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Apples

Regia di Christos Nikou vedi scheda film

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La recensione su Apples

di mm40
3 stelle

In Grecia c'è un'epidemia di amnesia; un uomo decide di fingere di aver perso la memoria per essere ricoverato e cambiare vita. Ma perché?



Apples è quando compri Lanthimos su Wish. Il generico del medicinale pubblicizzato in tv. Più nello specifico cinematografico, è l'incrocio – non esattamente necessario, anzi pernicioso – tra la Greek Weird Wave e Amélie. L'assurdo quotidiano e distopico, l'inquietudine esistenziale di Makridis (L, Miserere) o Tsangari (Attenberg, Chevalier) incontra il forzatamente bizzarro, il bislacco, lo scioccherello: il risultato è ingiustamente penalizzante per le buone intuizioni di partenza della sceneggiatura che il regista Christos Nikou scrive insieme a Stavros Raptis; non a caso va citato Babis Makridis, inoltre, essendo questi anche tra gli interpreti di Apples. Ma nel cinema greco di questi anni la mutua collaborazione tra gli artisti è la normalità e anche questo dettaglio fa guardare con ammirazione la scena locale, della quale il citato Lanthimos altro non è che la punta dell'iceberg. L'elegante composizione formale della scena, la recitazione dimessa, il crescendo in sottotraccia della trama sono tutte caratteristiche tipiche della Greek Weird Wave e Apples non ne manca alcuna; eppure la storia rovina su una miriade di leggerezze fini a sé stesse che paiono buttate lì per impressionare facilmente, anziché dar vita a nuovi sviluppi, suscitare riflessioni o sconvolgimenti della trama: l'elenco di cose da fare, per esempio, somiglia paurosamente alle sterili, infantili liste dei “mi piace/non mi piace” di Amélie (da cui la considerazione precedente), per tacere del fatto che risulta completamente inutile nel discorso complessivo del film. Nikou è al primo lungometraggio diretto e ha tempo per migliorare: le basi, oltretutto, sono valide; bene il protagonista Aris Servetalis, già in L, Alps e, in un ruolo piuttosto simile, in The waiter di Steve Krikris, del 2018. 3,5/10.

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