Regia di Jon Abrahams vedi scheda film
Ennesimo evitabilissimo clone di “Pulp Fiction”. Jon Abrahams dirige e interpreta un film dozzinale realizzato peraltro con magrissimi mezzi finanziari, e resta quindi un mistero la presenza nel cast del grande Chazz Palminteri. VOTO: 2
Se facessimo un bel rewind di trent'anni, tornando indietro fino al momento cinematograficamente storico in cui uscì “Pulp Fiction”, verremmo a trovarci in un mondo dove i generi non venivano fusi con eccessiva leggerezza. In particolare commedia e generi dove la violenza più cruda la fa da padrona. Sfortunatamente, a partire da quello straordinario successo di Tarantino, innumerevoli autori sono caduti nella trappola di tentare di replicare tale complicata ricetta. E questo “Clover”, diretto e interpretato nel 2020 da Jon Abrahams, ne è solo un altro esempio. È la storia di due sfortunati fratelli e una ragazza di 13 anni in fuga da un boss della mafia che ha ordinato di ucciderli. Lo spunto non è quindi particolarmente originale, e come se ciò non bastasse lo svolgimento non riesce mai a sbarazzarsi di una preoccupante, costante sensazione di deja-vu. E se a tutto ciò aggiungiamo dialoghi troppo spesso sopra le righe e una realizzazione tecnica minimalista nel senso più letterale del termine (leggasi: pochissimi i soldi, cosa evidente nelle scelte delle locations per le rarissime riprese esterne, e cioè una fabbrica abbandonata e una stazione dismessa!), oltre che musiche del tutto fuori luogo, il risultato finale non potrà che risultare disastroso. L'unico punto a favore dell'intero progetto è Chazz Palminteri nel ruolo del boss mafioso, e davvero vien da chiedersi come ci sia finito un attore del suo calibro a recitare (molto bene, peraltro) in un film così dozzinale. Sicuramente non per soldi, considerato il magrissimo budget a disposizione degli autori. Un favore che doveva a qualcuno? Una scommessa persa? Non credo lo sapremo mai.
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