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Peninsula

Regia di Sang-ho Yeon vedi scheda film

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La recensione su Peninsula

di YellowBastard
5 stelle

Nel 2016 un film sudcoreano di un regista misconosciuto, Yeon Sang-ho, era riuscito a conquistare sia pubblico che critica con il suo approccio originale al genere horror-zombie con Train to Busen, suo debutto cinematografico dopo anni nell’animazione, che si rivela un grosso successo di botteghino, coreano ma anche internazionale, tale da giustificare un immediato seguito.

Dopo quattro anni di distanza lo stesso regista realizza quindi Train to Busen presents: Peninsula (o più semplicemente Peninsula), sequel & non sequel di quella fortunata pellicola.

Apprestatomi alla visione qualche giorno dopo quella di Army of The Dead credevo di potermi riappacificare abbastanza facilmente al genere proprio grazie a questo film.

Credevo male.

 

Peninsula - Recensione dell'atteso sequel stand alone di Train to Busan

 

Presentato da Tucker Film alla Festa del Cinema di Roma e al Trieste Science+Fiction, Peninsula è a tutti gli effetti un’ulteriore espansione di un vero e proprio universo cinematografico creato con l’instant cult Train to Busan e già ampliato con Seoul Station, di cui questo film è l’ideale compimento di una ipotetica trilogia pur discostandosi radicalmente da quanto presentato nei primi due film.

 

Mantenendo la logica di ibridazione di genere tipica del cinema coreano moderno, Peninsula è una produzione più derivata dei blockbuster americani (in primis 1997 Fuga da New York) tutta azione e adrenalina e più simile come approccio allo zombie movie contemporaneo, come Io sono Leggenda, World War Z o lo stesso Army of the Dead, che a quello molto più classicista (al di là di certe sue innovazioni) del film precedente.

 

Il regista, autore anche della sceneggiatura, é ben consapevole che l’idea base del primo film, e che gli ha permesso di dimostrare che un genere apparentemente rigido e dogmatico come quello degli zombie permettesse ancora soluzioni inedite ed originali, non fosse più replicabile e infatti Peninsula, salvo la stessa provenienza narrativa, rifiuta ogni rapporta col prequel allontanandosi dalla claustrofobia degli spazi strettissimi all’interno del treno per abbracciare gli spazi aperti, e spesso notturni, del seguito.

E se Train to Busan era l’inizio dell’apocalisse zombie sotto la piena luce del sole, Peninsula racconta invece il post apocalittico nel buio delle sue città ormai abbandonate.  

 

Train to Busan Sequel Peninsula Scores at Overseas Box Office | IndieWire

 

Più un ipervitaminico filmone americano pieno di spari, esplosioni e inseguimenti (proprio alla Snyder) che non un horror movie orientale, mix anche incoerente di azione, horror e fantascienza, Yeon Song-ha non regge però alla sua stessa ambizione e la pellicola finisce per non essere mai davvero coesa, più interessato di essere esportabile e facilmente leggibile dal grande pubblico che non a sviluppare qualche idea veramente originale, e cerca quindi di tenere il passo di un blockbuster hollywoodiano senza però padroneggiarne le dinamiche, molto più complesse di quanto si tenderebbe a credere.

 

Confuso nella gestione di personaggi dalla psicologia appena abbozzata, incerto nel ritmo da adottare e incostante nella direzione da prendere, si poteva puntare di più, visto anche l’attualità, su certi temi politici ma anche qui vengono trattati superficialmente, abbozzando qualche messaggio che restano però inosservati

 

Anche l’eccessivo (ab)uso della CGI, spesso anche di infima qualità, non pone a favore della pellicola, con (troppe) sequenze che esteticamente ricordano più l’animazione di Seoul Station che non un live action come anche gli inseguimenti, come per ambientazioni e costumi ispirati dalla saga di Mad Max, e le acrobazie, eccessivamente improbabili come in un Fast & Furios qualsiasi, danno la fastidiosa sensazione di trovarsi in un (brutto) videogame.

 

Ma nonostante il lieto fine e scene straviste milioni di volte, l’overacting sistematico di molti dei suoi personaggi, scene action prese di peso dal cinema di Hong Kong e il (lunghissimo) finale melò che più melò non si può (in questo il regista ha cercato di superare se stesso e il suo finale di Train To Busan) Peninsula rimarca comunque una cupezza, nella vicenda e nelle ambientazioni, e una tragicità nel raccontare la natura umana che rimane comunque impressa anche a fine visone.

Da quello che ci si aspettava, un po' pochino.

 

Peninsula Review - Derivative Zombie Follow-Up to Train to Busan | The Film  Magazine

 

VOTO: 5

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