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Un uomo perbene

Regia di Maurizio Zaccaro vedi scheda film

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La recensione su Un uomo perbene

di HypnoticEye
6 stelle

Una sceneggiatura che adotta la soluzione narrativa dell'andirivieni temporale, a cui aveva fatto in precedenza ricorso anche Francesco Rosi nel suo capolavoro "Salvatore Giuliano", viene tradotta in immagini da Maurizio Zaccaro con uno stile piattamente televisivo. La scelta di Zaccaro era sicuramente quella di una regia invisibile, in modo che a manifestarsi fossero direttamente i fatti senza alcuna ingombrante mediazione autorale, ma così operando, la sensazione di essere di fronte a una delle tante fiction che infestano i nostri palinsesti TV è inevitabile. Un film utile per chi vuole ricordare  e rivivere la triste odissea di Enzo Tortora, un uomo perbene alla prese con meccanismi giudiziari per male, ma dal linguaggio cinematografico piuttosto povero, con più difetti che pregi. Fra quest'ultimi, da segnalare senza dubbio la scelta e la direzione degli attori. Quattro spiccano su tutti: oltre a Michele Placido - il quale, pur somaticamente molto diverso dal conduttore di "Portobello", dimostra un'abile sensibilità nel restituire la dimensione dolente, sul piano spirituale, e sofferente, su quello fisico, del Tortora alle prese con storture processuali, pentiti cialtroni e magistrati dilettanti  - Stefano Accorsi, Vincenzo Peluso e Leo Gullotta - che nel ruolo dell'assassino paranoico Pandico venne premiato con un David di Donatello al miglior attore non protagonista. In una comparsata è riconoscibile anche la sicula Emma Dante, futura teatrante di successo.

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