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Lacci

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Lacci

di CristianoSalmaso
7 stelle

Il miglior Lucchetti

Sono passati ormai venticinque anni da quando Daniele Lucchetti girò La scuola, film che anche a distanza si è rivelato essere il più riuscito, nonostante le prove successive denunciassero la voglia di dimostrare che era cresciuto. Autore sprovvisto di una forte personalità, Lucchetti ha diretto pellicole distanti tra loro anche negli esiti ma mai una completamente sbagliata. Lacci, tratto da un soggetto di Domenico Starnone (ancora una volta a fianco del regista) porta sullo schermo il suo omonimo romanzo: storia di un matrimonio che va in pezzi per un nuovo amore, con i piccoli e grandi disastri che ricadono anche suoi figli. Un soggetto esplorato già altre volte anche all'estero (il recentissimo Storia di un matrimonio di Baumbach, per esempio) ma la sceneggiatura tiene bene, perdendosi forse un po' nel finale con i figli grandi: saranno proprio loro a chiudere le fila della storia quando i veri protagonisti sono ormai usciti di scena. Buona la prova degli attori (i soliti), dialoghi concreti e qualche battuta che si fa ricordare (E' difficile soffrire in modo simpatico”, “In un matrimonio l'importante è parlare poco”). Qualche momento mucciniano (e Lucchetti non è Muccino, nel bene e nel male) ma il film resta compatto, nonostante i frequenti salti temporali; si fa inizialmente fatica ad accettare che Silvio Orlando e Luigi Lo cascio siano sempre Aldo, però poi “funziona”. Funziona perchè il film è fatto soprattutto delle scene minori, delle espressioni di passaggio, dei dettagli apparentemente meno rilevanti: sono proprio questi momenti, questi “lacci” che tengono tutto il film. Nota di merito anche alla colonna sonora, sempre appropriata e mai invadente: tiene il film ancorato alla miglior commedia amara ma lo lascia anche libero di muoversi oltre i nostri confini. Un'opera dotata, in definitiva, di quella personalità che il regista non aveva ancora trovato: come a dire che i piccoli maestri, a volte, diventano grandi proprio quando non ci pensano più.

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