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American History X

Regia di Tony Kaye vedi scheda film

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La recensione su American History X

di Kurtisonic
8 stelle

Esordio fulminante del regista Tony Kaye, con una storia dinamica dai contenuti forti e provocatori, che tende soprattutto ad analizzare il rapporto umano fra due fratelli ed a mettere alla prova il loro legame affettivo  con il mondo esterno. Derek, il maggiore, ammazza due afroamericani appartenenti ad una gang del quartiere, Danny, il fratello minore gli è succube, e mentre Derek sconta qualche anno di carcere, il giovane cerca di sublimarne le gesta e di imitarlo. Entrambi sono appartenenti ad un gruppo semi organizzato di naziskin. Kaye si preoccupa di evidenziare il vuoto esistenziale nel quale le giovani generazioni bruciano il loro tempo, pervasi e sfruttati dalla schizofrenia sociale che li vuole ottusi ed emarginati rispetto a qualsiasi prospettiva di riscatto. Come nell’ultimo suo lavoro, Detachment, il regista usa un elemento, un soggetto adulto che in qualche modo tenta di indurre al cambiamento e alla trasformazione con l’insegnamento. Anche in American history x c’è un insegnante, un nero saggio professore, ma è un elemento di raccordo, il vero soggetto adulto trainante è impersonificato da Derek, che incarna un insieme di codici, segni e particolarità tutt’altro che di comoda gestione. Interpretato da Ed Norton con una prova delle sue migliori di sempre, nella quale l’attore riesce dalla prima all’ultima apparizione ad entrare nel personaggio, a vivere con lui ogni emozione, ogni risentimento, dalle pulsioni violente ed esagerate, alla visceralità  e alla fisicità con le quali confronta le lacerazioni del suo animo. Kaye non risparmia nessuno, contesto sociale e famigliare, con un’immagine a specchio rimarca il doppio filo che tiene uniti i due fratelli, quando Derek viene arrestato e portato via, esce dal suo mondo per andare in un “dentro,”il carcere che invece rappresenta la vera via di crescita rispetto ai vincoli relazionali e formativi che lo hanno devastato. Per Danny sarà più complicato, durante la scena dell’arresto un poliziotto con lo stesso gesto trascina via il ragazzo e lo porta in casa, dove apprendiamo in seguito la natura e l’origine di messaggi educativi fuorvianti ed ambigui. Kaye intelligentemente si tiene alla larga dal sociologico, il contrasto bianchi razzisti naziskin contrapposto ai teppisti neri altrettanto spietati viene dosato solo per spettacolarizzare  e dare ritmo alla narrazione, non cede a sentenziare filosofie storico politico, non gli interessa alzare altri steccati ideologici oltre quelli che la realtà ha costruito davanti a questi giovani. Il percorso di trasformazione di Derek è diverso da quello riconducibile al vissuto dell’insegnante fallito del film europeo L’onda, dove il protagonista innescava meccanismi violenti senza averne coscienza e saperli controllare. Derek è un figlio della strada e solo nel suo terreno d’adozione troverà la via giusta per comunicare con il fratello con tutte le conseguenze del caso. Duro e straziante, A.H.X non centellina momenti di tensione e di violenza, fragilità e disperazione, Derek risulta personaggio controverso, odiato e detestabile, ma anche sincero ed autentico nella sua debolezza interiore, viene gestito dall’ottima regia che ne mette in luce la trasformazione senza che lo spettatore sia indotto a riconsiderare le proprie posizioni iniziali. Kaye ci riesce, con un personaggio simile è difficile, con..distacco.   

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