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Storia di una monaca di clausura

Regia di Domenico Paolella vedi scheda film

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La recensione su Storia di una monaca di clausura

di mm40
2 stelle

Storia di una monaca di clausura è una specie di decamerotico 'ripulito' dalle volgarità e dagli eccessi del filone scaturito dal film di Pasolini uscito nel 1971, filone che vanta (si fa per dire) titoli del calibro di Fratello homo sorella bona, Decamerone proibitissimo o I racconti di Viterbury; va da sè, immediata, la deduzione che un lavoro del genere non abbia alcun senso: togliere le coloriture a tali pellicole significa infatti cancellarle completamente, annullare l'intero loro potenziale. Quel che rimane è pertanto solamente una blanda storiella vagamente pruriginosa, narrata con modesto garbo da un regista che ha vissuto tempi migliori (e più precisamente quei tempi erano i primi anni Sessanta, quando andava per la maggiore il mitologico); fra l'altro Paolella aveva appena finito di girare Le monache di Sant'Arcangelo, pressochè identico nello stile e nell'ambientazione, ma dalla storia quantomeno più vivace (e un po' più scabrosa, tanto che si firmò con lo pseudonimo Paolo Dominici). Qui invece non bastano attrici di buon livello come Catherine Spaak, Eleonora Giorgi o Suzy Kendall (e in una parte minore c'è anche Umberto Orsini); la sceneggiatura del regista e di Tonino Cervi non ha, semplicemente, la sufficiente consistenza. Apprezzabili invece le musiche di Piero Piccioni. In apertura una didascalia avverte orgogliosa che il film è tratto da 'cronache autentiche e popolari del Seicento'; attenzione ai due aggettivi: 'popolari' è necessario per richiamare al pubblico l'idea del morboso e del pecoreccio (componenti che in realtà, come si diceva, latitano), mentre le pretese di autenticità occorrono a conferire una dimensione storica - e quindi un alibi, se non intellettuale, perlomeno culturale - al lavoro. Ma in realtà le cronache possono anche essere autentiche: il problema è capire se lo sono i fatti raccontati. 2,5/10.

Sulla trama

Seicento. Carmela rifiuta lo sposo impostole dal padre e finisce perciò in convento. Qui non si rassegna alla vita di clausura, anzi incontra di nascosto, puntualmente, un amante. E rimane incinta.

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