visual History Foundation, con Steven Spielberg nelle vesti di produttore esecutivo, racconta la storia di alcuni sopravvissuti alla "Soluzione finale". Con uno stile asciutto, doloroso, mai enfatico, solo a tratti didascalico e didattico, comunque con una forte impronta spilberghiana, Moll, attraverso immagini ed interviste di repertorio, descrive i diversi passaggi che hanno portato i cinque protagonisti (Tom Lantos, Alice Lok Cahana, Renée Firestone, Bill Basch e Irene Zisblatt, i loro nomi), letteralmente strappati dalla loro vita ("Dovevo abbandonare tutto ciò che significava qualcosa per me!"), dapprima quasi alla morte (nei lager, "l'inferno di un pazzo") poi ad una faticosa rinascita con la ritrovata libertà e la forza per tentare di ricominciare una nuova vita (uno di loro, Tom Lantos è stato perfino eletto più volte come deputato al Congresso degli Stati Uniti). Si dice nel film: "Il ritorno alla liberà fu molto difficile. non sapevamo come riappacificarsi con un mondo che non ci voleva. Non sapevamo chi avremmo trovato." Bill Basch di ritorno con il figlio nei luoghi nell'orrore, si chiede addirittura: "Perché sono sopravvissuto? Perché Dio mi ha risparmiato?" Certe immagini sono strazianti ed atroci (quei corpi scheletrici, nudi, finalmente liberati, che camminano come zombie sono devastanti). Un intervistato, il dottor Munch, medico nazista ad Auschwitz, gela il sangue quando afferma pacato che "Per coloro che volevano fare esperimenti sugli esseri umani questo era il posto ideale". Ma anche il suo incontro con Alice Lok Cahana venuta, a distanza di anni, a chiedergli informazioni sul destino della sorella, il suo imbarazzo e la sua totale incapacità di dare risposte convincenti alla donna lasciano il segno. Un altro testimone, Dario Gabbai, d’origine greca, addetto al forno crematorio di Auschwitz-Birkenau, afferma che sotto i suoi occhi sono passati migliaia di cadaveri, perfino suoi amici che non è riuscito a sottrarre alla camera a gas, anzi ha istruito perché si ponessero, nella "stanza delle docce", vicino alle prese d’aria letali, in modo da assicurarsi una morte più veloce e saltare l’agonia spaventosa, riservata sempre a una parte delle vittime. Molte testimonianze sono già state sentite in altre occasioni (alla memoria torna alla mente il fondamentale "Notte e nebbia" di Alain Resnais), ma continuano a fare male, a scuotere, a lasciare increduli. "Mi hanno portato via i genitori, l'identità, i miei averi. C'è qualcosa che vogliono da me. E allora ho pensato alla mia anima. Ho detto: Non riusciranno a portarmela via, la mia anima." Non c'è davvero fine né giustificazione alla brutalità umana, capace degli orrori più indicibili e tremendi: "La crudeltà dell'uomo contro l'uomo. E' inverosimile!" Diventa lecito, in quelle condizioni, allora domandarsi: "Dov'è Dio?" "E' dove hai la forza!". Con queste parole, da sottoscrivere, si conclude il film: "L'Olocausto, forse, rappresenta il culmine del tipo di orrore che può verificarsi quando l'uomo perde la sua integrità, la sua fede nella santità della vita umana." Formativo e lucido. Oscar nel 1999 per il miglior documentario. Da vedere insieme a "Volevo solo vivere" di Mimmo Calopresti.
Voto: 7

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